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Prima categoria | 22 febbraio 2018, 20:11

Paolo Tenconi: "Cuore, coraggio, determinazione, niente pigrizia: questo chiedo ai miei giocatori"

Il mister della Genovese Boccadasse si racconta: un passato in Serie D ed Eccellenza da giocatore, preparatore professionista, laureato in Medicina e Fisioterapia, ha un suo centro medico riabilitativo e un sogno: "Allenare nei professionisti"

Paolo Tenconi: "Cuore, coraggio, determinazione, niente pigrizia: questo chiedo ai miei giocatori"

Fabio Giampaolo Tenconi, per tutti Paolo, classe 1974, oggi è l'allenatore della Genovese Boccadasse, ma il suo curriculum è davvero ricco.

Da giocatore, faceva l'esterno sinistro: inizia nel San Michele, poi passa al Ligorna, quindi l'esordio a Sestri Levante in Eccellenza (nel derby con l'Entella), poi Rutese, Pontedecimo, Fazzini, Tempio, Pavia, Voghera, Broni, Casteggio. Smette presto, nel 1999, quindi si laurea in Scienze motorie, Fisioterapia e Medicina, e fa il corso di Coverciano per preparatore professionista.

“Ho fatto il fisioterapista e riabilitatore alla Sampdoria per 6 anni fra Allievi e Primavera – racconta Tenconi- poi ho girato parecchio lavorando alla Torres, negli Emirati Arabi con l'Al Nasr, in Romania con lo Steaua, a Bogliasco in Serie D, quindi ho preso il patentino Uefa B e ho iniziato la carrira da allenatore con la Juniores di Eccellenza della Genovese facendo il vice di Gianni Masala, e collaborando con la prima squadra di Luca Gullo. Oggi alleno la prima squadra della Genovese, collaboro con società professionistiche e nella vita di tutti i giorni lavoro nel mio centro medico riabilitativo, anche se il sogno è diventare allenatore professionista”.

Un personaggio sicuramente non banale, che racconta il suo passaggio da preparatore ad allenatore:

“E' il mio primo anno da allenatore di una prima squadra -racconta Paolo Tenconi- dove cercherò di mettere a frutto tutto quello che ho imparato da tecnici professionisti come Pea, Aglietti, Tufano. Seguendoli fa vicino ho capito che potevo applicare la parte atletica che è sempre stata la mia passione alla parte tecnico/tattica. Mi piace molto il ruolo dell'allenatore, anche se, se hai una squadra con individualità e qualità è tutto più facile, e il tuo ruolo incide solo per il 40%. Diverso, se hai una squadra con meno qualità”.

Quali sono le tue caratteristiche principali e cosa chiedi ai tuoi giocatori?

“Cerco innanzitutto di caricarli dal punto di vista mentale, di farli giocare per divertirsi, voglio trasmettere loro il coraggio di osare. A loro chiedo cuore e determinazione, di eliminare quella pigrizia mentale che ti impedisce di fare quella corsa in più per aiutare il compagno. I moduli? Lasciano il tempo che trovano, parlerei piuttosto di sistemi di gioco”.

La Genovese con te ha fatto una scommessa:

“Si, la società ha fatto una scommessa, ringrazio i dirigenti, perchè mi conoscevano come persona e come professionista, ma non come allenatore. Spero di ricambiare la loro fiducia con la salvezza che penso si possa raggiungere, anche se fosse attraverso i playout. Le prossime 5/6 partite saranno decisive, se non riusciremo ad evitare i playout, proveremo magari ad arrivare più in alto possibile per avere due risultati su tre negli spareggi”.

Dove ti vedi fra 10 anni?

“Non mi nascondo, ho l'ambizione di arrivare in alto, ad allenare nei professionisti”.  

PDP

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