Eccellenza - 12 marzo 2018, 20:27

Alessandro Giacobbe: "Santa Margherita è un'isola felice, e per me una seconda pelle"

Il preparatore degli "Orange" si racconta: "Mai mi sono divertito come quest'anno, con Camisa e Voci facciamo una grande squadra. In 18 anni di carriera ne ho viste tante, ma sono rimasto affezionato a Cattardico, Fontana, Di Marco, Martini, Bertorello e tanti altri..."

Giacobbe in azione con la maglia della Samm, una seconda pelle per lui

Giacobbe in azione con la maglia della Samm, una seconda pelle per lui

Ha giocato praticamente in tutte le squadre del Levante (se escludiamo Lavagnese e Vallesturla). La sua carriera dice Sestri Levante, Entella, Grassorutese, Rivasamba, Rapallo, Corte, Sammargheritese, Caperanese. Classe 80, Alessandro Giacobbe (figlio del grande Sandro Giacobbe cantante e allenatore, e nipote di Bruno, anche lui allenatore) oggi fa il preparatore atletico alla Sammargheritese, ormai una seconda pelle per lui, di colore arancione.

“Ho iniziato a fare il preparatore a Santa Margherita 5 anni fa, nel 2013 mi sono rotto il crociato, e ho iniziato a dare una mano a Macchiavello, poi ho giocato ancora a Santa ma a spizzichi e bocconi, e anno scorso ho dato l'addio al calcio con Bertorello. Oggi sono il preparatore della prima squadra e alleno i Giovanissimi”.

La tua carriera si è sviluppata interamente nel Levante:

“Ho fatto il settore giovanile a Sestri Levante, ma la mia Società con la S maiuscolta è sicuramente la Sammargheritese, ci ho fatto 15 anni, una seconda casa per me. Fra le altre, sono stato 3 anni alla Grassorutese e 3 anni al Rivasamba”.

Dicono che tu e Camisa siate fondamentali nel rendimento della Samm di quest'anno:

“Molto semplicemente, non esiste una preparazione atletica che funzioni da sola se non c'è sinergia con l'allenatore. Noi siamo una squadra, lavoriamo tutti insieme io, Camisa e Voci, prepariamo la partita e ognuno ci mette del suo, ma Camisa fa la differenza. Noi diamo il massimo per far bene, non abbiamo un obiettivo specifico, se non quello di non accontentarsi mai, cercare ogni anno di migliorarsi, nel calcio come nella vita non si smette mai di imparare. Ci divertiamo, proponiamo esercizi che divertono i ragazzi che vengono da giornate di studio e lavoro, insegnando loro che quello che fanno in allenamento se lo ritrovano alla domenica. Sicuramente è uno degli anni in cui mi diverto di più”.

Giacobbe e la Samm, per entrambi un futuro in categorie superiori?

“Godiamoci il presente! La Samm in D? Non bisogna guardare indietro o avanti nel calcio, ma goderci il presente, quello che succederà lo vedremo. La Samm ha un blasone, è già stata in D, sarebbe bello rifarla, se andassimo su nessuno si tirerebbe indietro, ma indubbiamente qualche aiuto economico sarebbe fondamentale. Noi siamo una grande famiglia, la dirigenza è un gruppo di persone speciali, difficili da trovare nel calcio. Santa è un'isola felice, chiunque viene a Santa si trova bene e chi se ne va ha un bel ricordo per sempre. Nel calcio non si può mai sapere, io spero di rimanere a lungo a Santa, ma se andassi via la avrei sempre nel cuore”.

Il tuo miglior allenatore?

“La bravura di un giocatore è apprendere il più possibile da ciascun allenatore, tutti ti possono migliorare, io chiaramente sono molto legato a Marco Camisa, ma ho ottimi ricordi di Luca Monteforte, che sta facendo tuttora grandi cose, di Roberto Di Marco con cui ho condiviso tante gioie, e poi Wiliam Bottaro, Fabio Muzio, Domenico Bertorino...”

I migliori compagni di reparto?

“Dopo 18 anni di calcio, rischio di dimenticare qualcuno. Ho giocato con Cattardico, chiunque vorrebbe giocare con lui, nessuno ti manda in porta come lui, nel Riva ho fatto coppia con Jimmy Fontana, in due facevamo male correvamo come dei matti, ai tempi di Di Marco c'era Dodo Veroni un giocatore dalle grande potenzialità inespresse”.

I compagni migliori?

“Per 16 anni ci prendevano in giro, eravamo un trio: io, Fabio Martini e Nicolò Bertorello, tutti e tre insieme a Santa Margherita e Rivasamba, se qualcuno ne comprava uno doveva comprarne tre... E poi Olmo Pozzo, sono legatissimo a lui, ci siamo incontrati nel Rivasamba...”

Ti ricordiamo tutti per la tua “zazzera”, ce l'hai ancora?

“Avevo il capello lungo riccio, tenuto a bada da una fascetta. Ora ho famiglia, un figlio, sono diventato serio e porto i capelli corti...”



PDP

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