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Calcio giovanile | 17 marzo 2018, 23:42

Bavari Juniores: il "boemo" Paolo Musetti si racconta

Alla scoperta di un'altra bella realtà del presidente Ladisa

Bavari Juniores: il "boemo" Paolo Musetti si racconta

Oggi andiamo alla scoperta di un'altra bella realtà del nostro calcio, il Bavari Juniores allenato da Paolo Musetti.

Partiamo proprio dal mister, classe 1985, Paolo raccontaci un po' di te....

"Mi chiamo Paolo Musetti allenatore della Juniores del Bavari ASD, ho iniziato a giocare a calcio all’età di 6 anni agli inizi degli anni '90 nel Baiardo per poi finire di giocare a 25 anni a causa della doppia operazione alle mia ginocchia. Sono stato un centrocampista centrale (regista ) discreto... Mi piaceva più far segnare la gente che segnare io stesso. Abbastanza cattivo ma il giusto. Un leader in campo e fuori. Arrivai ad esordire fino in Prima Categoria. La cosa più divertente è pensare che fu mio padre a dirmi di provare con il calcio. Io odiavo il calcio da piccolo. E poi alla fine è diventato lo sport con il quale  senza non posso stare... Strano il destino..."

Come inizia la tua carriera da mister?

"Finito di giocare per il motivo elencato prima, decisi d’intraprendere la carriera da allenatore, anche perché senza calcio non sarei riuscito a stare. Iniziai la mia carriera da allenatore nel calcio femminile in piccoli tornei estivi. Per poi essere chiamato a ricoprire le vesti del vero allenatore in campionato femminile UISP A2 con il Bavari Hills. Accettai l’incarico e la sfida d’insegnare calcio a ragazze che non avevano mai giocato. Beh posso dire con tranquillità che dopo 5 anni di duro lavoro e qualche innesto giusto siamo riusciti ad arrivare alla promozione in serie A1 come capolista. Sono state 150 panchine bellissime e 5 anni che mi hanno formato come persona e come allenatore. Dico sempre che se un allenatore allena per 5 anni delle ragazze e mantiene ancora oggi un rapporto d’amicizia e di stima vuol dire che è pronto anche per poter gestire pure lo spogliatoio del Real Madrid. Dopo questi 5 anni arrivò la chiamata del presidente Ladisa che mi chiese se mi sentissi di portare avanti il progetto di un mio caro amico prematuramente scomparso. 

Lui era Fabio Padoan allenatore della Juniores l’anno prima. Grande persona, grande amico per me.  Dopo un po’ di riflessione accettai un’altra sfida. Dovevo portare avanti il progetto del mio amico Fabio... Portare i suoi ragazzi a giocare a calcio, a divertirsi e a far divertire la gente, farli crescere come calciatori ma sopratutto come uomini. Sono orgoglioso ed onorato di essere stato chiamato io dal presidente per portare avanti questo sano progetto".

Parlaci meglio della tua Juniores:

"Mi imposi di risollevare la squadra che l’anno scorso finì un campionato non del tutto positivo, terzultimo posto a 11 punti. Adesso mancano ancora 7 partite alla fine del campionato è siamo al 7º posto. Sognare e divertirci a noi non dispiace. Non ci poniamo obiettivi. Pensiamo partita dopo partita. C’è da dire che nella mia squadra ci sono il 90% dei giocatori che non hanno fatto scuola calcio. Ma sono venuti a giocare da noi per imparare e crescere calcisticamente e umanamente. Questo per la società e per me è molto importante. Tanto è vero che tutta la mia classe 1998/1999 che l’anno prossimo per motivi di leva non potranno più partecipare al campionato Juniores, solo se fuori quota andrà a dare una mano a alla prima squadra. Per me questo è grande motivo di orgoglio!  Anche per questo siamo alla ricerca di giovani ragazzi leva 2000/2001/2002 per poter creare una rosa che possa l’anno prossimo formare la nostra Juniores. Per poi partire ad agosto/settembre per Bardonecchia dove ogni anno facciamo il ritiro precampionato".

Non sei da solo a gestire la squadra...

"Voglio dire anche questo... Devo ringraziare tutto il mio staff perchè senza di esso non sarei mai potuto andare avanti da solo. Parlo del mio vice Ezio Lagomarsino, del mio preparatore atletico Paolo Vincenzi, del preparatore dei portieri Piervito Coraggioso e del massaggiatore Gianni Cevasco, oltre ai dirigenti Ugo Villa e Marcello Riva. Tutti cari amici ed uniti per uno solo scopo!  Uno staff completo in tutto e per tutto. Come la società richiede". 

E' vero che ti chiamano "Il  Boemo"?

"Mi chiamano il Boemo perché sposo in toto la filosofia di calcio di Zdenek Zeman, già ai tempi delle ragazze. Sempre con la mia sigaretta in bocca (non è un bell’esempio da dare. Fumare fa male!!!) ma che ci posso fare... Per la voglia d’insegnare calcio a chiunque mi si presenti davanti e farlo divertire con il calcio.  Magari anche per il 4-3-3. Che a mio modo di vedere è il modulo che ti permette di coprire meglio tutto il campo.  Sono uno che esige per prima cosa il rispetto, il duro lavoro e dedizione ad esso e al gruppo. Ecco si... Credo che queste siano le 4 basi per essere squadra. Per me viene prima la prestazione e poi il risultato. Non amo molto il talento individuale ma il talento in supporto alla squadra. Sono allenatore e per me allenare significa insegnare e non vincere. Sarebbe ipocrita da parte mia dire che a me non piaccia vincere... certo che mi piace! Ma vogliamo mettere la soddisfazione di  vincere con ragazzi che non hanno mia fatto scuola calcio dopo mesi di duro lavoro atletico e tattico? Beh non ha prezzo!" 

Il tuo futuro?

"Beh fosse per me, arriverei ad allenare fino a 100 anni...in tuta su qualche campo ad insegnare a qualche ragazzo o ragazza che abbia voglia ancora di ascoltarmi".

PDP

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