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Prima categoria | 18 giugno 2018, 22:32

Francesco Maisano a tutto campo: "Il mio rimpianto? Non aver vinto un campionato col mio amico Andrea Raso"

A luglio compie 30 anni. Ci aveva promesso un'intervista a fine stagione ed è stato di parola. In questo lungo botta e risposta Francesco ci parla del suo esordio in Prima con l'Isolese dopo anni di Eccellenza e Serie D, del suo rapporto con suo padre Beppe, della Sestrese degli argentini e...

Francesco Maisano a tutto campo: "Il mio rimpianto? Non aver vinto un campionato col mio amico Andrea Raso"

Il 13 luglio compirà 30 anni. E' uno dei giocatori più noti del calcio ligure, un po' perchè figlio d'arte, un po' perchè è bravo e ha giocato sempre fra Eccellenza e Serie D. Soltanto quest'anno si è “abbassato” a giocare in Prima Categoria per una sorta di scommessa personale, e proprio dal secondo posto dell'Isolese, con la sconfitta in finale playoff, che non dovrebbe compromettere la Promozione, parte questa lunga intervista a Francesco Maisano:

“C'è tanto rammarico per non averlo vinto questo campionato -ammette Francesco- e le motivazioni del mancato successo noi le sappiamo, non mi nascondo dietro gli infortuni, è giusto dire che sia Varazze che Caperanese hanno fatto le cose meglio di noi. I nomi non bastano, bisognare remare dalla stessa parte e allenarsi bene, sempre, tutti. Siamo mancati sotto alcuni aspetti, e giustamente siamo arrivati secondi. Molte colpe sono mie perchè non sono riuscito a trasferire regole, valori e attaccamento alla maglia a tutto lo spogliatoio e mi dispiace molto". 

Maisano però non butta via la stagione, anzi...

“63 punti in 30 partite più le grandi vittorie dei playoff non sono un fallimento ci mancherebbe, però quando si intraprende una scalata fino a 2000 metri ci si arriva in tanti per poter proseguire contano i particolari. L'allenamento è un momento importante, come diceva Cruijff “ci si allena 6 ore alla settimana e si gioca 1 ora e mezza cos’è più importante?”. Va anche detto però che abbiamo perso in un anno solo 3 partite (Vecchiaudace, Caperanese, Stella Sestrese), di cui una alla prima di campionato, dove forse siamo arrivati impreparati a giocare senza guardalinee, ma non è una giustificazione, visto che il Varazze è partito ben peggio di noi ma poi è stato capace di una rimonta incredibile”.

La stagione dell'Isolese è terminata cosi fra gioie e dolori...

“19 risultati utili consecutivi non sono da dimenticare. Il Varazze però ha fatto l'impresa e ha meritato, non c'è da mettere in discussione il loro successo finale. A me resta il rammarico di non avere giocato l'ultima col Bogliasco...”

Come mai avevi deciso di scendere in Prima dopo aver giocato solo in Eccellenza e in D?

“Avevo finito un percorso importante e stancante con la Genova Calcio, il presidente Cirri e Luca Ledda mi hanno dato stimoli nuovi, volevo vincere un campionato giocando con tanti amici che prima di me avevano accettato l'Isolese. In Eccellenza ho preferito non giocare per non incontrare la Genova Calcio". 

Come ti sei calato nella mentalità della Prima? 

“Mi ci sono approcciato come gli altri anni, con lo stesso impegno, e devo dire che è stato un bel campionato, con le prime 5 squadre in grado di fare la Promozione, e altre 3 mine vaganti (San Gottardo, Vecchiaudace, Via Acciaio). Le prime 5 erano tutte in grado di vincere il girone... Quest'anno mi ha ricordato il mio primo anno alla Sestrese dove c'erano con noi almeno tre squadre (Entella, Pontedecimo, Loanesi) in grado di giocarsi l'Eccellenza. La differenza più grossa in Prima rispetto ad altre categorie è il ritmo più basso e poi ci sono meno giocatori che possono decidere la partita....”

Maisano non parla ancora di Promozione, non ancora ufficiale, ma vuole citare quattro suoi compagni:

“Se come ormai sembra certo avremo portato la barca in porto, il merito sarà soprattutto di quattro miei compagni: Fabrizio Bertero, Nicolò Proietti, Davide Alesso, Filippo Remorino, quattro ragazzi che hanno dato tutto, chi ha giocato pochissimo chi quasi mai, ma si sono sempre allenati con il sorriso, voglia di migliorarsi e di stare in gruppo. Spero proprio che il Vallescrivia riparta da loro quattro perché i loro valori fanno diventare vincenti le squadre. Se sarà Promozione sarà una gioia per il nostro presidente e tutte le persone che ci sono state vicine se lo meritano davvero".

Resterai al Vallescrivia?

“Ad oggi non so ancora, sto aspettando di parlare col presidente, e chiarire alcune cose, mi piacerebbe raggiungere in tre anni gli obiettivi importanti che ci siamo prefissati. Ma resterò solo se alcune cose cambieranno e se mi sentirò di poter dare tutto me stesso altrimenti sarò pronto a cambiare nuovamente, mi piacerebbe anche un’esperienza in Piemonte". 

Tornerai prima o poi a giocare con e per tuo padre?

“Un domani potrei giocare di nuovo con lui, dipende, ma non sarebbe male ritrovarlo anche da avversario, ricordo un Veloce-Vado, dove gli feci gol...poi però vinse lui” 

Se ti chiedo l'allenatore più importante della tua carriera, la risposta è scontata?

“Beh, facile dire mio padre, ma anche i vari Bruzzone, Ledda, Balboni, che hanno preso tanto da mio padre. Poi ho avuto anche Pusceddu e Mazzocchi, a cui ho dato tutto me stesso. Ho avuto la fortuna di iniziare sempre con un allenatore e finire il campionato con quell'allenatore, ho sofferto per ognuno di loro nei momenti in cui le cose non andavano bene e li ho difesi fino alla fine”.

Guardandosi indietro, Francesco si accorge di aver giocato con i più grandi del calcio ligure:

“Ho avuto la grande fortuna di aver giocato con tutti i più forti della Liguria, basti pensare alle coppie d'attacco, da Ramenghi-Amirante ad Anselmo-Anselmi, da Anselmi-Ramenghi, a Quintavalle-Alessi-Mendez, da Arnulfo a Rossi-Granvillano. Per il futuro credo che Andrea Parodi si rivelerà l'attaccante più forte della Liguria”.

Torniamo al rapporto con tuo padre. Cosa vuol dire essere allenato da papà?

“L'ho avuto in varie fasi, l'ho avuto da ragazzino ed è stato tosto, non era facile per me, avevo tanto da imparare, l’anno in cui ho imparato di più non è stato in prima squadra ma in Juniores, quell’anno credo sia l’anno in cui mio padre abbia lavorato meglio di tutti era tanti anni che era fermo e prese un gruppo di ragazzini e ci fece diventare giocatori che poi diventarono l’ossatura della Sestrese d’oro". 

A luglio fai 30 anni... Un voto alla tua carriera? Hai rimpianti?

“Forse avrei potuto vincere qualcosa in più. Per le persone che ho conosciuto alla mia carriera dò un 10, per i risultati dico 7. Finchè mi diverto voglio giocare e mi piacerebbe giocare sempre per vincere qualunque sia la categoria, quest’anno i playoff sono stati un'esperienza che non avevo mai fattio, mi hanno dato tanta adrenalina e voglia di rivivere quelle emozioni”.

Fra 10 anni dove ti vedi?

“Ho allenato i ragazzini, e ho provato emozioni incredibili, tanto che mi era balenata l'idea di smettere, ma mi piace ancora troppo giocare. L'idea di allenare sicuramente mi piace, fra 20 anni ci sarà un altro Maisano in panchina, se qualcuno vorrà chiamarmi...dicono che sia più bravo”

Torniamo ai migliori. Chi è il più forte di tutti?

“Il giocatore più forte con cui ho giocato è stato Sebastian Grazzini, Romeo mi ha folgorato dal primo momento che l’ho visto, i Lovera mi hanno tenuto sui binari giusti, Amirante è un fenomeno, Ramenghi è il goal. Una grande soddisfazione è stata vedere Sabbione arrivare a vincere la Serie B dopo averlo aiutato nel suo percorso di crescita. Il mio idolo incontrastato però è sempre stato Roberto Balboni”.

La partita dei ricordi?

“Beh, su tutte quel Pontedecimo-Sestrese del 2006, era il 1° novembre con migliaia di persone al Grondona, finimmo il primo tempo 1-0 per loro e andammo negli spogliatoi, vincemmo 3-1 con tripletta Amirante, loro avevano Bracco, Peluffo, Luconi, Giovinazzo. Una partita memorabile. E poi giocare con Alessandria e Spezia mi ha dato emozioni particolari, ma come dimenticare quel Sestrese-Biellese sotto la pioggia in D, vincemmo 2-1 con due gol nel recupero, fu una  partita epica”.

Il tuo più grande rimpianto? 

“Non aver vinto il campionato con la Genova Calcio, avrei voluto vincere almeno un campionato con Andrea Raso. Ma se non abbiamo vinto ci sono dei motivi, per vincere bisogna volerlo fortemente è ogni anno purtroppo per un motivo o per l’altro ci è sempre mancato qualcosa”

Ultima domanda, un tuo compagno che avrebbe potuto fare di più?

“Andrea Carlevaro e Matteo Perelli, insieme a loro e tanti altri ragazzi di Sestri, siamo cresciuti per strada giocando ore e ore insieme. Sono arrivati veramente a un passo da fare i professionisti in Serie A ma purtroppo non ci sono riusciti, se fosse bastata la loro tecnica avrebbero sicuramente calcato grandi palcoscenici".

Paolo Dellepiane

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