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Calcio | 15 luglio 2018, 12:20

IL PERSONAGGIO - Cristiano Francomacaro, lo "Sciamano": "Il calcio va utilizzato come mezzo e non come fine..."

Il fondatore del Progetto Atletico commenta l'approdo della sua creatura nel calcio dei grandi, dopo la fusione con l'Avosso, e continua il suo lavoro con i giovani del Genoa. E poi aggiunge: "Servono più dirigenti appassionati, i procuratori per i bambini non vanno bene e bisogna far giocare di più a calcio, sarebbe bello ritornare in piazzetta..."

IL PERSONAGGIO - Cristiano Francomacaro, lo "Sciamano": "Il calcio va utilizzato come mezzo e non come fine..."

Il Progetto Atletico è stata la piccola grande creatura di Cristiano Francomacaro. Nata nel 2008, oggi torna alla ribalta con la fusione con l'Avosso, che le permette di sbarcare nel calcio dei grandi, iscrivendosi alla Seconda Categoria.

“Prima o poi volevamo avere una prima squadra per dare uno sbocco nel calcio dilettantistico ai nostri giovani -spiega Cristiano- ora ci è capitata l'occasione conoscendo persone squisite come quelle dell'Avosso. Entro i cinque anni volevamo arrivare a questo obiettivo, altrimenti saremmo partiti dalla Terza...”

“Il Progetto Atletico -racconta Francomacaro- è stata una mia invenzione, nel 2008, inizialmente nato per far allenare giocatori di ogni categorie che in estate non avevano ancora una squadra, ha proesguito poi con l'attività estiva per i bambini, poi abbiamo deciso di creare anche una Scuola Calcio fondata su canoni completamente diversi, dandoci una impostazione quasi “universitaria”...”


Quali sono le differenze sostanziali che vi contraddistinguono?

“Abbiamo un'alta percentuale di tecnici provenienti da Scienze Motorie, i nostri sono tutti tecnici qualificati o dai profili ben definiti, che hanno seguito un certo tipo di formazione. Insomma, non ci sono improvvisati, stiamo provando a fare una cosa diversa rispetto alla massa...”

Francomacaro denuncia un andazzo poco consono alla crescita dei piccoli giocatori:

“In Italia c'è una grandissima, quasi smodata attenzione del mondo dei piccoli verso il calcio degli adulti, si stanno creando situazioni che non mi piacciono. C'è una esagerata ricerca di una crescita immediata del piccolo campione, tutti pensano di avere il talento in casa e vogliono spingerlo verso il calcio professionistico. Ci sono problematiche ben più importanti, che noi monitoriamo anche con una presenza nella scuola. Non dimentichiamo che lo sport è importante anche a livello sanitario.

Su cosa interverresti per cambiare il mondo del calcio dei piccoli?

“Purtroppo la figura del procuratore è esplosa esageratamente anche nel calcio giovanile, e questo secondo me non va bene. Andrebbe poi completamente tolto l'agonismo almeno nei primi anni, bisognerebbe giocare di più al calcio. Purtroppo la famosa “piazzetta” è letteralmente scomparsa, si tende a portare i bambini subito nelle scuole calcio dove però si gioca pochissimo a calcio. Purtroppo devo dire che in altri paesi europei si gioca più al calcio...”

Quali obiettivi ti sei posto col Progetto Atletico?

“Vogliamo continuare nel nostro percorso di crescita, il sogno è avere una struttura nostra e di conseguenza portare la nostra prima squadra a un livello adeguato, una Promozione sarebbe l'ideale...”

Classe 1969, Francomacaro oggi si divide fra il Progetto Atletico e la sua collaborazione con il Genoa:

“Nell'ambito del Progetto Atletico mi occupo della formazione degli allenatori e dei rapporti con le Università e gli studenti che vengono da noi per i crediti formativi. Con il Genoa prosegue il mio rapporto come collaboratore dell'Under 16 e della leva 2008”.

Nel calcio dilettantistico, Cristiano negli anni passati è stato allenatore a Cornigliano e a Sori e preparatore in squadre importanti come Sestrese, Pontedecimo, Imperia, CulmvPolis, e vanta anche un'esperienza come tecnico in Bulgaria.

A quali allenatori ti senti più legato?

“Su tutti a Sergio Ghilino, con il quale alla Sestrese ottenemmo una salvezza incredibile nonostante i 15 punti di penalità. Avevamo giocatori come Amirante, Granvillano, Rotunno, Oliva e Imbesi... Mi sono trovato molto bene con Sidio Corradi col quale al Genoa ho fatto un ottimo percorso ma ho lavorato anche con un campione del mondo come Massimo Oddo...”

Chi sono stati i giocatori migliori che hai allenato?

“Rosario Granvillano era il talento più limpido in assoluto, aveva qualità straordinarie, atletiche e tecniche, aveva i mezzi per fare il professionista... Poi direi Savio Amirante con il quale più volte abbiamo effettuato recuperi straordinari, purtroppo Savio ha avuto infortuni determinanti che ne hanno penalizzato la carriera. Fra i talenti più freschi dico Mandragora, Panico, Salcedo al Genoa...”

Come vedi la figura del preparatore nei dilettanti?

“Il preparatore è fondamentale, e deve essere una figura che viene dal mondo del calcio, non dobbiamo pensare a figura distaccata dal calcio, ma a una figura che organizza e partecipa agli allenamenti e conosce il gioco del calcio, non deve pensare a far correre e basta, ma a fare allenamenti mirati...”

Cosa cambieresti nel mondo dei dilettanti?

“Bisogna tornare ad avere dirigenti capaci e competenti, persone appassionate, che abbiano voglia di investire. Queste persone vanno tutelate, e non sfruttate per un paio d'anni e po abbandonate... Ci vuole più programmazione, come accade nelle altre regioni”.

Come pensi vadano preparati i ragazzi che militano negli Allievi e nelle Juniores, in vista del loro sbocco in prima squadra?

“Vanno preparati culturalmente, attraverso un percorso, delle regole, una formazione ben mirata. Lo sport è un elemento socializzante, può dare anche sbocchi in ambito lavorativo. Lo sport ti dà le regole, e dal punto di vista più prettamente ludico, bisognerebbe accentuare una grande propensione al gioco, non pensare solo al risultato ma al miglioramento tecnico di tutti i ragazzi...”

Perchè ti chiamano “lo sciamano”?

“Quando avevo iniziato mi chiamavano “il mago”, poi Davide Gazzano mi cambiò appellativo... In inverno io uso sempre giubbotti lunghissimi e copricapi assurdi, e Davide una sera mi disse: “Sembri uno sciamano”. Al di là dell'aspetto fisico poi, effettivamente, ogni tanto come me succedono cose strane, giocatori venuti da me che non segnavano più e improvvisamente ricominciano a fare gol, calciatori sempre infortunati che dopo le mie cure guariscono definitivamente, squadre che perdono e dopo avermi incontrato cominciano a vincere... Insomma, pare che io abbia qualcosa di mistico...”

Dove ti vedi fra dieci anni?

“Sempre sul campo, magari con un Progetto Atletico a grandi livelli. Porterò ancora e sempre avanti le mie idee controcorrente, voglio continuare a seguire 6/7 plessi scolastici e collaborare con le scuole, ma soprattutto utilizzare il calcio come mezzo e mai come fine...”

PDP

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