Calcio - 14 settembre 2018, 15:50

L'Italia di Mancini non alza la testa

L'Italia di Mancini non alza la testa

A poco è servita la lezione di non aver partecipato alla Coppa del Mondo 2018 sessant'anni dopo l'ultima volta. La nazionale italiana, a capo della quale da poco si è insediato Roberto Mancini, sembra non riuscire davvero a risalire la china. Dopo il pareggio risicato in quel di Bologna contro la Polonia, la squadra azzurra è stata battuta dal Portogallo a Lisbona nella seconda partita della Nations League, restando così a solo un punto in classifica dopo due incontri. Si tratta di una battuta d'arresto grave sia perché la compagine di Mancini non ha convinto sia perché non si sono intravisti segnali incoraggianti. Il tecnico di Jesi aveva provato a stravolgere tutto cambiando 9 giocatori su 11, qualcosa di mai visto neanche nelle amichevoli estive, e l'esperimento è finito male. Con Donnarumma e Jorginho come uniche certezze e titolari anche contro la Polonia, a nulla è servito il massiccio cambio di uomini.

L'Italia, che a questo punto non figura tra le favorite alla vittoria di questa competizione come si riflette nelle sempre più frequenti scommesse sul calcio, sembra non avere proprio idee o identità. In realtà pare che queste partite di Nations League siano servite come dei test amichevoli per Mancini, che ha l'attenuante si essere arrivato da poco ma forse ha voluto strafare nel cambiare tanto. I troppi esperimenti sono stati vani e poco fruttuosi finora e il dato statistico più allarmante è che gli azzurri siano andati in goal solamente una volta e per di più su calcio di rigore. In attacco le polveri sono bagnate, in mezzo al campo regna la confusione e in difesa si concede troppo, come dimostra il goal di André Silva, un attaccante che l'anno scorso in Serie A con il Milan stentava e invece adesso con il Siviglia ha addirittura esordito con una tripletta

In questo contesto così complicato, con una squadra allo sbaraglio e un allenatore che deve ancora raccogliere idee e umore giusto, ci sono anche una serie di capri espiatori tra i calciatori. In attacco Lorenzo Insigne e Mario Balotelli sono stati abulici contro la Polonia, per poi non giocare neanche un minuto contro il Portogallo. Contro i lusitani, Ciro Immobile, per l'occasione centravanti e capitano, non si è fatto vedere più di tanto, mentre la difesa registra i soliti problemi nelle marcature, con Caldara e Romagnoli che non hanno ancora dimostrato di essere pronti per mantenere la linea al posto di Chiellini e Bonucci, ormai già abbondantemente sopra la trentina.

Con le poche certezze, tra le quali spiccano Donnarumma, Jorginho e Chiesa, Mancini avrà adesso l'obbligo di dover modificare ulteriormente la rosa e anche la disposizione in campo. La rivoluzione, che necessitava forse di un cambio più netto, ancora non si è vista, né nel gioco né negli occhi dei calciatori, ancora ovattati in molti movimenti e senza automatismi di squadra assimilati. Il cammino per l'europeo itinerante del 2020 è ancora lungo, ma non c'è più molto tempo per trovare la soluzione.

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