inizio con l’esprimere grande solidarietà per la classe arbitrale visti gli ultimi episodi di violenza assolutamente ingiustificabili!
Non giudico se possa essere giusto o meno fare uno stop, l’AIA è un organismo importante i cui vertici sapranno giudicare le situazioni e valutare le giuste prese di posizione.
Una cosa è certa, gli arbitri sono una componente fondamentale di questo sport, senza arbitri non si può giocare e, giocatori e dirigenti, devono riconoscere loro questa importanza.
Di certo se si parte dal presupposto che gli arbitri sono dei santi che hanno sempre i giusti comportamenti e gli altri tesserati sono maleducati, si parte da un concetto assolutamente non corretto e non equilibrato.
È vero che ci sono arbitri molto presuntuosi ma è altrettanto vero che ci sono tesserati maleducati che talvolta hanno atteggiamenti fuori dagli schemi.
Non conosco le dinamiche dei singoli avvenimenti, di certo io stesso in carriera ho subito decisioni e atteggiamenti arbitrali penalizzanti ed ingiusti, ma è altrettanto vero che tante volte mi sono rivolto loro in modo diciamo “sopra le righe”.
Una cosa è certa: l’età media degli arbitri si è abbassata, ci sono partite di adulti affidate a ragazzini con minima esperienza e su questo bisognerebbe riflettere e lavorare.
L’arbitro deve avere il controllo di 50 tesserati in campo, che “tirano l’acqua al proprio mulino”, e nel contempo deve condurre una partita. Per farlo ci vogliono personalità e carattere, non arroganza.ù
Il calcio giovanile è purtroppo colpito da un cancro che si chiama “vittoria”, alimentato dalla cultura del risultato, e questo male colpisce genitori ma anche molti addetti ai lavori e rende gli atteggiamenti globali “allucinanti” come detto da Vicinanza.
Termino col dire che dobbiamo ricordarci tutti che il calcio è un gioco, un gioco molto serio, ma sempre un gioco!