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Calcio giovanile | 17 novembre 2018, 08:06

Davide Berlingò elogia il Campomorone Sant'Olcese

«E' più di una società di calcio»

La leva 2006 polo Maglietto festante

La leva 2006 polo Maglietto festante

Davide Berlingò è uno dei tecnici del Campomorone Sant'Olcese e sta seguendo con successo il crescere della leva 2006 del polo del Maglietto.

Davide puoi farci tua breve introduzione sulla leva.

«Alleno una delle tre leve 2006 del Campomorone Sant'Olcese. Sono nel complesso 18 ragazzi, ognuno con proprie peculiarità. Sono un gruppo di "lavoro" strepitoso, con la giusta voglia di imparare, il classico vaso da riempire o la fiammella da alimentare. È il terzo anno che sono con loro e, sinceramente, non avrei potuto chiedere di meglio. Credo di avere con loro un rapporto speciale».

Cosa significa per te il Campomorone Sant'Olcese?

« Il Campomorone Sant'Olcese è più di una società di calcio, è più di un gruppo di lavoro. A Barcellona si dice "Mes que un club", beh per me è lo stesso. È la società che mi ha dato fiducia tanti anni fa inserendomi in organigramma, è la società che nel corso degli anni mi ha dato sempre più spazio e responsabilità. Ho sempre potuto esprimere le mie idee sportive in libertà senza avere pressioni addosso. Da questa stagione inoltre, con l'ingresso come Responsabile Tecnico di Mr. Igor Bugli, credo si sia fatto un passo avanti enorme: grazie a lui in questi mesi siamo cresciuti tutti, io per primo come istruttore. Credo che al momento come organigramma sia davvero al top nel panorama dilettantistico».

Hai un esempio come mister?

«Gli esempi o modelli sono tanti, ma il punto di riferimento è Guardiola. Non si tratta di quel comune desiderio di emulare il tiki-taka del Barcellona, la sua forza è sempre stata quella di riuscire a convincere quasi tutti i suoi giocatori di poter credere che i risultati potevano arrivare anche tramite un calcio nuovo o quasi, propositivo, innovativo, estremamente concettuale. Il suo è un tipo di calcio che, pur essendo in totale divenire, passerà alla storia. Guardiola ha lasciato un qualcosa in eredità all'intero sistema, cosa che nessuno o quasi è riuscito a fare negli ultimi 20 anni».

Quanto tempo ci dedichi?

«Dedico a questa attività tutto il tempo libero possibile che ho a disposizione. Non ho forse l'ambizione di arrivare chissà in quale club, ma nutro il forte desiderio di poter essere il miglior istruttore in assoluto per i ragazzi che mi vengono assegnati. Loro, a prescindere da chi siano, meritano di poter imparare le cose migliori».

Come nasce in te la scelta di essere mister?

«Nasce quasi casualmente. Ho smesso di giocare in età di Allievi per troppi infortuni al ginocchio destro. Ad ogni modo non avrei di certo fatto carriera. Tramite un amico l'allora Sant'Olcese mi tesserò come vice-allenatore degli Esordienti 99/2000. Dall'anno successivo la passione in me è cresciuta in modo smisurato. Da lì non mi sono più fermato, facendo un anno con i Piccoli Amici 2006/07 e poi 6 stagioni divise fra 2007 e 2006. Nel mezzo tantissime altre esperienze formative. Oggi faticherei ad immaginarmi senza calcio. Penso che questo sia evidente a chiunque mi conosca».

LB

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