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Calcio giovanile | 24 gennaio 2019, 17:10

CALCIO GIOVANILE - Michele Fabiani e i 2002 del Ligorna

L'ex tecnico di Sampierdarenese, Sestrese e Athletic racconta i suoi primi mesi in Via Solimano: "Quest'estate mi ha chiamato Andrea Barbieri e ci siamo messi d'accordo in 5 minuti. Sono orgoglioso di far parte di questa società e ho tantissimo da imparare da Luca Monteforte"

CALCIO GIOVANILE - Michele Fabiani e i 2002 del Ligorna

Michele Fabiani, classe 1973, è l'allenatore degli Allievi 2002 del Ligorna.

Da giocatore, ha militato, in Liguria, in Sampierdarenese, Avvisatore Marittimo e Quattro Mori. Nel mezzo, una esperienza a Bari, nell'Internazionale in Promozione pugliese.

Come è iniziata la tua carriera da mister?

“Ho iniziato alla Sampierdarenese coi primi calci, poi sono entrato nel settore giovanile, dove ho vinto il campionato Giovanissimi coi 2001, quindi sono passato alla Sestrese, dove ho trascorso cinque anni, raggiungendo obiettivi importanti, tra cui un titolo vinto. Poi eccomi all'Athletic dove ho passato due anni molto belli coi 2001, quindi mi ha chiamato Andrea Barbieri mentre stavo andando a firmare per il Bogliasco, e col Ligorna ci siamo messi d'accordo in cinque minuti”.

Raccontaci i tuoi primi mesi al Ligorna:

“Un bilancio molto positivo, un ambiente perfetto con persone preparate che ti mettono a disposizione tutto per far bene. Io ho la leva 2002 e devo fare un plauso ad Andrea Barbieri che ha tenuto molti ragazzi dello scorso anno, e ha rinfoltito la rosa con elementi ex Savona, Entella, Athletic, Campomorone, Baiardo. Nonostante tanti elementi nuovi, non è stato difficile metterli insieme. Ci interessa relativamente vincere, ma più che altro preparare la leva per la Juniores Nazionale”.

Allenare in un settore giovanile di una squadra di Serie D è diverso rispetto a una società di categoria inferiore?

“Molto diverso. Intanto, noi allenatori del Ligorna siamo fortunati ad avere un riferimento come Luca Monteforte. Io mi fermo spesso a seguire i suoi allenamenti per imparare. I ragazzi stessi sentono il “peso” e l'onore di far parte di una società di Serie D, noi allenatori abbiamo più responsabilità, aumenta il gap tecnico rispetto ad altre società, anche perchè in Juniores Nazionale ci sono ragazzi provenienti da squadre professionistiche”.

Quando un allenatore si sposta da un settore giovanile all'altro, capita spesso si porti dietro qualche giocatore e spesso la cosa è fonte di polemiche. Tu come hai vissuto in questi anni i tuoi spostamenti?

“Mi è capitato in passato, di essermi portato ragazzi da una parte all'altra. Mi rendo conto che per le società che perdono atleti si aprono buchi che non riescono a colmare. Ma io personalmente non ho mai chiesto ai ragazzi di seguirmi, sono stati loro a chiedermelo. Insomma, lo spostamento di ragazzi da una parte all'altra è un fenomeno diffuso, ma dipende da come lo fai”.

Cosa vedi nel tuo futuro?

“A me piace stare coi ragazzi, non so neanche se sarei all'altezza di allenare gli adulti, c'è un modo di rapportarsi e di allenare diverso. Magari un domani chissà iniziando come vice, potrei provare un'esperienza coi grandi. Anche se devo ammettere, che ho già avuto qualche proposta da alcune prime squadre”.

Da giocatore i tuoi ricordi migliori?

“Sono molto legato alla Sampierdarenese, giocavo coi vari Riolfi, Blondet, Vitali, Masellis, Ferrando, Stingone, Dettori, Salvatore Mango, era un gruppo eccezionale allenato da Franini, oggi presidente a Molassana, e Persano”.

Come allenatore, chi è stato il tuo modello?

“Voglio fare un nome, quello di Rudy Perelli: l'ho avuto alla Sestrese, mi ha fatto crescere tantissimo”.

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