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Seconda categoria | 22 febbraio 2019, 15:40

Vita da numero 12: la carriera "segnata" di Alessandro Porrata

Il secondo portiere del Masone racconta il suo ruolo: "Davanti ho un mostro come Di Giorgio, ho imparato tanto da Vattolo ma spero prima o poi di fare un anno da titolare"

Vita da numero 12: la carriera "segnata" di Alessandro Porrata

Alessandro Porrata, classe 1992, una vita spesa a fare il numero 12 di Masone e Mele, è il classico prototipo del secondo portiere, quello che si siede in panchina e, buono buono, rimane a disposizione del mister.

“Ho sempre fatto il 12, sono sempre partito come secondo portiere -racconta- anche quest' anno che avevo davanti Sandro Macciò, che poi è andato a fare il secondo a Sampierdarena, e ora che ho un “mostro” come Matteo Di Giorgio. L'anno scorso ho finito con un brutto infortunio contro il Campi dove mi sono rotto due denti, quindi ci ho messo un po' a recuperare...”

Cosa ci dici del tuo numero 1, Matteo Di Giorgio?

“Un personaggio fantastico, ti fa morir dal ridere, da lui imparo tanto, è un portiere di altra categoria”.

In passato, chi sono stati i tuoi portieri titolari?

“Per fortuna e per sfortuna ho giocato sempre con grandi portieri, su tutti Matteo Bobbio e Roberto Tomasoni, ma quello da cui ho imparato di più è stato Marco Vattolo che mi ha fatto da preparatore dei portieri per qualche anno”.

Cosa vi spinge, a voi numeri 12, ad accettare questo ruolo un po' ingrato?

“Tanta passione per il gioco del calcio, ho sempre avuto la fortuna di farlo in una squadra di amici, qui a Masone, ma come anche a Mele. E' bello coltivare una passione, allenarsi, far parte di un gruppo, e allacciare tanti rapporti umani. Alla fine poi si finisce per ricoprire un ruolo importante all'interno dello spogliatoio”.

Stai seduto, ma devi essere sempre pronto alla chiamata:

“Il segreto è farsi sempre trovare pronto, ed è la cosa più complicata, ma è una responsabilità che devi essere disposto ad assumerti dall'inizio. Io mi sono sempre allenato con correttezza e costanza, se hai portiere fortissimo davanti ti metti il cuore in pace, se ne hai uno al tuo livello è bella la competizione”.

Alcuni allenatori fanno giocare i portieri un po' per uno, altri sostengono che il titolare deve essere sicuro del posto per rendere al massimo:

“Io credo che dare il posto fisso a un portiere sia una cosa negativa, perchè vengono a mancare gli stimoli a fare meglio. Chiaro, se la differenza di bravura è netta non c'è nulla da dire. Ci sono alcuni portieri che patiscono il secondo ingombrante, altri che lo prendono come uno stimolo”.

In futuro, ti vedi ormai segnato come numero 12?

“Per ora mi tengo l'etichetta, ma mi piacerebbe prima o poi fare un anno da primo portiere, ho 26 anni e tempo ne ho”.

Qual è il tuo portiere preferito?

“Ce ne sono tanti, Gigi Buffon il più forte, ma a me piaceva molto Jean Francois Gillet del Bari e del Torino, non altissimo ma stilisticamente perfetto, e della mia Samp scelgo Viviano”.

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