/ Calcio
Lavoro in Italia

Cerca sul sito

Vai all'archivio ›

Calcio | 13 marzo 2019, 00:32

INTERVISTA AL CONTRARIO - Seconda parte

I personaggi del calcio dilettantistico, per una volta, fanno le domande

INTERVISTA AL CONTRARIO - Seconda parte

Il fuoco di domande per Coach Martini continua incessante, in questa seconda parte alcuni quesiti insidiosi e molto interessanti.

Matteo Parma: (protagonista di un’intervista nella categoria GLOBETROTTER) Quale è la prima regola/innovazione/obbligo che vorresti la federazione inserisse nei settori giovanili?

Coach Martini: Più che altro vorrei fare una preghiera alla federazione, che in parte è anche una provocazione. Vorrei che fosse vietato ai genitori di assistere agli allenamenti dei propri figli, fosse loro vietato di avere colloqui con la società di appartenenza per parlare di aspetti tattico-tecnici. Vorrei che alle partite venisse istituito uno steward dell’etica, che possa allontanare i maleducati, i suggeritori tattici, i genitori che insultano l’arbitro. Vorrei, ancora, che non fosse permesso ai genitori di fare i dirigenti nella squadra dove gioca il figlio. Vorrei che ai ragazzi fino ai 18 anni venisse impedito di calzare scarpe colorate, ma rigorosamente nere, che venisse imposto di spegnere il cellulare appena essi varcano l’ingresso di un impianto sportivo, perché lo sport è aggregazione. Non sono un fustigatore del malcostume, ma credo nel bisogno assoluto di un recupero dei valori più puri, se la società porta i nostri giovani ad allontanarsi da essi, lo sport intero deve avere il compito di riportare ad un pensiero semplice, limpido, senza fronzoli.

Giuseppe Mangiatordi: Sei stato un ottimo arbitro e ora sei un mister qualificato e preparatissimo. Se ne avessi facoltà, cosa cambieresti nel mondo arbitrale e cosa ti piacerebbe introdurre se fossi a capo del settore tecnico FIGC?

Coach Martini: Intanto grazie per i complimenti, al mondo arbitrale vorrei riportare una frase che il mio “maestro di fischietto”, Claudio Pieri, mi ripeteva spesso. “Ricordatevi sempre, che noi siamo in mezzo al campo, per servire il gioco del calcio, non per comandare, non per prenderci rivincite sulla vita, ma dobbiamo essere più umili possibili per far sì che il gioco che noi amiamo venga rispettato da tutti” Ecco questa visione dell’essere arbitro mi affascina, e se ci si ponesse con questo spirito nei confronti di gioco e giocatori, sono sicuro che tanti problemi si eviterebbero sui campi. L’arbitro non deve mai diventare protagonista, anzi, se non ci si accorge di lui vuol dire che sta facendo benissimo. Io a capo del settore tecnico? Impossibile, odio i politici, odio le poltrone e chi se ne innamora, odio gli intrighi di palazzo. Sicuramente verrei mandato via in poco tempo, perché andrei sui campi di gioco, in tuta, a guardare le reali problematiche del calcio, vorrei il contatto col calcio vero, per capirlo da dentro.

Franco Anglana: (Per chi avesse perso l’intervista è lo specialista che si occupa di Brain Kinetic) Quanto può essere utile il Funino negli atleti evoluti? (3vs3 con 4 porte in campo 35x25) E se si perché? Secondo te, è più utile allenarsi tutti i giorni oppure a giorni alterni lasciando tempo per il recupero?

Coach Martini: Sicuramente il Funino è un sistema utilissimo per allenare anche le prime squadre. Perché: A) Abitua a giocare con un posizionamento a triangolo, e con un sostegno o copertura preventiva sempre presente, portando il giocatore a smarcarsi continuamente offrendo spesso la soluzione per un passaggio in diagonale.

B) E’ un ripasso tecnico in situazione importantissimo perché permette ai giocatori di toccare palla con una frequenza altissima.

C) E’ un ripasso tattico basilare perché se si conoscono tutti i 52 giochi che lo compongono, troviamo soluzioni tattiche per ogni problematica si ponga sul campo di gioco.

D) E’ allenante, perché usandolo con partite di tre minuti con recupero di uno, per sette ripetizioni, si ottiene potenza aerobica, esattamente ciò che si sviluppa durante una partita di calcio.

E) E’ divertente, perché viene giocato sempre sotto forma di competizione e si segna moltissimo.

F) Ha il grande pregio di allenare nello stesso momento la fase di possesso e non possesso, facendo transizioni continue e con i giocatori in movimento continuo.

G) Per ultimo è un ottimo sistema psicologico per la correzione degli errori, perché i giocatori, tramite le domande dell’allenatore si auto-correggono, assimilando senza traumi il suggerimento fatto da essi stessi.

Preferisco allenarmi tutti i giorni con una progressione intensiva a crescere, questo per arrivare alla gara con il motore rodato al massimo, pronto al match, ritengo pericoloso arrivare al venerdì e decelerare l’intensità per paura degli infortuni o per non essere stanchi al sabato, il corpo umano è una macchina perfetta, un atleta, se veramente tale, col riposo notturno non deve accusare nessun tipo di stanchezza.

Chicco Ragni: Se tu fossi un giocatore, il tuo allenatore tipo come lo vorresti?

Coach Martini: Il mio allenatore ideale è un uomo coraggioso, competente e carismatico, in più che abbia l’entusiasmo di trasmettere alla squadra le sue idee. Il coraggio deve essere soprattutto quello di avere delle idee, la competenza per dimostrare che le proprie idee sono fondate sulle conoscenze, il carisma per poter affascinare il gruppo trasformandolo in squadra.

Paolino Tenconi: Non ti farò una domanda sul calcio tecnico-tattico ma sul GIUOCO del pallone.... Vista la tua enorme conoscenza tra l’altro in continuo aggiornamento (cosa che non tutti i coach fanno), ti chiedo:

c’è ancora un reale divertimento in questo “mondo del calcio”? Intendo negli allenamenti e nelle partite...

Ed una seconda domanda: Ti reputo uno dei pochi coach a saper insegnare calcio (e non è una sviolinata) perché come lo penso io lo penseranno altri.. quindi: Quando ti rivedremo sul campo?

Coach Martini: Nelle partite sicuramente no, ho visto solo un paio di squadre che danno l’impressione di divertirsi mentre giocano. Negli allenamenti francamente non lo posso dire, quest’anno ne ho visti troppo pochi per dare una risposta onesta. Quello che so, è che troppi giocatori mi fermano e mi raccontano di allenamenti noiosi e ripetitivi. Per divertire i giocatori in allenamento bisogna sposare una filosofia piena di coraggio, quella di allenare in situazione, per farlo bene bisogna avere una grande competenza, perché troppo spesso si potrebbe rischiare di andare sotto ritmo.

La seconda domanda è imbarazzante, non posso sapere, se sarò sulla panchina di qualche squadra, è sicuro che ne ho una voglia enorme. Ho avuto due velati contatti fino ad ora, conditi da molti se ed alcuni ma. Quindi se ci fosse una squadra che avesse voglia di far divertire i propri giocatori e divertirsi guardandoli giocare io sono disponibile a parlare con chiunque, che sia chiaro un concetto, però, personalmente cerco il risultato attraverso il gioco, se qualcuno mi chiedesse di vincere speculando, dovrei declinare l’offerta perché non ne sarei capace. Chiudo rispondendo ai numerosi che mi chiedono se facendo il cronista abbia rinunciato ad allenare, assolutamente no, ogni coach ha un lavoro, il mio si svolge all’interno del calcio, è desueto, ma una cosa non deve escludere l’altra.

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore