Dopo le polemiche di questi giorni riguardo al fatto che le donne non debbano parlare di "calcio giocato" e debbano stare "dietro" agli uomini, mi è venuta spontanea qualche riflessione sull'argomento.
Sono letteralmente cresciuta a "pane e calcio": da bambina ero già tifosissima della mia squadra del cuore (la Samp), guardavo alla TV le partite più che i cartoni animati, e giocavo nel cortile con gli amici. Oggi questa grande passione mi ha anche portata ad entrare a far parte di questo mondo: da 5 anni sono la vice-presidente dello Sciarborasca, una squadra che milita nella prima categoria ligure.
Devo ammettere che le frasi ascoltate in questo periodo mi hanno ferita nell'orgoglio e portata ad una duplice riflessione.
In primis rimango perplessa che nel 2019 ancora ci sia una mentalità così retrograda e sessista, nonostante il tifo femminile esista da 50 anni, nonostante ci siano ottime giocatrici (si guardi la nazionale femminile) e nonostante esistano appassionate dirigenti calcistiche e giornaliste preparate.
Inoltre mi sento personalmente "colpita" visti l'impegno e la passione che ogni giorno metto in questo sport, che amo profondamente. Nel mio piccolo più volte mi sono sentita criticata e sottovalutata, ma credo che in questi casi la miglior risposta siano il lavoro serio e i risultati.
Devo comunque ringraziare presidente e dirigenti dello Sciarborasca che invece hanno creduto in me e mi sostengono. Non ho mai avuto paura di parlare di calcio, compresi argomenti riguardanti tecnica individuale, tattiche di gioco o fuorigioco. Mi viene il dubbio che qualcuno possa temere che anche in questo ambito il "gentil sesso" possa prendere troppo potere . Spero non sia così... Ai posteri l'ardua sentenza.
Stefania Villa, vicepresidente Sciarborasca