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AMARCORD | 03 aprile 2019, 10:50

AMARCORD La grande carriera di Giacinto Zito, oggi pilastro dell'Italbrokers Campione della Uisp

E' stato uno dei bomber più prolifici degli anni 90, oggi segna ancora per la squadra di Mario Torti che ha vinto a mani basse la A1 e lavora a fianco di Alessandro Manetti sulla panchina dell'Arenzano: "Vivevo per il gol, i centravanti di oggi attaccano poco la porta"

AMARCORD La grande carriera di Giacinto Zito, oggi pilastro dell'Italbrokers Campione della Uisp

Levante C, Olimpic, Culmv, Mediterranèe, Cassine, Pontedecimo, Rivarolese, Molassana, Ligorna, Cornglianese, Sampierdarenese, Voltrese, Varazze, Don Bosco, Sporting Casella, Lagaccio, Italbrokers.

Riconoscete questa brillante carriera? E' quella di Giacinto Zito, classe 68 (compirà 51 anni il 31 maggio, grandissimo bomber del calcio ligure degli anni 80/90 e oggi viceallenatore dell'Arenzano di Manetti, nonché protagonista della cavalcata dell'Italbrokers nel Lavoratore Uisp.

“Sono all'Italbrokers da 10 anni, qui ho trovato anche lavoro, e ho segnato qualcosa come 230 gol in 230 partite...”

Hai smesso ufficialmente nel 2008 a 40 anni con la maglia del Lagaccio, ma grazie all'Italbrokers non hai mai mollato:

“Ho una grandissima passione, quella che ti fa superare dolori ovunque.... I primi 20 minuti di partita mi servono ancora per superare i dolori...”

Hai sempre fatto il centravanti, dal primo giorno in cui hai conosciuto il pallone:

“Si, tranne un anno nel Mediterranée dove in attacco c'eravamo io, Pinna e Rizza, e mister Baretto mi fece giocare largo a sinistra, feci comunque 13 gol da esterno e rischiammo di vincere il campionato...”

Grande tecnica, fiuto del gol, hai sempre vissuto per segnare:

“Da allenatore, oggi, vedo che c'è poca tendenza ad attaccare la porta da parte di chi gioca davanti. Io potevo giocare da 10 in pagella, ma se non facevo gol tornavo a casa triste. Oggi pochi attaccanti vivono per il gol, io cercavo sempre di suggerire il passaggio al mio compagno, cercarvo il buco dove infilarmi per andare in porta”.

Qual è il mister che ti ha lanciato? Con chi ti sei trovato meglio?

“Il grande Giovanni Battista Rocca nella Levante C fu un maestro per me. Ho un carattere che si trova bene con tutti ma se devo fare due nomi dico Paolo Mazzocchi a Molassana e Derio Parodi a Varazze, con lui c'era un rapporto padre/figlio”.

Il compagno di attacco migliore?

“Alberto Corradi è uno di quelli con cui mi sono integrato meglio, anche perchè correva per me”

Gli assist migliori chi te li ha fatti?

“Matteo Fotia, senza dubbio”

I difensori che hai patito di più?

“Uno su tutti, Ruggero Di Vito, lo pativo tanto, iniziava a fare le scivolate già negli spogliatoi, era piccolo ma rognoso. E poi Gianni Stevano un altro mastino”

Il gol più bello?

“Ricordo una doppietta alla Casellese quando vincemmo il campionato col Varazze”

Le più grandi differenze con gli anni '80/90?

“C'era più cattiveria e più passione. E poi i ragazzi di oggi hanno una grande fortuna che non apprezzano: si lavora meglio dal punto di vista fisico e noi ci sognavamo questi campi, uno dei motivi per cui continuo a giocare...”

Parlaci del tuo ruolo di mister:

“In realtà io non ho la velleità di fare l'allenatore, ma adoro lavorare con Alessandro Manetti, per me con lui è come andare a scuola ad ogni allenamento. Sono più di dieci anni che lavoro e imparo al suo fianco, dagli allievi dell'Arenzano al Borgorosso, alla Rappresentativa dei giovanissimi. Manetti è sprecato in queste categorie, gli auguro di trovare presto una grande occasione”.

Parlaci invece del fenomeno Italbrokers:

“Più che una squadra è una grande famiglia, finchè le forze ce lo permetterano, io, Bonadies e tutti gli altri miei compagni giocheremo per mister Torti”.

La gioia più bella che hai avuto dal calcio?

“Correre dietro a un pallone ancora adesso, e la prossima partita è quella più importante. E poi Italbrokers mi ha dato anche il lavoro...”

A proposito, ai tuoi tempi qualche soldino girava...

“Si, qualcosina ho guadagnato, gli attaccanti prendevano tanti soldi, forse anche ora qualcuno prende qualcosa, ma molto meno di allora... Ai miei tempi ne giravano tanti, e li prendeva anche gente che non lo meritava...”

A livello di dirigenti, a chi sei rimasto più legato?

“Ti faccio due nomi: uno è Vittorio Coloretti, l'altro è Antonio Mantero, una persona con cui a volte ho avuto divergenze, ma sempre molto corretta che ha fatto tanto per la Voltrese”.


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