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AMARCORD | 17 aprile 2019, 12:46

Enrico Vella, la vita di un mediano che ci ha messo il cuore

Genovese, ha giocato sia nel Genoa (da ragazzo) che nella Samp, anche se ha vissuto i suoi anni migliori fra Catania, Lazio e Atalanta. Nel 1986 viene fermato a Palermo per un'aritmia cardiaca, un episodio che gli segna la carriera ma non gli impedisce di giocare poi fino a 39 anni.

Enrico Vella, la vita di un mediano che ci ha messo il cuore

Quando si parla di Enrico Vella, volto notissimo del calcio ligure, forse la prima cosa che viene in mente è quell'aritmia al cuore che lo fermò per qualche mese nel 1986, di fatto sconvolgendogli la carriera quando era nel pieno delle sue forze.

Mai come in questo caso, si può dire che sia stato un giocatore che ci ha messo il cuore.

Una vita da mediano la sua, con due campionati vinti a Sanremo in C e due campionati di B vinti con Atalanta e Lazio. Ma anche una stagione da protagonista con la maglia della Sampdoria, la 1980/81, quella precedente al ritorno in Serie A.

Nato a Genova il 18 settembre 1957, da padre calabrese e madre pugliese, con un nonno siciliano, il Sud avrà una parte importante nella sua vita.

Interista dalla nascita, si ritroverà a giocare sia con il Genoa che con la Samp.

Muove i primi passi nei settori di giovanili di San Gottardo, Ligorna, USVE e Pro Figaro, poi lo vede il Genoa e comincia la sua vera carriera.

“Sono cresciuto nel Genoa -racconta- dove ho fatto la trafila fra Allievi, Berretti, Primavera e De Martino, ovvero l'allora campionato riserve che disputai nella stagione 74/75. In prima squadra quell'anno c'erano Lonardi, Rossetti, Rosato, Rizzo, Arcoleo, Corso, Pruzzo, Bonci, Corradi. Il Genoa vinse il campionato di Serie B con Gigi Simoni in panchina”.

Nel 1975/1976 il passaggio al Sestri Levante, in Serie D, sempre coi colori rossoblù:

“Feci tutto il campionato tranne le ultime cinque partite, perchè partii per il militare, prima a Viterbo e poi a Chioggia Sottomarina. Feci 140 guardie, ero in aeronautica militare, mi tenevo in forma giocando con la squadra della caserma. A Sestri conobbi mister Elvio Fontana, e fu grazie a lui e Adriano Cichero che mi ritrovai l'anno dopo a Sanremo”.

Alla Sanremese una doppia promozione dalla D alla C1:

“Il presidente Borra mi comprò per 500 mila lire, feci molto bene a Sanremo e il Genoa mi rivoleva, ma la Sanremese non volle lasciarmi andare. In C1 giocai in tutti i ruoli del centrocampo, la Samp mise gli occhi su di me e nell'estate dell'80 andai a vestire la maglia blucerchiata”.

La stagione 1980-1981 vede dunque Enrico Vella debuttare con la Sampdoria in serie B. Sarà il suo unico anno in maglia blucerchiata ma un anno davvero intenso.

“Totalizzai 29 presenze, con mister Riccomini, che però mi faceva giocare sulla destra, in un ruolo non mio. Io ero un centrocampista centrale, ma nel mio ruolo c'era Genzano, beniamino dei tifosi, quindi mi trovai un po' di difficoltà, anche se fu comunque una stagione soddisfacente”.

Quella Samp giocava con: Garella, Logozzo, Ferroni, Pezzella, Galdiolo, Redeghieri, Genzano, Roselli, De Ponti, Orlandi, Chiorri, in rosa oltre a Vella anche un giovanissimo Luca Pellegrini, Sartori, Del Neri...

“Arrivammo quarti, e quell'anno il Genoa fu promosso in Serie A ancora con Gigi Simoni in panchina e giocatori come Boito, Claudio Sala, Nela, Gorin, Onofri. Purtroppo per noi fu fatale la sconfitta in casa col Rimini, che rese vana poi la vittoria a Roma con la Lazio”.

Vella giocò due derby:

“Entrambi terminati 1-1, nel primo entrai nel secondo tempo, nel secondo giocai titolare. Un'esperienza fantastica, nel derby di ritorno ci fu lo stadio stracolmo, penso sia ancora adesso il record di presenze di pubblico in Serie B”.

L'esperienza alla Samp durò però un anno soltanto:

“Durante l'estate si diceva che io ero stato venduto al Bologna con Chiorri in cambio di Vullo, Bellotto e Garritano. Ma non ricevetti nessuna comunicazione ufficiale e così mi presentai al primo allenamento. Ma mister Riccomini mi chiese cos'ero venuto a fare visto che non rientravo nei piani della società e così me ne tornai in spiaggia a Sanremo”.

E in spiaggia ci fu un incontro determinante per il suo futuro:

“Incontrai per caso Sandro Mazzola e Beltrami, allora dirigenti dell'Inter, che nel giro di 3 giorni mi proposero tre squadre: Spal, Pescara o Catania. Alla fine scelsi Catania, mi ispirava il Sud, viste anche le mie origini, incontrai gente fantastica e l'anno 81/82 fu quello della mia consacrazione. Catania-Samp finì 1-0, loro avevano appena esonerato Riccomini, c'era Ulivieri in panchina, e ci fosse stato lui da subito forse sarei rimasto e sarei andato in A con loro. Terminai il campionato come uno dei migliori mediani della Serie B, anche se come proprietà rimanevo sempre della Sanremese. Al ritorno Samp-Catania finì 1-0, gol di Zanone”.

L'anno successivo il passaggio alla Lazio, altra tappa importante della carriera:

“Si, nell'82/83 approdai alla Lazio, in una situazione difficile, perchè dopo lo scandalo scommesse Giordano e Manfredonia erano ancora squalificati. Era il primo anno con la nuova maglia con l'aquila sul petto... L'Italia vinse i Mondiali, ci fu l'amnistia, Giordano e Manfredonia furono riabilitati e noi vincemmo la Serie B dietro al Milan e davanti al Catanaia. Clagluna era l'allenatore, ma venne esonerato a 5 giornate dalla fine, al suo posto l'argentino Giancarlo Morrone. Io fui premiato come miglior laziale della stagione, nonostante avessi compagni come Giordano, Manfredonia, D'Amico e Ambu”.

Nel 1983-1984 con la Lazio l'esordio in A ma anche una cocente delusione:

“Feci tutto il ritiro, giocai in Coppa Italia, ma perdemmo la prima a Verona 4-2. Morrone mi mise fuori, giocai poco e niente fino a uno spezzone nel derby con la Roma che segnò la mia fine della mia avventura in biancoceleste”.

Vella incontrò di nuovo la Samp da avversario:

“Ricordo Sampdoria-Lazio 1-1. Gol di Marocchino, io entro nel secondo tempo a marcare Brady, giochiamo una gran partita e pareggiamo. Ma non basta per me. Mi volevano Bologna e Lecce... Dopo la Samp c'è la sosta e poi il derby con la Roma, dove dovevo marcare Falcao. Facciamo l'amichevole col Frosinone, i tifosi urlano “Resta con noi Enrico Vella”, faccio due gol in amichevole, ma nella settimana pre-derby in allenamento gioco con le riserve. Il presidente Chinaglia mi incoraggia, ma la mattina del derby tutti i giornali mi davano in panchina... Finisce cosi la mia esperienza con la Lazio”.

A dicembre 1983 Vella passa all'Atalanta in B:

“Con Nedo Sonetti vinciamo il campionato e saliamo in A, nell'84/85 gioco un bellissimo campionato di A e tutto sembra andare per il meglio.... Ma il peggio doveva ancora arrivare”.

La stagione 85/86 è quella più drammatica:

“Vado a Palermo, ma dopo le visite mediche mi fermano per problemi cardiaci. Mi trovano una aritmia che prima non mi avevano mai trovato, i medici non si prendono la responsabilità di darmi l'idoneità, ma ancora oggi non ho ben chiaro cosa sia successo. Mi rimane ancora il dubbio che ci sia stato qualcosa sotto, tanto è vero che poi ho ripreso a giocare, terminando la carriera a 39 anni”.

Vella, in preda allo sconforto, torna a casa a Sanremo, accompagnato dalla moglie (“Che da 16 anni non c'è più”, racconta Enrico con un filo di commozione...)

“Ero quasi rassegnato a non giocare più, fino a quando non arriva la telefonata del cavalier Giacomo Randazzo, segretario dell'Atalanta. Mi passa Nedo Sonetti che mi dice: “Zingaro” vieni che ho bisogno di te”. In poche ore mi precipito a Bergamo, la società mi fa fare accertamenti in un centro specializzato e mi danno l'idoneità per tornare a giocare. In quel centrocampo c'erano Peters e Prandelli, rientro in condizione e faccio in tempo a giocare 7 partite... Ma non è più come prima”.

Anno 86/87: ad Arezzo la fine della carriera fra i Prof:

“Ritrovai Riccomini, ma accettare Arezzo fu l'errore più grande della mia vita. Ci fu un cambio di società, in ritiro ricevo la telefonata da Riccomini che mi dice che non potevo più giocare. Tirarono fuori di nuovo la questione del cuore, ma fu solo un pretesto per non rispettare il contratto biennale. Chiesi aiuto al mio amico procuratore Moreno Roggi, ma non ci fu nulla da fare, mi dichiararono non idoneo, ma guarda caso solo per 6 mesi...”

Per Vella è l'inizio della fine:

“L'anno dopo entro in contatto con Domenghini che allenava la Sambenedettese. Mi voleva far firmare subito, ma io per correttezza preferisco fare prima la visita medica. La società per è scottata dal caso Schiavi, un giocatore che aveva avuto problemi di salute l'anno precedente, e non se ne fa niente”.

Nel 1987 finisce la carriera di Enrico Vella nei professionisti. Ed inizia quella nei dilettanti.

“Coi dilettanti mi sono divertito tanto. Ho superato i problemi al cuore giocando con Ventimiglia, Sanremese, Cairese, Sant'Ampelio, Poggese, Ospedaletti e poi allenando Sant'Ampelio, Poggese, Trevigliese, Trealbe, Roncello, Finale, Cairese, Carcarese. Oggi alleno i Pulcini della Carlin's Boys”.

Enrico, qualche rimpianto immagino ti sia rimasto:

“A 29 anni ero nel pieno della mia carriera, non avevo mai avuto problemi, mai avuto infortuni. Mi ha fregato il cuore, anche se poi ho giocato fino a 39 anni. Normale che il medico a Palermo mi abbia fermato se ha visto l'aritmia, ero io il primo a volermi controllare. Le aritmie c'erano ma allora perchè prima mi hanno fatto sempre giocare e la stessa cosa dopo? A 45 anni mi hanno poi operato, oggi ho dei bypass, ma non c'entrano nulla con le aritmie...”

Tanti anni dopo, come hai vissuto le tragedie di Morosini e Astori?

“Non solo quelle, ma anche il malore di Manfredonia... Io non ho mai pensato potesse capitare a me, vedo molta fatalità in queste vicende, i giocatori sono sottoposti a controlli sempre più approfonditi, evidentemente ci sono stati altri problemi su cui la medicina non è riuscita a intervenire”.

Raccontaci meglio di te, eri il classico numero 4, il classico mediano:

“Marcavo i più bravi, ma forse è più giusto dire che raddoppiavo la marcatura. Il mio compagno di squadra Carlo Osti all'Atalanta marcava Zico, Maradona, Platini, io e Perico raddoppiavamo. Ho marcato grandi campioni come Briegel e Junior. Sono stati belli tutti gli anni che ho fatto nei Prof, ero un uomo da spogliatoio, sono sempre andato d'accordo con tutti. Ero un giocatore amato dal pubblico, tecnicamente non eccelso, ma davo l'anima. Mordevo le caviglie, mi facevo rispettare, forse per questo ero più odiato dai tifosi avversari. Mi gridavano “Vella, Vella, puttana tua sorella”. Quando tornai a Genova dal pubblico si alzà un grido “Vella figgiu de na bagascia”, mia madre era in tribuna e non l'ha presa bene...”

Il più forte contro cui hai giocato?

“Maradona rimane il migliore di sempre, genio e sregolatezza come nessun'altro”.

Il più forte con cui hai giocato?

“Giordano, Manfredonia, D'Amico, Laudrup alla Lazio, Chiorri alla Samp, Donadoni all'Atalanta”.

L'allenatore più importante per te?

“Elvio Fontana mi ha lanciato, Roberto Clagluna mi ha consacrato, Nedo Sonetti mi ha temprato”.

Nel tuo ruolo ai tuoi tempi in Nazionale c'erano Oriali e Marini. Non hai mai fatto un pensierino alla maglia azzurra?

“No, però ti racconto un piccolo aneddoto. Si Tele Montecarlo nel 1982 Josè Altafini conduceva una trasmissione nel periodo dei Mondiali. Intervista Pippo Baudo e gli chiede la sua formazione ideale. Pippo Baudo comincia: Zoff, Gentile, Cabrini, e con il numero 4 mette Vella, che giocava nella formazione della sua città, Catania. Fu una citazione che mi gratificò, cosi come qualche tempo dopo, quando ebbi un incidente in auto, distrussi la macchina e sempre Pippo Baudo parlò di me a Domenica In”.

Paolo Dellepiane

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