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Calcio | 21 maggio 2019, 20:10

Enrico Capurro, un Big sul mercato degli allenatori

Esperienza infinita da giocatore (dalla Prima Categoria alla C svizzera ha giocato in tutti i campionati), da 13 anni ha il patentino Uefa B e ora è pronto a mettersi al servizio di una prima squadra o di un settore giovanile importante

Enrico Capurro, un Big sul mercato degli allenatori

Enrico Capurro (20 luglio 1972), un grande passato da calciatore a buoni livelli, oggi si rimette in gioco da allenatore per mettere a disposizione tutta l'esperienza maturata negli anni.

Da ragazzino ha giocato nella Sampdoria fino alla Primavera, poi la sua lunghissima carriera recita:

Savona, Oltrepo, Rapallo, Derthona, Settaurense, Casale, Bellinzona, Taranto, Sant'Angelo Lodigiano, Pontedecimo, Rivoli, Voghera, Crociati, Tavolara, Vallesturla, Sestese, Lavagnese, Sestrese, Cairese, Pro Recco, San Fruttuoso, Albenga.

Ha giocato fino a 41 anni, dalla Prima Categoria fino alla serie C svizzera, e da 13 anni possiede il patentino Uefa B da allenatore.

Ha iniziato la carriera da mister come allenatore-giocatore a Pontedecimo, a Rapallo ha fatto il secondo a Di Marco, poi settori giovanile di Pro Recco e Vallesturla, direttore tecnico alla Pro Recco, la Berretti a Savona, i Giovanissimi alla Pro Recco, infine quest'anno la Under 14 ad Albissola.

Ora è sul mercato dei mister, in attesa di una chiamata importante.

“A me piacerebbe allenare una prima squadra -spiega- ma non sarebbe male neppure fare il secondo a un allenatore quotato, oppure continuare in un settore giovanile in Italia o all'estero con grandi obiettivi”.

Il curriculum da giocatore parla da solo, in questi 13 anni di esperienza da allenatore si è continuamente aggiornato:

“Bisogna avere solo la fortuna di trovare un presidente che scommette su di te”.

Da allenatore, come ti descriveresti?

“Diciamo che ho cercato di apprendere qualcosa da tutti gli allenatori che ho avuto. Il mio primo obiettivo da allenatore è cercare di migliorare l'aspetto tecnico dei ragazzi. Chi parla di moduli fissi mi fa storcere un po' il naso, siamo noi allenatori che dobbiamo adattarci ai giocatori. Il 4-3-3 mi piace, ma devo avere gli esterni giusti, mi piace giocare con gli esterni col piede invertito, il mio è un calcio aggressivo, dinamico, che lascia poco spazio agli avversari, se c'è buona intensità c'è già tutto nella mia squadra”.

Fra gli allenatori che hai avuto, a quali devi di più?

“Alla Sampdoria Mignani e Soncini mi hanno formato come giocatore e come persona, sono cresciuto in una società professionistica importante e ne godo i benefici ancora adesso. Mi ha lanciato Corrado Orcino a Savona, ho imparato tanto da Costanzo Celestini alla Lavagnese, ma forse la persona a cui sono più riconoscente è Mauro Viviani, che ho avuto alla Settaurense. A livello di esperienza in generale, Taranto invece è stata la piazza più importante per me, facevamo la serie D davanti a 5 mila persone”.

Quali sono i principi base che vorresti trasmettere?

“Io cerco di trasmettere soprattutto i valori che ho imparato fra i prof, ovvero l'educazione, il rispetto dei compagni e degli avversari, della società e dell'allenatore, e il rispetto delle regole. E poi credo molto nella meritocrazia: se meriti giochi, se meriti alleni...”


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