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Rubriche | 06 novembre 2019, 16:32

LA PSICOLOGIA DELLO SPORT E NELLO SPORT secondo il dottor Riccardo Parrini

LA PSICOLOGIA DELLO SPORT E NELLO SPORT secondo il dottor Riccardo Parrini

Il dottor Riccardo Parrini, 52 anni, nasce come psicologo clinico, curando particolarmente l'aspetto patologico legato alle disfunzioni delle relazioni familiari, fra genitori e figli, o di coppia.

Dal 2013, grazie anche alla sua grande passione per lo sport, si occupa anche di psicologia sportiva.

“Sono stato maratoneta, ho corso 7 maratone -racconta- e in generale sono sempre stato uno sportivo. Ho fatto percorsi di meditazione, curando l'aspetto olistico della crescita della persona,e ho cercato di coniugare questi due aspetti sul binario della mia vita, la psicologia e lo sport”.

Il dottor Parrini insiste sull'importanza della psicologia nello sport:

“Ho constatato nei tempi recenti una profonda trasformazione, un ampliamento degli investimenti sulla parte psicologica nell'ambito sportivo... Ci sono dei modelli di intervento che sono stati maggiormente validati nel corso degli ultimi anni, e che mettono davanti l'uomo rispetto all'atleta. La psicologia dello sporti ci insegna che non si può prescindere dalla crescita dell'individuo, per non rischiare di creare atleti iper stimolati a danno dell'individuo stesso”.

“Bisogna fare attenzione -prosegue Parrini- all'aspetto educativo dello sportivo, alle crescita delle cosiddette abilità trasversali dell'atleta, conosciute anche come “soft skills”. Insomma nel processo di crescita dell'atleta non si può andare a discapito della persona. Lo sport è una esperienza della propria vita che poi si chiude, deve essere quindi vissuto come un'esperienza di crescita evolutiva individuale al di là del risultato”.

La figura dello psicologo è ormai presente in quasi tutte le realtà professionistiche, non è invece ancora utilizzata nel mondo del calcio dilettantistico:

“Non c'è ancora questa figura nei dilettanti perchè siamo indietro! Nello sport professionistico, dove si va continuamente alla ricerca della performance, lo psicologo sostiene l'atleta di spicco nelle situazioni in cui l'atleta è portato a dare il massimo. Nei dilettanti questo non avviene ancora, perchè non si è ancora capito il grandissimo vantaggio che un intervento dello psicologo potrebbe portare”.

Parrini si sofferma sul fenomeno del “drop out”:

“Mi riferisco all'abbandono giovanile delle discipline sportive che purtroppo è in crescita esponenziale. I ragazzi lasciano lo sport perché vivono l'esperienza sportiva come centrata esclusivamente sul risultato e non come un esperienza di vita e ricerca personale. Purtroppo l'organizzazione a livello dilettantistico non è focalizzata sugli aspetti di crescita del ragazzo come elemento centrale”.

Domanda delicata, cosa ne pensa lei dell'obbligo di far giocare i giovani nelle categorie dilettantistiche, salvo poi “abbandonarli” quando non servono più?

“Io credo che da parte della Federazione ci sia un tentativo di dare un messaggio differente. Dobbiamo smettere di individuare campioni a tutti i costi: su 15 mila ragazzi, uno solo diventa professionista affermato, quindi che ne facciamo degli altri 14.999? Occorre dare spazio a tutti, anche a chi non ha prospettive di un certo livello. Riguardo alle regole federali, credo che l'interpretazione che ne viene data dalle società crei un ulteriore danno, si deve lavorare sul cambio di cultura: le società vanno aiutate sulla formazione dei tecnici, bisogna insegnare che è importante vincere, ma anche acquisire la cultura dell'errore, della sconfitta”.

Parrini si sofferma poi sui concetti di “antifragilità” e “resilienza”:

“Avrete già sentito questi termini, che indicano la capacità di rispondere positivamente alle difficoltà... Ai giovani dobbiamo insegnare che proprio perchè si scontrano con una difficoltà grossa, in essa possono trovare la possibilità di un salto evolutivo. Sul ragazzo si può lavorare sulla personalità, insistere sulle esperienze di relazione, sulla gestione della sconfitta. Se le società e i tecnici sono formati, i risultati sono molto diversi. Viviamo in un momento storico che non ha ancora fatto partire in modo sostanziale una nuova cultura anche a livello dilettantistico”.

Il dottor Riccardo Parrini è diventato di recente psicologo della FIGC, e opera nei Centri Federali Territoriali:

“Un'opportunità importante per istruire a livello psicologico tutte le realtà regionali e i tecnici delle società dilettantistiche”.

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