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Calcio | 20 luglio 2016, 13:39

Giampiero Ventura, oggi guida la Nazionale, ieri era alla Sestrese

Il neo ct della squadra azzurra nel ricordo del collega (e suo ex compagno) Luigino Puppo

Giampiero è l'ultimo a destra accosciato. Luigino Puppo al centro, alla sinistra del biondo Mario Alessio.

Giampiero è l'ultimo a destra accosciato. Luigino Puppo al centro, alla sinistra del biondo Mario Alessio.

VENTURA VERDESTELLATO


<La Sestrese? Una delle società che ricordo con più affetto. Forse perchè ero giovane, forse perchè ero agli inizi della carriera. Soprattutto perchè in quell'anno incontra atleti e personaggi di grande spessore sportivo e umano. Su tutti Aldo Cavanna. L'antesignano degli attuali "team manager". Fu lui, quasi trent'anni fa, a capire l'esigenza di un anello di congiunzione tra l’allenatore ed i giocatori come quello tra il presidente e la squadra. Questo ruolo, ormai istituzionalizzato tutti i livelli del calcio, lo inventò proprio lui, Aldo Cavanna. In quegli anni il buon Aldo ebbe una spiccata personalità ed una impeccabile abilità gestionale>.

Parole e pensieri di Gian Piero Ventura, ex mediano - mezzala della Sestrese anni Settanta ed ora Commissario Tecnico della Nazionale Italiana. Il massimo per un allenatore.

Ventura, con forti radici a Genova, o meglio, a Sampierdarena, ricorda con affetto, e tanta nostalgia, quella stagione durante la quale indossò la casacca verdestellata.

<E' strano ma ricordo i volti di quasi tutti i nostri compagni - continua coinvolgendomi nel ricordare quel periodo -. Non potrei dire altrettanto di giocatori, anche di un certo livello, allenati qualche stagione fa. Sono passati trent'anni ma sono tutti lì, schierati, protagonisti di un calcio un pò ruspante, un pò pionieristico ma, soprattutto, molto umano e, per certi versi, anche molto valido sotto il profilo tecnico.

A quei tempi, infatti, c'erano grandi personalità e giocatori di un tasso tecnico invidiabile.

Basti pensare a Claudio Ferrari, "Ferrarin", soprannominato la "perla bianca", oppure a Mariani di Borgotaro (paese che ha dato i natali anche ad Eugenio Bersellini n.d.r.), a quei tempi l'unico vero professionista della squadra. Poi c'erano Mario Alessio, Sergio Ghilino, Roberto Malcontenti, Tino Rusca, Luigino Puppo. Tutti "campioni" in una categoria che, in quegli anni sfornò a più riprese giocatori di un livello internazionale. Un esempio? Giancarlo Antognoni, che giocava nell'Asti Macobi e Claudio Gentile, di proprietà del Varese ed in prestito Arona..."

Gian Piero Ventura arrivò nel 1971 alla "corte" verdestellata del presidente Muratore provenendo dalle giovanili della Sampdoria. Impressionò per il fisico potente dotato, però di grande mobilità e rapidità. Il giocatore, durante la parentesi verdestellata, si mise in luce anche per la personalità dimostrata in campo e fuori dal recinto di gioco. Un predestinato. Stava nascendo un "leader" e, come sempre succede per i grandi, la sua permanenza nella “piccola” Sestrese durò lo spazio di un campionato.

"Dieci mesi che sono rimasti ben impressi nel mio libro dei ricordi - prosegue Ventura -. Molto di più di altre esperienze di livello superiore. Sarà perchè ero giovane, sarà perchè avevo trovato tanti amici, ma quell'anno fu indimenticabile.

All'interno della società c'era uno spirito goliardico e, insieme, molto serio e professionale.

Lavoravamo sodo con l'allenatore Tugnin Ivaldi ed i risultati non tardarono ad arrivare.

Sì, ci divertimmo anche senza lottare per la promozione.

Anzi, ad un certo punto venimmo risucchiati verso il fondo classifica.

In squadra, però, c'erano personalità calcistiche tali da ritornare subito in posizioni più tranquille".

Dopo aver indossato la casacca verdestellata Ventura andò al Sud e giocò in Sicilia per quattro anni nell'Enna. Poi Sanremese e Novese al Nord.

Ancora relativamente giovane ripose le scarpe bullonate per dedicarsi all'attività di allenatore in Liguria.

La prima esperienza fu alla Sampdoria, la società che lo aveva lanciato come giocatore.

Ventura, in poco tempo, diventò il Vice-allenatore della prima squadra. Poi il definitivo distacco dal sodalizio blucerchiato. Prima ad Albenga, poi a Rapallo Ruentes, quindi a Chiavari (con l'Entella vinse il campionato), alla Spezia, nella Centese e quindi a Pistoia dove è rimasto per tre anni conquistando la promozione. Era il preludio di una carriera sempre più brillante. Le successive tappe furono Giarre e Venezia

Alla guida dei lagunari sfiorò la promozione in A.

Mentre a Lecce raggiunse quello che poi gli allenatori riescono a fare: due promozioni consecutive: dalla C1 alla serie A. Poi sempre più su: Cagliari, Sampdoria, Udinese, ancora Cagliari, Napoli, Messina, Verona, Pisa, Bari, Torino e, quindi, storia di questi giorni, la consacrazione definitiva come Commissario Tecnico della Nazionale italiana.


Luigino Puppo

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