Alessio Ferraro, classe 1979, è un altro degli artefici del grande campionato della Superba. Esperto del campionato di Prima B, lo ha già fatto (e vinto) con Impero Corniglianese, Crevarese e Avosso e disputato anche con La Zagara.
“Ci sono tante squadre in lotta, è un girone più combattuto del solito, livellato in cima, mentre di solito ci sono solo una/due squadre a giocarsi il primo posto. Sula carta avrebbero dovuto essere Bargagli/Marassi, ma evidentemente qualcosa non è andato come doveva. Forse con meno soldi che girano le squadre sono più livellate, quando ero più giovane girava più denaro e scendevano anche grossi giocatori in Prima. E poi se io a 38 anni sono ancora sulla breccia, significa che il livello è sceso...”
Come valuti le “sette sorelle” della Prima B?
“Bargagli e Marassi hanno fatto di meno rispetto alle aspettative. Se la Superba è ancora lì nonostante i tanti passi falsi che abbiamo fatto, significa che davanti qualcuna ha rallentato. Mentre Mignanego, Burlando, Multedo e Cogornese hanno fatto qualcosa di più di quello che ci si aspettava”.
Capitan Minnelli ha parlato bene dei vostri giovani, sei d'accordo?
“Abbiamo giovani importanti, non hanno presunzione, stanno zitti e lavorano, siamo più che contenti di loro”.
Quando smetterai?
“Ho 38 anni e sono 3-4 anni che dico che è l'ultimo, mia moglie da 6-7 anni mi dice basta, ma finchè ci saranno Minnelli e Cannizzaro, amicizie che vanno al di là del calcio, non smetterò. Ho avuto la fortuna (perone a parte) di non aver mai avuto grossi infortuni muscolari, giocando sempre le mie 27 partite su 30. E poi la motivazione è la cosa più importante, il progetto Superba mi ha convinto da subito, mi ha fatto venire la voglia”.
Guardiamoci indietro, dove hai i ricordi più belli?
“La Zagara era una grande famiglia, era più di una squadra. Pur senza vincere, con la salvezza come obiettivo, fu una avventura particolare, ma mi sono trovato bene da tutte le parti, specie con Augusto Pintus all'Impero”.
Il compagno migliore?
“Senza nulla togliere agli altri, dico Andrea Cannizzaro su tutti, sono 8 anni che siamo insieme, me lo porto dietro ovunque”.
Il mister che ti ha lasciato di più?
“Faccio tre nomi e ti dico perchè. Alessandro Balbi mi ha insegnato che squadra e gruppo valgono più di ogni cosa, non basta la tecnica, ci vuole Unione. Guido Gardella mi ha fatto capire come si giocava a calcio quando ero ragazzino. Daniele Corona, pur essendo più giovane di me, mi ha insegnato tante cose, movimenti e strategie del calcio moderno che non conoscevo”.
Infine, il dirigente a cui sei più affezionato.
“Uno su tutti. Dalmazio Fossati, gente come lui dà anima e corpo con freddo, ghiaccio e neve, una passione incredibile, ce ne fossere come lui”.