Enzo Ferrari è nato ad Alemana in Chile, l’1/5/79, è cresciuto calcisticamente nelle giovanili del Colo Colo, per poi affacciarsi in “Primera division” cilena, la nostra serie A, con il Palestino.
Buongiorno Enzo, arrivato alla primera division hai cominciato a viaggiare, raccontaci.
Eh, sì, grazie all’aiuto di un procuratore mi sono trasferito in Canada, un grande Paese con spazi enormi per fare sport. All’inizio era molto strano, i campi da Football Americano erano riadattati al calcio, le strutture erano di primissima qualità, una prima impressione molto bella.
Come era il calcio a livello qualitativo?
Beh, dovete sapere che il calcio era giocato soprattutto da latini o da figli di latini, e da gente di colore. C’era molta qualità ma poco senso tattico, i “coloured” poi erano velocissimi.
Come si chiamava la tua squadra?
Edmonton Aviators, una città nello stato dell’Alberta.
L’allenatore come era, preparato?
Veramente no, lo aiutava un collaboratore centro-americano, ma alla base mancava una vera pianificazione a livello allenante, improvvisavano molto, e ciò fu causa di qualche discussione, perché ne venivo dal professionismo e mi ritrovavo in una realtà dove c’erano strutture bellissime ma guidato da persone impreparate, non mi piaceva molto.
Puntavano quindi sulla fisicità?
No, puntavano su tutto, ma senza conoscenze. Un vero peccato perché a livello organizzativo erano fantastici.
Sei passato dal freddo del Canada a quello della Serie A lituana, raccontaci del calcio che hai trovato in questo paese
In effetti dopo sei mesi in Canada mi sono trasferito in Svizzera e ho provato per un mese con il Bellinzona, poi ho firmato con l’ FK Suduva, serie A in Lituania. Ho trovato un livello di gioco più basso che in Canada, ma un allenatore italiano, ligure, Rino Lavezzini, ex allenatore del Genoa e della Lavagnese, che come molti Mister italiani era molto preparato. Iniziammo il ritiro precampionato in mezzo alla neve, lo stadio era molto carino.
E poi come sei arrivato in Italia?
Tramite le conoscenze di un mio compagno di squadra che parlava spesso con Mr. Celestini, allora al Sestri Levante, ma alla fine non firmai, approdando alla Polis di Mr. Mariani, e poi Bogliaco 76, Entella, Caperanese e poi il Finale di Mr. Buttu, sempre in Eccellenza.
Raccontaci il Buttu-Allenatore che hai conosciuto
Grande uomo, con una determinazione feroce, ma bravo a livello umano, molto preparato e con conoscenze del gioco davvero importanti.
Ti sei trovato bene in Italia?
Sì, anche se è stato difficile abituarmi alla vostra mentalità, mi hanno aiutato molto tutti, in tutte le squadre in cui ho giocato.
Enzo, sappiamo che hai giocato anche in una squadra amatoriale con una maglia bellissima, i Navajo, con un coach un po’ strano.
Ahahahah, (ride) sì, sì, eravamo tutti strani lì. Non abbiamo vinto la Coppa per colpa di Simone Spinelli, era una squadra forte, c’era anche Victor Lorenzon, e il Mister con uno squadrone così riusciva a far giocare bene anche Simone Maggi.
Poi sei andato via dall’Italia, come mai?
Negli ultimi tre anni al Finale, grazie anche al presidente Cappa, ho cominciato ad allenare i bambini, divertendomi molto, e quando mi è arrivata la proposta di andare a giocare negli States e contestualmente allenare, non mi son fatto sfuggire l’occasione.
States? E dove Enzo?
A Boca Raton, a pochi chilometri da Miami, in una squadra di amici tutti cileni, abbiamo vinto il campionato regionale e poi sono rimasto ad allenare, soprattutto a fare i camp estivi ed invernali.
Ora sei di nuovo a casa, che fai?
Sono tornato da due anni in Cile, perché volevo iscrivermi al corso per allenatori professionisti, qui è molto serio e completo. La durata del corso è di tre anni, e comprende molte materie, come motricità, bioenergetica, statistica e computisteria. A livello di organizzazione si parla di microcicli e di periodizzazione tattica.
Scuola spagnola e portoghese quindi?
Si queste sono le basi che la Federazione ha scelto per formare allenatori competitivi.
Ora stai allenando?
Adesso sì, una scuola calcio del Colo Colo, e stiamo organizzando un progetto che prevede di mandare ragazzi cileni, tramite borse di studio, ad allenarsi negli Stati Uniti, dove dovranno migliorare calcisticamente e contestualmente anche l’idioma inglese, avranno anche supporto psicologico per adattarsi meglio possibile al cambio di vita che faranno.
Tornerai mai in Italia?
Mi piacerebbe tornare, e cercare di portare squadre a giocare tornei, vorrei creare un vincolo tra l’Italia, ma Genova soprattutto, e la mia terra con un interscambio cultural-calcistico di squadre ed anche allenatori.
Grazie Enzo, spero che tu possa realizzare ciò che hai nel cuore.
Gracias amigo!