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Calcio | 14 febbraio 2019, 11:43

IL RAPPORTO ALLENATORE/GIOCATORE Il parere di Roberto Castagna

Allenatore Uefa B, architetto e Mental Coach in PNL, cura per noi una rubrica in cui analizza tutte le figure del mondo del calcio dal punto di vista tecnico e mentale. Oggi parliamo del rapporto fra giocatori e allenatore.

IL RAPPORTO ALLENATORE/GIOCATORE Il parere di Roberto Castagna

Roberto Castagna, 53 anni, allenatore Uefa B, Mental Coach in PNL, architetto, da qualche anno ha intrapreso un percorso da “motivatore” nell'ambito calcistico. Uomo di campo (ha allenato due anni nel settore giovanile della Sampdoria, da giocatore vanta 25 anni di carriera con una esperienza di 7 anni in serie D), nell'ultimo periodo ha lavorato molto anche “fuori” dal campo, mettendo a frutto i suoi studi di Programmazione Neuro Linguistica.

Da quest'anno cura per noi una rubrica, affrontando tutti gli aspetti “mentali” e “motivazionali” dell'ambito calcistico.

La passione per il campo -spiega- resta superiore a quella di lavorare “fuori” dal campo. Ho voglia di tornare ad allenare, e l'ideale per me sarebbe mettere a disposizione le mie conoscenze sugli aspetti mentali ed abbinarle al ruolo di allenatore “tout court”.

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IL RAPPORTO ALLENATORE GIOCATORE: PRIME SQUADRE E SETTORI GIOVANILI

Innanzitutto vanno distinte le due figure di allenatore delle giovanili e di una prima squadra. Le basi sono le stesse, me mentre coi bambini e coi ragazzi prevale lo stile educativo, con gli adulti è determinante la leadership.

LA FIDUCIA

Premesso che quando vanno bene le cose è tutto più facile, dietro i successi di un allenatore ci sono motivazioni ben precise: determinante è ottenere la fiducia dei propri giocatori, far capire che sei sempre vicino a loro. Questa è una caratteristiche che si impara e che si insegna.

IL PRIMO APPROCCIO CON LO SPOGLIATOIO

Più che primo approccio, parlerei di Approccio in generale. Una volta un buon allenatore era definito colui che sapeva essere autoritario e rispettare le regole. Oggi è esattamente il contrario. Un bravo allenatore conosce non solo le caratteristiche fisiche e tecniche del giocatore, ma soprattutto quelle caratteriali: sa cosa pensa, cosa vuole ottenere, da dove viene, deve creare con lui una buona sinergia. Il giocatore deve sentirsi compreso, e se lo è, mette in atto le sue risorse positive. La qualità del lavoro di un tecnico è direttamente proporzionale a quante più cose sa dei propri giocatori. Il buon allenatore ha una leadership tale, che gli consente di prendere il buono di tutti, di sapersi adattare a ciascuno dei suoi ragazzi, di stabilire con loro empatia.

IMPORRE O ASCOLTARE

L'allenatore che sa soltanto imporre, non sa quello che perde a non utilizzare metodi diversi. Un po' come si dice a un genitore: “Ogni volta che dai una punizione a un bambino, prima o poi te la rifarà ripagare”. Se io allenatore mi metto sul piedistallo, prima o poi il giocatore farà un'azione sbagliata nei miei confronti. Anche nelle grandi aziende per la ricerca dei manager fanno la differenza le “soft skill”, le cosiddette competenze trasversali: fiducia, empatia, autorevolezza, regolamentazione del rapporto, capacità di ascolto, buona comunicazione sono tutti elementi fondamentali

COME GESTIRE GLI “SCONTENTI”

Lo scontento è solitamente quello che non gioca. Ma si gioca in 11, per forza di cose qualcuno non gioca. Un bravo allenatore deve essere in grado di spiegare i propri obiettivi al gruppo e di conseguenza le proprie scelte. Nella PNL il presupposto fondamentale è che dietro ogni comportamento c'è una intenzione positiva. Un allenatore prende da parte lo “scontento” e deve dirgli: “Capisco che tu sia arrabbiato con me ma in questo momento c'è qualcuno che può darmi qualcosa di più, tu devi migliorare in questo aspetto ma devi sapere che fai parte integrante di un gruppo e come tale sei importante”. Tavolta chi gioca di meno ti rema contro perchè pensa di non essere necessario, di non essere utile. Ecco bisogna fargli capire esattamente il contrario.

COME GESTIRE LE VITTORIE E LE SCONFITTE

Il profilo basso paga sempre, ma non deve essere un atteggiamento remissivo. Dei successi bisogna godere, alimentano forza, sicurezza e determinazione, ma non ci deve essere presunzione. Viceversa, nella sconfitta, se un allenatore va a cercare i colpevoli non si va da nessuna parte. Determinante l'autocritica, dare feedback in modo corretto al gruppo e a ogni giocatore: tutto ciò fa sì che la prossima partita diventi una vittoria. C'è poi la figura dell'allenatore “parafulmine”, che si prende tutte le responsabilità, al contrario di quello che scarica le colpe sulla squadra. Il “salvataggio” dei propri giocatori è determinante, bravo è l'allenatore che toglie pressione ad ogni singolo giocatore. Però bisogna sapersele prendere bene le responsabilità, dire una cosa e poi farne un'altra è controproducente”.

IL RAPPORTO COI GIOVANI

Nelle giovanili, l'errore più grande che può fare un tecnico è non prendere in considerazione il singolo ragazzino. Troppo spesso si pensa solo alla vittoria e in modo sbagliato. Un allenatore delle giovanili ha 20 ragazzi che vengono da ambienti, pensieri, desideri, bisogni diversi. Il bravo allenatore punta alla soddisfazione dei propri ragazzi, sa quali sono le esigenze di ciascuno, deve essere un po' psicologo...

L'AMICIZIA, IL TU O IL LEI?

Il rapporto vincente si crea con l'equilibrio, a tutti i livelli. Io allenatore sono tuo amico sempre, ma l'amicizia, se percepita nel modo giusto, va di pari passo col rispetto. Io sono sempre per l'allenatore amico piuttosto che per l'allenatore dittatore. Il tu o il lei non sono determinanti, sta all'intelligenza dell'allenatore strutturare il tipo di rapporto con la squadra. Una volta dare il “lei” era sinonimo di un'educazione di un certo tipo, oggi non c'è una regola precisa, si puà dare del “lei” e avere un rapporto confidenziale o dare del “tu” ma creare dei solchi incolmabili.

IL RAPPORTO COL “FENOMENO”

Se sono un allenatore che pretendo determinate cose, le pretendo da tutti, anche dal giocatore più bravo, che deve rispettare le regole come gli altri. Il “fenomeno” ti vince la partita, la squadra ti vince il campionato”.

L'IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE

Un bravo mister deve sapere essere una cosa sola con il suo giocatore. La comunicazione, al giorno d'oggi, è più che mai importante. Bisognerebbe fare tante domande e dare tante risposte, cosa che vedo fare poco. Gli allenatori spesso non sanno che scuola fanno i propri giocatori, non sanno che lavoro fanno, vedo tanta superficialità. Alcuni sono più attenti al risultato o a far giocare bene la squadra, o a prepararla atleticamente che non a curare la relazione interpersonale col giocatore.

L'ALLENATORE "FALSO"

Dire le cose in faccia a un giocatore è l'aspetto fondamentale. Spesso si sente giocatori raccontare dell'ipocrisia di un tecnico. Queste persone incapaci di un rapporto schietto, dietro nascondono delle paure, non sono persone solide. La qualità della relazione con i singoli giocatori è fondamentale per il raggiungimento di un obiettivo.







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