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AMARCORD | 23 aprile 2019, 21:12

La storia di Sidio Corradi, dalla piazzetta di Porto Ercole ai complimenti di De Andrè

"A 14 anni mio padre mi cacciò di casa perchè andai a fare un torneo ad Orbetello invece di andare a pescare sulla lampara... Mio padre morì pochi mesi dopo ma fece in tempo a consigliarmi di fare il calciatore: ho vinto uno scudetto e sono diventato il quinto marcatore della storia del Genoa"

La storia di Sidio Corradi, dalla piazzetta di Porto Ercole ai complimenti di De Andrè

Sidio Corradi è nato il 7/11/44 a Porto Ercole, provincia di Grosseto, un paese che dista 6 km da Orbetello. Il 7/11/44 è anche la data di nascita di un grande campione come Gigi Riva.

Unico giocatore del Genoa con Marco Rossi ad aver segnato in A, B, C e Coppa Italia, è anche il quinto marcatore rossoblù di tutti i tempi dopo Francioso, Skuhravy, Pruzzo e Milito.

La sua carriera calcistica recita Orbetello, Bologna, Vicenza, Cesena, Varese, Genoa, JuniorCasale.

Il suo esordio Serie A è nella stagione 63/64, nell'anno dello scudetto del Bologna.

Passa poi al Vicenza, al Cesena (27 gol in 3 stagioni), al Varese (dove ottiene la promozione in A), quindi approda al Genoa in C nel 70, risale in A nel 73 e rimarrà in tutto 7 anni con la casacca rossoblù prima di chiudere la carriera con il Casale.

Sidio, partiamo dall'inizio, come comincia la tua carriera?

“A Porto Ercole non c'erano campi sportivi, il mio campo era la piazzetta, sul lungomare... Come ho raccontato nel mio libro “Fame di pallone”, tutto per me cominciò quando un signore che portava le bombole del gas da Orbetello a Porto Ercole mi vide giocare in piazzetta assieme agli amici di infanzia. Avevo 14 anni, non avevo mai giocato in un campo di calcio. In quel periodo si svolgevano a Orbetello i tornei estivi fra bar. Quel signore mi chiese di andare a giocare, io senza pensarci due volte gli dissi “Si vengo” dimenticando però che io ogni giorno andavo con mio padre a pescare e stavamo via tutta la notte. Ma dentro di me volevo fare il giocatore, quindi non pensai più a nulla e accettai l'invito di quel signore...”

Sidio ,che aveva 3 sorelle più grandi di lui, sapeva che avrebbe dato una grossa delusione al suo babbo... e infatti...

“Il giorno dopo feci 6 km a piedi con un asciugamano dentro un sacchetto di plastica, calzoncini corti, una canottiera e un paio di zoccoli ai piedi... Al campo di Orbetello mi diedero un paio di scarpe, di mezzo numero più piccolo del mio. Vincemmo 11-0, con 6 gol del sottoscritto schierato con la maglia numero 9...”

Ma poi?

“Mio padre si arrabbiò a morte e mi cacciò di casa, letteralmente. Venni etichettato come un vagabondo per tutto il paese, che a quel tempo era peggio che essere un figlio di puttana... Trovai rifugio da mia zia, con mia mamma che mi portava la carne di nascosto... Mio padre di li a qualche mese si ammalò di cirrosi epatica, nel mio paese o si facevano figli o si beveva... Prima di morire mi volle parlare, e mi disse di non fare il pescatore, che era un brutto mestiere, ma di fare il calciatore. In pratica si rimangiò quello che aveva detto qualche mese prima. Seguii il suo consiglio, e ho uno vinto scudetto, una classifica cannonieri, e sono stato per 4 anni capocannoniere della mia squadra. Mi reputo fortunato di aver fatto quello che volevo fare, anche se so che avevo fatto un grave torto a mio padre”.

La carriera di Sidio Corradi comincia ufficialmente quando lui non ha neanche 16 anni:

“Giocai 4 partite che poi ci diedero perse perchè non avevo compiuto ancora 16 anni. L'Orbetello allora giocava in Promozione, c'erano squadroni del calibro di Cecina, Cascina, Ponsacco. Vado a fare un provino per la Fiorentina, ero piccolino, avevo le spalle strette, ma non avevo paura. Faccio 2 gol in quel provino, partita vinta 4-2, ma il presidente dell'Orbetello, avvocato Salvati, mi comunica che ad acquistarmi non è la Fiorentina ma il Bologna”.

Nel 60 dunque ecco il salto nei professionisti, alle giovanili del Bologna:

“Dopo qualche anno, l'allora mister della prima squadra, Fulvio Bernardini, mi fece esordire: il 14/2/64 è il giorno del mio debutto in serie A al posto di Pascutti, che faceva l'ala sinistra. Io giocavo all'ala destra, ma Bernardini mi preferì a Bruno Pace. Ero cattivo il giusto, non mollavo mai, avevo un bel dribbling. La partita era Fiorentina-Bologna, quell'anno il Bologna vinse lo scudetto e io entrai nella storia come il più giovane campione d'Italia nella storia della società rossoblù”.

“Alla fine di quell'anno -racconta Sidio- andai sulla tomba di mio padre a ringraziarlo per il consiglio che mi aveva dato in punto di morte”.

Era il Bologna che “tremare il mondo fa”, il Bologna di Haller, Nielsen, Bulgarelli, Fogli, Negri.

Sidio Corradi ci racconta alcuni aneddoti di quella stagione:

“In un Bologna-Torino 4-1, i 5 giocatori del Bologna prescelti nel dopo partita risultarono tutti positivi al doping. Ci tolsero 3 punti, l'Inter prese un vantaggio di 3 punti, ma dopo le controanalisi viene fuori che il Bologna era stato vittima di un boicottaggio, ci ridanno i 3 punti, finiamo il campionato a pari merito e facciamo lo spareggio a Roma. Io dovevo giocare, ancora una volta al posto dello squalificato Pascutti... La sera prima della partita, all'Hotel Quirinale di Roma, io dormivo come sempre in camera con Haller (a volte mi faceva dormire in bagno, era un tipo un po' particolare)..... Venne in camera Bernardini, uomo di una intelligenza superiore alla media, e mi disse che non potevo giocare perchè doveva preparare un brutto scherzo ad Helenio Herrera, allenatore dell'Inter, facendo giocare all'ala sinistra Bruno Capra, un terzino che avrebbe marcato Luisito Suarez. Il giorno dopo finì 2-0 per il Bologna, Nielsen e Fogli. Bernardini aveva avuto ragione”.

Il Bologna manda poi Corradi al Vicenza, in prestito:

“Ma giocai due sole partite, una contro la Juventus, in campionato, a fianco di Luis Vinicio detto O Lione, e una contro l'Inter in Coppa Italia dove mi marcò il mio grande amico Spartaco Landini e feci pure gol”.

Quindi l'esperienza a Cesena:

“Dovevo andare al Catania per 27 milioni, ma il Cesena ne sborsò 37. Finire in Serie C fu una grande delusione. Ma feci 27 gol in 3 anni, non fu poi cosi male”.

Dopo Cesena, ecco il Varese:

“Come allenatore avevo Nils Liedholm, come compagni di squadra Bettega, Braida, Carmignani, Sogliano. Salimmo in A ma per me c'era di nuovo la C dietro l'angolo”.

Sotto le sembianze del Grifone...

“Il Genoa vendeva Mascheroni al Varese, ma voleva me in cambio. Per me tornare in C per l'ennesima volta era un dramma feci un po' di resistenza ma... Successe che nel 70 mi sposai, mia moglie era di Sanremo, feci una scappata a Genova, senza crederci molto, solo per ascoltare le proposte della società....”

Ma fu qualcos'altro a far scoccare la scintilla:

“La sede del Genoa allora era in Via XII Ottobre, esco a Genova Ovest, percorro la sopraelevata e vedo due navi appena varate in porto, la Michelangelo e la Raffaello. Rallento per ammirare lo spettacolo e dico “questa sarà la mia città”, perchè mi ricordava tanto il mio paese natale. Arrivato in sede, firmai immediatamente. Rimasi 7 anni, e sono diventato il quinto cannoniere di tutti i tempi del Genoa dopo Francioso, Skuhravy, Pruzzo e Milito”.

Si parte dalla C ma si fa presto a risalire:

“Mister Arturo Silvestri, detto Sandokan, ci disse subito “In 3 anni vi porto in Serie A”. Detto fatto, vincemmo la C1 (70/71), facemmo un anno di B (71/72), e vincemmo la B (72/73) con sole 3 sconfitte in 38 partite. Poi un'altalena fra A e B fino al 77 quando ho smesso”.

Tanti aneddoti, ma un'immagine è rimasta scolpita nella mente di Corradi:

“Le 1500 persone sulla nave di ritorno da Porto Torres, e le altre 1500 che ci aspettavano sul molo di Ponte Parodi”.

Sidio ricorda tutti i nomi dei giocatori di quel periodo:

“Cini, Speggiorin, Rossetti, Lonardi, Turone, Benini, Traspedini, Urban, Buffon, Maselli, Bittolo, Bordon, Gigi Simoni, Perotti, Garbarini, Spalazzi, Manera, Conti, Damiani, Basilico, Onofri, Castronaro, Gregori, sono solo alcuni dei miei compagni di squadra dell'epoca. Mentre gli allenatori furono Silvestri, che poi divenne ds, Vincenzi e Simoni”.

Il giocatore più forte con cui hai giocato?

“Mario Corso, anche se era in declino, ma aveva i “piedi di Dio”, le sue punizioni a foglia morta erano proverbiali, aveva una intelligenza fuori dal comune, ed era un ragazzo molto umile”.

Il gol più bello?

“Ahimè è stato annullato, in un Genoa-Juventus a Marassi, su un cross di Franco Ferrari, stoppo la palla di petto mentre mi marca Spinosi, di collo pieno batto Zoff, ma l'arbitro annullò perchè secondo lui mi ero liberato fallosamente di Spinosi. Ne ricordo un altro al 90' con la Reggina, quando vinsi la classifica cannonieri della B. Ricevetti il premio Chevron, una colonna romana d'oro con medaglia incorporata che mi fu consegnato l'anno dopo in un Genoa-Fiorentina”.

Sidio Corradi e Fabrizio De Andrè:

“Vi racconto un episodio. Genoa-Lecco del 72/73, 55 mila spettatori, giocammo alle 17, a giugno inoltrato, il Lecco era già retrocesso, noi eravamo già promossi. Alla sera 8 mila persone ci aspettano al Palasport per festeggiare. Fra gli altri, tanti vip come Lina Volonghi, Ernesto Calindri e Fabrizio De Andrè, che io però non conoscevo. Passo davanti a lui e mi dice: “Io sono un tuo estimatore, mi piace la tua “zazzera” che si muove mentre corri sulla fascia”. Il comune amico Gianni Tassio, proprietario del famoso negozio in Via del Campo, mi disse soltanto dopo che quei complimenti erano arrivati da Fabrizio De Andrè”.

Dopo il Genoa, la carriera di Sidio si conclude a Casale:

“Fu Guidone Vincenzi che mi portò a Casale a fare da chioccia a Marocchino e Della Monica, finimmo il campionato secondi in C1”.

I 7 anni al Genoa sono stati il clou della carriera di Sidio:

“Il Genoa mi ha dato tanto, una passione sportiva che non ha eguali, una tifoseria che quando vuole è il dodicesimo uomo in campo, la Nord mi ha dato emozioni indescrivibili, la gente non la vedevi perchè era sommersa dalle bandiere. Io avevo un amuleto, un tifoso me lo regalò, e io lo mettevo dietro un palo della gradinata Nord, una faccia d'angelo con due ali. Nella partita contro il Prato feci due gol, e non ho mai smesso di fare quel rito ad ogni partita in casa”.

Un calcio di un'altra epoca, quello di Sidio Corradi:

“Oggi le bandiere non esistono più, ne ho conosciute solo due, Totti alla Roma e Marco Rossi nel Genoa”.

Oggi Sidio è ancora lì, a difendere e indossare i colori rossoblù, sotto un'altra veste:

“Da 26 anni sono tesserato dal Genoa, come allenatore ho fatto tutto, dai Giovanissimi alla Primavera. Oggi sono un po' il nonno di tutti, in totale sono 33 anni di Genoa, di cui 7 da giocatore. In particolare, oggi seguo i 2003-2004-2005 e il Femminile. La passione rossoblù non muore mai”.

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