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Eccellenza | 24 settembre 2019, 14:49

IL PERSONAGGIO Alessandro Lupo, il talento di Sampierdarena cresciuto all'ombra di Vialli e Mancini

L'attuale allenatore dell'Imperia, leccese purosangue cresciuto a Genova, cugino di Alessandra Amoroso, racconta la sua storia: dalla Samp dello scudetto al giro d'Italia in Serie C, da Guidolin a Cosmi a Giampiero Ventura.

IL PERSONAGGIO Alessandro Lupo, il talento di Sampierdarena cresciuto all'ombra di Vialli e Mancini

Alessandro Lupo (Genova, 22 luglio 1972) oggi è l'allenatore dell'Imperia, una delle squadre candidate a vincere l'Eccellenza.

Ma la sua storia parte da lontano, prosegue lontano attraverso un percorso che lo porta in giro per l'Italia, e lo riporta (quasi) da dove era partito.

La chiacchierata con lui spazia da Vialli & Mancini ad Alessandra Amoroso, dal calore del profondo sud alla freddezza del Nord, attraverso la conoscenza di personaggi di spicco del nostro calcio come Cosmi e Ventura, Guidolin e Tommaso Ghirardi.

Alessandro nasce a Sampierdarena (come il sottoscritto, motivo per cui inizia da subito l'empatia fra intervistatore e intervistato) e muove i primi passi all'Oratorio Don Bosco, il posto dove chiunque sia nato a Sampierdarena negli anni 70 ha passato buona parte della sua giovinezza.

La sua prima squadra è la Levante C, la seconda è il Cosmos Usve.

“Avevo 10 anni -racconta- quando mi comprò la Sampdoria, e li sono stato dei anni, arrivando a giocare con le nazionali giovanili e facendo 8 panchine in serie A, pur senza mai giocare perchè avevo davanti mostri sacri come Vialli & Mancini”.

Era una Sampdoria di altri tempi, dove i giovani non avevano spazio e venivano mandati a farsi le ossa in giro per l'Italia.

“Non giocavo mai, e allora chiesi a Mantovani e Borea di poter essere mandato in prestito. Inizia cosi il mio giro d'Italia. Parto da Empoli in C1 con Guidolin, poi Giarre in C1 con Ventura, quindi Taranto in C1 con Varrella, Castel di Sangro in C2 con Iaconi e il presidente Gravina. Arrivo dunque a Nola (nella foto sotto Lupo è il quarto da sinistra in piedi) in C1, società alla quale la Samp mi vende definitivamente. E li capisco che il mio treno è passato, divento ormai a tutti gli effetti un giocatore di serie C”.

Dopo la C1 inizia il percorso della C2:

“A Livorno in C2 con Stringara vinco il campionato, ad Arezzo in C2 con Cosmi vinco il campionato, poi ecco il primo brutto infortunio della mia carriera ai legamenti della caviglia, e resto fermo un anno e mezzo. Ricomincio a Voghera in C2, poi scendo in serie D a Crema, dove trovo Andrea Pensabene uno dei più bravi allenatori che ho incontrato. Poi Fanfulla in D, Pizzighettone in D con Cesare Fogliazza”.

Dopo Pizzighettone, Lupo torna in Liguria:

“Arrivo a Sanremo, uno degli errori più grandi della mia carriera. Passo 3 mesi con Cichero, che poi viene esonerato alla prima giornata e anche io cambio aria. Vado a Carpenedolo, con il patron Tommaso Ghirardi che poi sarebbe diventato presidente del Parma qualche anno dopo. Vinco l'Eccellenza ma dopo un grave infortunio al ginocchio mi consigliano di smettere. Riprendo invece a Darfo Boario, poi Sant'Angelo Lodigiano, Crociati e poi chiudo la carriera al Riviera dei Fiori in0 Prima categoria”.

Nel frattempo i genitori di Alessandro si sono trasferiti a Bordighera, quindi Lupo diventa imperiese adottivo:

“Anche se io sono leccese di origine, sono il cugino di Alessandra Amoroso, la cantante che porta il mio stesso nome in onore di nostro nonno. Insomma mi sento un leccese purosangue”.

A Imperia, Lupo inizia la carriera di allenatore al Riviera dei Fiori nel settore giovanile:

“Non mi interessavano le prima squadre, cosi ho iniziato coi giovani. La mia prima esperienza alla guida di una prima squadra fu bruttissima, proprio a Imperia, fu un anno travagliato, e proprio per questo sono tornato, perchè voglio riscattarmi”.

Nel frattempo Lupo si lega alla famiglia Del Gratta:

“Con loro alleno al settore giovanile dell'Argentina, poi passo alla prima squadra della Sanremese dove arriviamo per due anni secondi dietro all'Albissola e al Lecco. Quest'estate avevo rinnovato con la Sanremese, ma per incompatibilità di carattere con la proprietà abbiamo scelto di separarci”.

E cosi Lupo risponde presente alla chiamata dell'Imperia, colori nerazzurri come quelli dell'Inter, di cui è tifoso:

“Imperia per blasone, piazza e tradizione non può non puntare alla D, e sono convinto che ce la possiamo fare, ma ci sono altre squadre come noi in grado di farcela. Noi non siamo completi come Sestri Levante e Albenga. Se non viene il raffreddore a nessuno siamo comunque molto competitivi, certo la coperta è un po' corta, la società nel caso saprebbe dove intervenire. Ho molta fiducia in Boggian, la nostra prima punta che se si mette fisicamente in forma può fare la differenza. E poi con gente come Capra, Sancinito, Virga, Guarco, Martelli, Ambrosini e Sassari non possiamo non essere ambiziosi”.

Ritorniamo indietro, qualche rimpianto per aver solo assaporato la serie A?

“Rimpianti? Tanti. Io ho sempre pensato solo a giocare, non ho mai pensato al guadagno, ed è stato l'errore più grande, perchè avrei potuto restare nella rosa della Samp se avessi accettato di non giocare e fare panchina. Avevo talento, se fossi nato in questi tempi dove sei fai due partite bene sei sistemato per sempre, avrei fatto un'altra carriera. Ho fatto comunque 350 partite in C, oltre 500 considerando le altre categorie”.

Hai comunque respirato l'aria dello spogliatoio della Sampdoria di Mantovani. Nella foto sei il secondo da destra in quarta fila in basso:

“Ho conosciuto tante persone belle come Vialli, Salsano, Mancini, Cerezo, Victor Munoz, e ho ricordi meno belli con altri compagni che erano più “pesanti”. E poi purtroppo Boskov i giovani proprio non li vedeva...”

L'allenatore a cui devi di più?

“Antonio Soncini alla Primavera della Samp”.

I giocatori più forti con cui hai giocato?

“Ti faccio due nomi: Vincenzo Montella e Benito Carbone ex Torino, con cui ho giocato nella Nazionale under 18”.

Ricordi le tue apparizioni in Serie A?

“Certo, non ho mai giocato, ma ricordo la mia prima panchina in Serie A a 16 anni, un Sampdoria-Lazio 2-0, doppietta di Mancini, stagione 89-90”.

Sei stato tanto in giro per l'Italia, hai vissuto anche il calore del Sud:

“A Giarre ricordo un anno fantastico, con mister Giampiero Ventura, un grande insegnante di calcio con un carattere un po' particolare”.

Parlaci di Vialli e Mancini:

“Se Vialli arrivasse alla Samp ora lo chiamerei subito. Era un ragazzo splendido, umile, fantastico, estroverso, disponibile coi giovani, sono convinto che se dovesse vedermi ora mi abbraccerebbe. Mancini era molto chiuso, timido, sapeva di essere bravo, comandava lui in quegli anni, ma gli antipatici erano altri...”

Da allenatore, sei soddisfatto della tua carriera, che obiettivi hai per il futuro?

“Mi dispiace solo una cosa. Credo di aver dimostrato in questi anni di non essere uno sprovveduto, tutti gli anni speravo di poter rientrare nel giro dei prof in un settore giovanile, ma non sono raccomandato o ruffiano, quindi non mi è mai stata data questa possibilità. Il mio sogno sarebbe allenare in un settore giovanile importante, la Samp sarebbe il massimo. Avevo ricevuto chiamate dalla serie D fuori regione ma non le ho prese in considerazione...”

 

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