Altri sport - 10 maggio 2020, 23:59

La Pandemia: una occasione di rinnovamento della scuola

Pubblichiamo un articolo di Gaetano Cuozzo, Presidente Comitato Italiano Paralimpico della Liguria, già Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale

La Pandemia: una occasione di rinnovamento della scuola

“Questa emergenza può essere una straordinaria occasione per disegnare un sistema di istruzione migliore” sono le parole della Ministra Azzolina che vanno sottoscritte in pieno. Ma come si “ridisegna il sistema? I punti fondamentali sono: una didattica che tenga conto anche delle esperienze fatte a distanza in questo periodo, ma che utilizzi questo metodo per arricchire l’offerta che non può assolutamente prescindere dal lavoro frontale in classe; una riduzione del numero degli alunni per classe, indispensabile per garantire l’obbligo del “distanziamento” ma in prospettiva utile per superare l’annoso problema delle “classi pollaio”; una ricognizione puntuale degli spazi che tenga conto della messa a norma del 50% del patrimonio edilizio scolastico ancora in sofferenza e di spazi esterni da recuperare per ampliare e migliorare la qualità del servizio. Un programma ambizioso che finalmente potrebbe rompere una tradizionale politica che da tanti anni è in uso in questo Paese e cioè che sul sistema scolastico si deve fare “cassa”, alla stessa stregua di come si è fatta “cassa” sul sistema sanitario e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Una straordinaria stagione è di fronte a noi e allora, poiché la scuola interessa tutti, è necessario che finalmente si accendano i riflettori sul sistema, provocando un coinvolgimento generale che affronti l’emergenza ma che guardi anche in prospettiva.

Vorrei allora fare qualche riflessione sulla cosa fare, in particolare in tema di edilizia scolastica.

Gli attori, in questo caso, oltre al MIUR e al Ministero dei Lavori Pubblici e del Tesoro, sono le Regioni, per il ruolo di programmazione che rivestono e gli Enti Locali quali proprietari o gestori degli edifici adibiti ad uso scolastico. Proprio per superare questo proliferare di competenze è stata da qualche anno istituita la TFES, Task Force Edilizia Scolastica, presente in ogni Regione e quindi anche in Liguria.

È dunque questo l’organismo a cui dobbiamo fare riferimento per gli interventi che si riterranno necessari onde mettere le scuole nelle condizioni di poter fare fronte all’emergenza, utilizzando “l’occasione” come suggerisce la Ministra per ridisegnare l’intero sistema dell’edilizia scolastica in questa Regione.

Chi sono gli interlocutori naturali di questa struttura? Certamente oltre agli Enti Locali, la Direzione Scolastica Regionale, i Capi d’Istituto, le Organizzazioni sindacali, i rappresentanti dei genitori e degli alunni, le associazioni delle famiglie delle persone con disabilità e tutti quelli che sono direttamente interessati a che la scuola garantisca il massimo dell’efficienza e della sicurezza.

Il Comitato Tecnico Scientifico Nazionale, come è noto, sta predisponendo i protocolli che regolamenteranno il funzionamento del servizio, una volta riaperti gli istituti, a cui si dovranno attenere tutti gli utenti della scuola. Il rispetto della relativa normativa sarà presumibilmente a carico del Dirigente Scolastico che, in caso di incidenti, potrà essere ritenuto responsabile, per cui sarà necessario predisporre ogni cosa con la massima puntualità.

Per converso, le nostre strutture scolastiche non godono di buona salute: molte scuole sono ancora prive del certificato di prevenzione incendi, di abitabilità, sono presenti ancora barriere architettoniche, sono prive di accorgimenti di riduzione energetica e questo perché, per la maggior parte, sono state costruite ante legge sul collaudo statico che è del 1976.

Tutto è arcinoto e messo ogni anno in particolare evidenza da puntuali rapporti di Cittadinanzattiva.

Mi preoccupa anche una eventuale limitazione derivante dal protocollo sugli accessi e sul numero limitato di studenti per classe, che potrebbe pregiudicare il processo di integrazione scolastica degli alunni disabili, ormai consolidato da più di 50 anni di esperienza. Non vorrei che a qualcuno venisse in mente di riproporre scuole speciali o classi differenziali, sarebbe non una “straordinaria occasione di ridisegnare il sistema”, ma una formidabile retromarcia.

Parlo di questo problema della integrazione perché da qualche anno sono il Presidente regionale del CIP, Comitato Italiano Paralimpico, e quindi particolarmente interessato alla pratica sportiva delle persone disabili in generale e degli studenti disabili nel contesto scolastico.

Dal nostro Osservatorio abbiamo rilevato che ancora molti ragazzi con disabilità a scuola non praticano lo sport, pure previsto dai programmi ministeriali. Studi scientifici di settore sostengono che l’educazione fisica e motoria è da considerare a tutti gli effetti momento riabilitativo e di conquista di autonomia personale e di miglioramento per l’autostima. Uno dei motivi principali dell’esonero è la presenza di barriere architettoniche e la impossibilità di fruire della palestra scolastica.

Per questo abbiamo più volte sollecitato i Sindaci a considerare con attenzione la necessità di mettere a norma le palestre onde evitare palesi discriminazioni, in contrasto anche con la nostra Carta Costituzionale.

Ma forse ora ci posso essere le condizioni per mettere in cantiere una proposta che potrebbe venire incontro sia alle esigenze del mondo della scuola sia a quelle dello sport di base: la realizzazione di palazzetti dello sport, serventi a più scuole e quando non utilizzati dagli studenti a disposizione delle società sportive attive su quel territorio dato e ai cittadini del quartiere. È un progetto che già negli anni 80 aveva elaborato il sottosegretario alla P.I. di allora Luigi Covatta con delega all’educazione fisica, prevedendo di impegnare una quota dei 4 mila miliardi destinati dal Ministro Falcucci a interventi sull’edilizia scolastica.

Propongo di riprendere questo progetto che, se portato a termine, potrebbe risolvere problemi di accesso e di gestione delle strutture, con la possibilità di mettere in essere tutti gli accorgimenti necessari per favorire la pratica sportiva, non solo agli studenti disabili, ma anche a tutti i cittadini, qualsiasi sia la loro condizione.

Si potrebbe anche operare una puntuale ricognizione sul territorio, verificando l’esistenza e il possibile utilizzo di spazi pubblici al coperto o allo scoperto, per realizzare laboratori aperti alla partecipazione di piccoli gruppi di alunni, per lo più delle classi elementari. Tali laboratori, in occasione della bella stagione, potrebbero fungere da “centri estivi” e accogliere le richieste di famiglie, che in più occasioni, hanno richiesto la realizzazione di questo servizio. Sulla realizzazione dei “laboratori”, mi risulta che in Emilia Romagna vi sia uno studio molto avanzato.

Sono queste solo delle sollecitazioni per un dibattito più ampio e partecipato che ci deve vedere impegnati a dare idee e contributi alla realizzazione di una vera riforma-rivoluzione del sistema dell’istruzione.

È evidente che per fare interventi strutturale del tipo proposto servono importanti risorse economiche.

Forse anche per quelle il tempo è quello giusto. Sentiamo parlare di centinaia di miliardi che saranno a disposizione del nostro Governo per affrontare la crisi. Pare che una parte molto significativa l’Europa la metta a disposizione per interventi di tipo sanitario. Proponiamo che gli interventi sul sistema scolastico e formativo abbiano la stessa dignità e la medesima esigenza di risanare il Paese e impegniamoci per quantificare e pianificare gli interventi, chiamando a fare da regista quella Task Force che ho citato prima e che è già presente nella nostra Regione.

Nei giorni scorsi abbiamo letto che altri stanno sollecitando interventi nel settore dell’edilizia scolastica: Filippo delle Piane, vice presidente dell’ANCE Nazionale, la fondazione Garrone, Associazioni di categoria, L’Associazione Nazionale Presidi che ne ha parlato in un recente convegno su “Scuola Si-Cura” e altri addetti nel settore. Anche noi, Comitato Paralimpico della Liguria, interessati a promuovere la pratica sportiva per gli studenti disabili, intendiamo dare il nostro contributo e per questo, sin da ora, diamo la nostra disponibilità.

Gaetano Cuozzo
Presidente Comitato Italiano Paralimpico della Liguria
Già Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale

Genova, 10 maggio 2020

 

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