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Calcio | 17 maggio 2020, 00:01

BUON COMPLEANNO E 10 DOMANDE A... Cristiano Cinacchio!

L'ex dirigente di Avosso e Sporting Casella oggi compie gli anni e festeggia... rispondendo alle nostre 10 domande

Cinacchio con éPaolo Dellepiane

Cinacchio con éPaolo Dellepiane

 

1 Tanti auguri, come festeggerai oggi?

1 – Grazie. Guarda sinceramente sono arrivato ad uno di quei turning point che preferirei tenere nascosti!!! Ne parlavo con amici recentemente, quando ero piccolo (e per un bambino di 6-7 anni di inizio anni ‘90 erano importanti solo tre cose: calcio, calcio e calcio) consideravo i 35 anni l’età in cui un giocatore diventava “vecchio” e iniziava a pensare al ritiro. La soglia prima della quale aveva ancora tot anni di buona carriera e dopo la quale era da scusare perché “non ce la faceva più”.

E oltretutto ci si è messo anche il virus a bloccare le cose. Quindi farò un pranzettino di pesce dai miei, per una volta non cucinato da me ma ordinato al “Pibe” di Montoggio. Crudité di tonno come starter e raviolini all’astice. E la sera magari un Dvd di Gilberto Govi. Appena poi quello là ci darà il ‘liberi tutti’ ho comunque promesso una grigliata di festeggiamento agli amici.

2 Come stai vivendo questo momento così difficile per tutti noi?

2 – Guarda da una parte c’è una grossa preoccupazione per le sorti del paese. Siamo di fronte al peggior governo nella storia della Repubblica, sono stati compiuti degli errori enormi, dovuti all’incompetenza, che influenzeranno purtroppo pesantemente l’andamento economico del paese negli anni a venire.

Guardando a me personalmente io invece sono stato molto fortunato, ho sempre lavorato, non facendo un giorno di ferie forzate o cassa integrazione. Grazie al lavoro del nostro team che ha lavorato da casa la mia azienda è riuscita a riaprire prima del previsto, risparmiando periodi di fermo ai nostri operai, e questa è stata una grossa soddisfazione. Inoltre l’essere “costretto” a stare a casa mi ha permesso di dedicarmi ad una cosa che amo particolarmente che è la formazione personale. Mi sono dedicato a conoscere degli ambiti che era da molto che volevo approfondire e questo nel mio stile di vita è una cosa molto importante.

Recentemente ho visto un video su Facebook in cui un opinion leader del mondo della finanza, Marco Casario, definiva questo periodo l’”occasione della vita” per poter dedicare più tempo a sé stessi, alle cose che ci piacciono e alla propria formazione. Purtroppo leggo sui social che la maggior parte delle persone non ha colto quest’occasione, annoiandosi, drogandosi di televisione e internet, ma d’altronde se in Italia siamo il paese con il più alto tasso di analfabetismo funzionale in Europa (il 75% delle persone legge meno di 20 libri l’anno, agghiacciante!!!) un motivo ci sarà, “chi è causa del suo mal pianga se stesso!”.

3 Che futuro vedi per il mondo del calcio dilettanti? Quando la ripresa e quali decisioni prenderesti per promozioni/retrocessioni?

3 – Qui c’è da fare una distinzione.

Il calcio professionistico DEVE ripartire. Mi fa ridere chi dice che il mondo dello sport dovrebbe fare un passo indietro nel momento del virus e delle morti; è insensato qualunquismo. Il calcio cessa di essere sport quando diventa professionistico, i due aggettivi hanno tratti semantici incompatibili. Il calcio professionistico è una delle prime industrie del paese per fatturato e per persone coinvolte. Ed il calcio professionistico non deve ripartire per fare piacere a Cristiano Ronaldo, lui probabilmente se ne starebbe volentieri ad allenarsi sotto il sole a Madeira, ma deve ripartire per le migliaia di magazzinieri, receptionist, addetti marketing, impiegati negli uffici, che guadagnano quanto un operaio e che sono da ormai due mesi in cassa integrazione. Ed hanno lo stesso diritto di lavorare di ristoratori, barbieri, estetisti, albergatori…

Per il calcio dilettantistico questo discorso non vale ed è di molto più difficile gestione, anche per la diversità di condizione da regione a regione. Mi spiego: in terza categoria a Genova ormai da anni i playoff non servono a nulla, e tutte le prime 5 squadre in classifica vengono promosse. Al momento le prime 5 hanno fatto il vuoto in classifica sulle inseguitrici e sono poi di fatto le 5 che erano partite alla vigilia con ambizioni di promozione. Non ci sarebbero quindi problemi a congelare la classifica e promuoverle. Pensa però alla situazione della Lombardia, 26 gironi di terza categoria, 24 di seconda categoria, annate in cui addirittura le vincitrici dei playoff non salgono. In questi casi non si può certo congelare le classifiche e qualcosa va studiato per concludere la stagione, con tutte le problematiche che ne derivano alle varie squadre. Mi auguro che Roma lasci spazio decisionale alle varie federazioni ma in un mondo di carrieristi come questo penso sia un’utopia.

4 Un passo indietro: nella tua carriera più ricordi, rimorsi o rimpianti?

4 – Se c’è un rimpianto è legato alla carriera di calciatore. Io ho smesso negli Allievi dopo che qualche anno prima nel 1998 ho avuto un brutto infortunio, simile a quello avuto da Maurino Bertarelli col Bodoe Glimt, lussazione della rotula e lesione del tendine rotuleo. Ma non ero uno “serio”, ero il classico che durante i giri di campo si allacciava le scarpe. Con la testa (ed il fisico, 70 kg, manco all’epoca pesavo così poco!) di adesso avrei potuto divertirmi.

Per quello che riguarda la mia carriera di dirigente, è durata 13 anni, trascorsi tra seconda e terza (non ho mai accettato offerte dalla prima in su: c’è l’imposizione delle leve obbligatorie, e questo richiede una conoscenza dei settori giovanili che non ho mai avuto) dove ho: preso una squadra che arrivava da un campionato da 7 punti in terza categoria, la ho portata due volte in prima, quando è fallita ho rifondato un club storico del calcio genovese, senza blocchi di calciatori che arrivavano da altre squadre, lo ho portato in seconda, ponendo le basi per la futura promozione in prima sotto altra denominazione. Due campionati vinti e quattro promozioni. Se mi guardo indietro mi sento bravino!

5 Fra 10 anni dove ti vedi: di nuovo sul campo, e in che ruolo? O basta calcio?

5 – Guarda ormai da tre stagioni sono fuori dal giro del calcio dilettantistico, e da due non vado più a Marassi. “Il calcio ha significato troppo per me”, citando il tuo quasi omonimo, ed è vero perché il calcio ti lega la vita ad orari e periodi, non puoi fare una vacanza se non nella finestra temporale estiva, non puoi scappar via un weekend, la sera ti obbliga ad uscire quando sei stanco e quando sei malato. Per non parlare dell’aspetto economico e di tutte le spese a fondo perduto. In questi ultimi anni ho riscoperto la libertà di programmare. Oltretutto la lontananza da questo mondo non mi pesa. L’estate successiva alla chiusura dell’Avosso ho ricevute 9 offerte, dalla terza alla promozione, quest’estate solo due e di “prammatica”, anche rifiutarle quindi non diventa più un problema, ed il mondo del calcio dimentica velocemente. Quindi tra 10 anni mi vedo come spettatore, sempre innamorato della teoria calcistica e della sua storia ma sempre meno interessato all’aspetto pratico.

6 Cosa non rifaresti nel tuo percorso calcistico se potessi ritornare indietro

6 – Non mi muoverei in prima persona nella ricerca degli sponsor, non ho proprio la mentalità del commerciale, ma cercherei una figura a livello dirigenziale preposta a questo scopo.

7 Aggiungi o togli una regola al calcio: cosa sceglieresti? 

7 – Sicuramente la Legge Bosman. Reintrodurrei il vincolo e comunque mi muoverei per portare il calcio a quello degli anni ’80: tre stranieri per squadra, campionato a 16 o 18 squadre, con conseguenti rose ridotte, retropassaggio al portiere valido. E soprattutto tutte le partite in contemporanea la domenica alle 15.

8 Diventi presidente di una squadra dilettantistica: a chi la faresti allenare e che colori sceglieresti

8 – Sia Sporting Casella che Avosso erano gialloblù quindi non potrei che scegliere quei colori. L’allenerei io, a meno di non ricevere una chiamata, in rigoroso ordine di importanza, da Arrigo Sacchi, Marco Giampaolo o José Mourinho. In quel caso farei un passo indietro.

9 Un calciatore di serie A per amicizia viene a giocare nella tua squadra: chi vorresti che fosse?

9 – Alessio Pirri

10 Genoano, sampdoriano o.... un giudizio sul momento della tua squadra del cuore

10 – Doriano, ovviamente. Il grosso male della Sampdoria in questo momento è la tifoseria. Una tifoseria miope e influenzabile, mossa da soggetti che in un paese civile non avrebbero esposizione mediatica.

Invece sono riusciti a farsi infinocchiare su una presunta trattativa, di un Tycoon americano che vive nel Maryland e con base d’affari a Londra (quindi in una città che pullula di squadre, militanti in un campionato che ancora permette di guadagnare dal calcio), che avrebbe voluto investire nel Doria perché “amava la riviera ligure di Levante”.

Garante della trattativa un Grande Campione ed una Grande Persona, che però non sappiamo purtroppo se vedrà l’alba del 2021 e in quel momento era in altre faccende affaccendato. Una trattativa montata ad arte per minare la credibilità di Ferrero, che non si presenterà certamente alla grande, ma ha risposto alle critiche con il lavoro quotidiano.

Ferrero meriterebbe un monumento per come ci ha salvato nella disgraziata stagione di Zenga. E chi sostiene il contrario si riguardi Sampdoria-Lazio 2-1, i tre punti che ci hanno salvato senza i quali saremmo arrivati dietro il Carpi: Lazio in vantaggio al 3’, primo tempo in cui arrivano 12 volte davanti alla porta e sparano in gradinata, rigore sbagliato da Candreva (che nella Lazio non aveva mai sbagliato un rigore) e secondo tempo con rimonta e grasse risate tra gli amici Ferrero e Lotito in tribuna.

La verità è che la Sampdoria è al massimo del suo potenziale, una campagna europea è un salasso economico e rischia di ritornare come un boomerang sulle prestazioni in campionato a causa della partenza anticipata e dell’eccessivo numero di partite.

Questo Ferrero da persona intelligente lo ha capito e lo testimoniano i tre anni della gestione Giampaolo in cui la Sampdoria ha fatto il 75% del campionato nelle prime 6 (per non dire 4) posizioni, per poi chiudere sempre intorno al nono/decimo posto. Ferrero viene vessato perché parte del ricavato della vendita di Obiang è stato impiegato per altre questioni, ma vorrei vedere se non si è mai fatto un film con la cessione di Cavani, o un freno a disco col ricavato della cessione di Pogba.

Chi lo contesta si merita i Comitati Strategici, i Guastoni, i Marchesetti e gli Artipoli, e di andare in Europa con Curci e Volta rinforzi titolari.

Auguro lunga vita a Ferrero e da appassionato di Sampdoria e di tattica mi auguro che in futuro possano essere nuovamente scelti allenatori come Marco Giampaolo in grado di mostrarci sempre idee nuove e farci divertire.

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