Nato a Genova il 22 novembre 2001, Tommaso Perasso è un ragazzone di 18 anni con la testa sulle spalle con la grande passione per il calcio, ma oggi il suo primi pensiero è superare l'esame di maturità in tempi di coronavirus!
Nato a Genova, ha mosso i primi passi calcistici con la maglia dell'Albaro, con cui ha giocato fino ai 12 anni. Poi è passato al Pieve per due stagioni, quindi Goliardica per due anni, dove ha giocato e perso due finali regionali. Poi il passaggio all'Albissola nella Juniores Nazionale e poi nella Berretti, con 4 panchine in serie C, dove ha vissuto i primi momenti nel mondo dei grandi con mister Lavezzini.
Quest'anno l'esordio in serie D a Lavagna con 22 presenze e 3 gol in 963 minuti giocati.
Tommaso, come è stato l'approccio alla serie D?
“Un bel salto, umanamente e calcisticamente, ma Lavagna è stata una scelta azzeccata, mi sono trovato bene con tutti, dal presidente al direttore, dal mister ai compagni”.
Descrivi il tuo ruolo:
“Diciamo che mi sono sempre sentito una punta centrale, sono alto 1,80 e abbastanza ben messo fisicamente, ma con il passare dei mesi mister Nucera mi ha messo esterno alto a destra, un ruolo che secondo me mi ha avvantaggiato molto. Ultimamente mi trovo veramente in questo ruolo, sono contento della scelta del mister”.
Parlami di mister Nucera:
“E' stato una grandissima scoperta, un grande allenatore, mi sono trovato molto bene con lui, lo ringrazio per avermi fatto esordire tra i grandi. Grazie a lui ho segnato questi tre gol in 22 partite, è stato bravo nel periodo negativo a dirci di non mollare mai e insieme siamo riusciti a ribaltare una situazione davvero brutta”.
Raccontaci i tuoi tre gol:
“Il primo è stato il primo gol ufficiale della Lavagnese di questa stagione, l'ho segnato alla Sanremese, un gol che non mi aspettavo, perchè ero partito dalla panchina, sono entrato nell'ultimo quarto d'ora, e su calcio d'angolo ho firmato l'1-1 finale. Il secondo gol l'ho segnato contro il Ligorna a Rapallo, di testa, un po' fortunoso, partita purtroppo persa 4-3. Il terzo gol alla prima partita del 2020 a Ghivizzano, vinta 3-1”.
Nella vita che studi fai?
“Frequento il Liceo Classico Doria, mi ha aiutato molto frequentare una scuola così importante, mi sono organizzato lo studio con il massimo impegno e ho ottenuto ottimi risultati senza essere mai rimandato”.
Obiettivo nella vita e nel calcio?
“Penso che farò l'Università, e poi spero di salire ancora qualche gradino nel mondo del calcio. In Serie D mi esprimo bene, e vorrei giocarmi le mie carte anche l'anno prossimo, visto che i 2001 saranno in campo sempre. Non so ancora se rimarrò a Lavagna, ma so che la società ha espresso il desiderio di tenermi”.
Sei seguito dalla BSM, l'agenzia di Stuto e Marraffa, come ti trovi con loro?
“Davide e Gigi mi hanno aiutato tanto nella scelta della Lavagnese, mi hanno instradato bene, mi seguono sempre, mi scrivono, sono presenti agli allenamenti, sono davvero molto contento del rapporto con loro”.
Come hai vissuto questo periodo di stop forzato dalla scuola e dal calcio?
“Quando è iniziata la quarantena, ero infortunato per uno stiramento, e ho accusato il colpo, il calcio mi è subito mancato e avrei voluto continuare per vedere cosa sarebbe successo in campionato. Per quanto riguarda la scuola, non fare lezioni in classe ma farle da casa è una cosa ben diversa, insomma mi sono dovuto adattare”.
Cosa pensi del coronavirus e sei fiducioso per il futuro?
“Credo che ci stiamo avvicinando a una riapertura definitiva, al ritorno alla vita normale. E' un problema mondiale che stiamo affrontando nel migliore dei modi, spero vivamente che a settembre si torni alla normalità”.
Il tuo idolo nei professionisti?
“Da juventino, dico Mario Mandzukic”.
Il tuo modello nei dilettanti?
“Credo che Simone Basso e Giacomo Avellino dentro e fuori dal campo siano due esempi da seguire”.
Chi sono gli allenatori a cui devi di più?
“Ho avuto un rapporto molto speciale con tutti i mister, cito senz'altro mister Nucera, mister Lavezzini, mister Fossati, mister Ambrosi, e mister Cipani che è stato il primo a farmi passare da centrocampista ad attaccante, direi che ci ha visto lungo”.
Differenze fra la Serie C e la Serie D?
“Sono due campionati non troppo differenti per qualità di gioco, la diversità maggiore sta in alcuni singoli come Martignago, davvero devastanti”.
Tra 10 anni dove ti vedi nella vita e nel calcio?
“Spero di continuare a giocare a calcio, magari tra i professionisti, se non sarà così vorrei trovare un lavoro che mi appaghi, mi piacerebbe fare il fisioterapista”.
A chi dedichi l'esordio in D e i tuoi tre gol?
“Sicuramente al DS Adani e a mister Nucera, se lo meritano tutto”.