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Calcio | 15 ottobre 2020, 15:43

EMERGENZA CORONAVIRUS NEL CALCIO Le riflessioni e i dubbi dei protagonisti

In previsione del nostro incontro serale con il Presidente Ivaldi, abbiamo registrato alcune considerazioni di allenatori, dirigenti e presidenti del calcio ligure

EMERGENZA CORONAVIRUS NEL CALCIO Le riflessioni e i dubbi dei protagonisti

DAVID CESARETTI (Allenatore Rivasamba)

Il presidente Ivaldi sta facendo tantissimo per il nostro mondo. Sono d'accordo perfettamente con Schiazza. Fermarsi ora sarebbe una follia. Dobbiamo convivere col virus, rinviare partite, ma non fermarsi. Sarebbe una mazzata per tutto lo sport. Vorrei inoltre che i genitori del settore giovanile potessero partecipare agli allenamenti e alle partite, altrimenti finisce che i genitori non li portano più i ragazzi a giocare. Con il distanziamento e le mascherine il pubblico può rimanere sugli spalti secondo me. Si rischia di perdere tanti tesserati.

MARCO PIROVANO (allenatore Campomorone)

Penso che in questo momento, per come si stanno mettendo le cose, ci sarebbe da fare una attenta valutazione coinvolgendo le società per poter trovare una soluzione comune che tenga conto della situazione sanitaria e nel contempo permetta di far svolgere i campionati in maniera regolare tenendo comunque in primo piano la salute delle persone.

CORRADO SCHIAZZA (Allenatore Sestrese)

Nessuno obbliga nessuno a giocare e ad allenarsi. Chi crede che smettendo di giocare a calcio il virus sparisca o non lo si prenda è lontano anni luce dalla realtà. Il virus è ovunque, certo bisogna migliorare e avere accortezza ma bisogna tentare di fare una vita normale, questo è il mio pensiero. Per convivere con il virus intendo che dobbiamo serenamente accettare che qualche partita può saltare e si recupererà quando si potrà. Ma non capisco cosa voglia dire mettere a repentaglio lavoro e famiglie: il Covid da ultimi dati si prende per il 75 % nelle famiglie, se te lo prendi sui mezzi di trasporto o al supermercato al lavoro avremmo disagi. Se poi vogliamo un campionato regolare dove si giochi tutte le domeniche allora era giusto non ripartire, ma per me è giusto provarci e accettare serenamente che tutte le domeniche qualche partita non si giochi. Questo per me vuol dire convivere con il Covid.

DAVIDE BARACCO (Ds Taggia)

Che differenza c’è tra la vita di un giocatore professionistico e un dilettante vista la differenza di precauzioni che vengono adottate? E visto che la maggior parte ne fa di questo una passione e non un motivo di vita mentre è una questione lavorativa per chi ci dice di giocare, dovrebbero metterci anche nelle condizioni idonee per poter giocare ossia fornirci tamponi o sierologici e tutto ciò che viene fatto per far sì che si possa giocare come i professionisti. Troppo costoso? Non ne vale la pena? Allora non vedo altra soluzione che fermarsi.

NICOLA D'AMATO (Presidente Ruentes)

Siamo state una delle prime squadre ad avere avuto un caso Covid in questa stagione. come sta succedendo con i ragazzi dell’Arenzano, diversi giocatori e dirigenti, al momento hanno fatto un passo indietro perché non possono rischiare il lavoro per ulteriori quarantene. ma fondamentalmente il punto è: perché dopo aver fatto il tampone, con esito negativo, bisogna stare a casa fino alla fine della quarantena? Se dopo il tampone ci fosse il liberi tutti (allenamenti, lavoro, scuola) il problema sarebbe quasi risolto... Un'altra cosa importantissima: se un tesserato risulta positivo, decade la visita medica, quindi va rifatta, ed essendo stato positivo al covid, ci è stato detto che ci saranno ulteriori visite/accertamenti. Qui c'è un'altro bel casino perchè il protocollo per le visite idoneità sportive post-covid è solo per i professionisti, mentre per i dilettanti sembrerebbe non esserci ancora...quello per i professionisti è una giornata di visite in day-hospital dal costo di circa 500€... così ci hanno detto gli studi medici sportivi qui a Rapallo...

MARCELLO VINELLI (Allenatore)

Capisco che il calcio muove un giro di soldi e di persone molto importante però non bisognava ripartire ma aspettare gennaio 2021 e vedere come si evolveva la situazione....... Giusto o sbagliato?

SIMONE FERRANDI (DG Borzoli)

E' vero che le società che hanno un positivo possono contattare Alisa e avere un tampone in tempi brevissimi? E' vero che ci sono contributi per le società? E' vero che in caso di positività di un giocatore, verranno fermati solo i compagni della squadra del contagiato, perchè le altre persone (vedi gli avversari) sono considerati contatti occasionali e non diretti?

UMBERTO IOZZI (Allenatore Via Acciaio)

In questo momento, con l'aumento quotidiano di contagi, perché non ci fermiamo tutti un mese o se necessario anche due, per vedere se c'è un miglioramento e poi riprendere e terminare il campionato eventualmente anche in agosto? Penso che la salute di tutti sia più importante, proseguendo tutte le altre attività ci sono molte probabilità di contagio e continuando anche la nostra le aumenteremmo sicuramente di più pur attenendoci a tutte le norme.

SILVIO FRANGIONI (Presidente San Desiderio)

Secondo me la FIGC doveva cominciare prima i campionati, con contagi bassi, e mettere una pausa in autunno, dove poter recuperare eventuali partite rinviate. Non è stata prevista invece nessuna pausa. Evidentemente c'è qualche dinamica a noi sconosciuta per cui non si prova a modernizzare il calendario. Hanno inventato l'Eccellenza a due gironi e poi non hanno pensato a istituire date per recuperi. Serve un accordo con le ASL per agevolare le società sportive. E la decadenza della visita medica in caso di positività la reputo assurda. D'accordo con Schiazza, si va avanti ma navigando a vista.

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