Giocatore di grandissimo talento. Nel 2005 il nostro Matteo Cileone lo ha intervistato per le pagine di Settimana Sport...
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Quasi tutti i bambini che da piccoli giocano a pallone hanno il sogno di diventare, da grandi, calciatori professionisti. Pochi, per non dire pochissimi, riescono a realizzare questo sogno. Uno di questi è Luca Spatari che è riuscito a giocare in palcoscenici importanti.
Luca, da grande anche te volevi fare il calciatore?
“In realtà non era proprio il mio sogno. A me piaceva giocare a pallone ed ero affascinato dal mondo del calcio. Anche quando ho ricevuto offerte importanti sono sempre stato con i piedi per terra e il primo obiettivo è stato divertirsi”.
Quali sono state le tappe fondamentali della tua carriera e le persone più importanti che ti hanno aiutato?
“La prima persona importante, sicuramente, è stata mister Olmino che quando militavo nella Rivarolese mi faceva sempre giocare andando alle volte anche contro le regole: molte volte giocavo anche senza allenarmi. Altra tappa fondamentale è stata la mia esperienza alla Cairese: ero ancora molto giovane, avevo solo 18 anni, e ancora non avevo dimostrato nulla ma Pizzorno, direttore sportivo della squadra, ha creduto in me e mi ha fatto mettere in mostra. L’anno successivo sono stato prelevato dalla Sanremese del presidente Borea e del ds Morganella; lì è stata un’altra vetrina, sono riuscito a riconfermarmi e a far il salto di qualità. Infine, un’altra persona fondamentale per la mia carriera è stato Sartori, direttore sportivo del Chievo Verona, che mi ha preso da un campionato di Eccellenza e mi ha lanciato nel mondo dei professionisti”.
Come è stata la tua avventura al Chievo Verona?
“Ho passato tre anni fantastici. Quella era una società seria e ben organizzata. Lì ho incontrato un ottimo allenatore come De Biasi che mi ha migliorato sotto molti punti di vista. Dopo due anni passati in C1 siamo riusciti a centrare la promozione in serie B e quella è stata una grande soddisfazione”.
In serie B hai anche segnato un gol.
“Mi ricordo bene quella partita: era contro la Lucchese. Ho provato una grande gioia”.
Quale è stata la partita più emozionante che hai giocato con i professionisti?
“Quella che mi ha fatto provare più emozioni è senza dubbio la partita di Coppa Italia nel 1996 allo stadio Delle Alpi contro la Juventus. In quella squadra, allenata da Marcello Lippi, giocavano giocatori del calibro di Baggio, Vialli, Del Piero e confrontarmi con loro è stato bellissimo. Fu per me una partita fantastica e riuscii anche ad esprimermi a buoni livelli”.
Hai qualche rimpianto?
“Rifarei tutte le scelte che ho fatto. Un rimpianto, però, ce l’ho: dopo la parentesi a Carpi in C1 ho ricevuto un’offerta allettante dall’Acireale in C2 ma, al contrario di quello che mi consigliavano tutti, ho rifiutato soprattutto per la lontananza da casa. Tornassi indietro cambierei la mia scelta”.
Dopo anni a girare tra i professionisti o semi-professionisti sei tornato a giocare nei dilettanti. Quanti anni pensi ancora di giocare? E dopo, che farai?
“Anche il mondo dei dilettanti è una bella realtà che nel suo piccolo porta grandi soddisfazioni. Io ho intenzione di giocare ancora un paio di anni sempre qui vicino a casa. Poi, dato che ho già il patentino da allenatore, vorrei provare l’avventura in panchina. Preferirei fare l’allenatore più in prime squadre che in squadre di bambini”.
Matteo Cileone