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AMARCORD | 12 novembre 2020, 16:32

AMARCORD#107: riviviamo il calcio dei dilettanti...

AMARCORD#107: riviviamo il calcio dei dilettanti...

Ancora oggi è un punto di riferimento in panchina. Ma vediamo cosa diceva su Settimana Sport nel 2005...

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Mister Monteforte: quando si parla di tre attaccanti, specialmente a questi livelli, vengono subito in mente le tue squadre...

“Da qualche stagione a questa parte, effettivamente è così, e la cosa non può che farmi piacere. Mi piace molto giocare in questa maniera, perché ritengo abbia certi requisiti. La mia filosofia predilige la ricerca della porta avversaria rispetto alla difesa della porta, soprattutto se si hanno giocatori in grado di saltare l’uomo e di creare la superiorità numerica”.

Già, i giocatori. Sono loro a determinare il modulo o deve essere il tecnico ad imporlo?

“Fortunatamente ho quasi sempre avuto la possibilità di scegliere i giocatori giusti per il modulo che prediligo, ma non sono certo un integralista come qualcuno potrebbe pensare. Nel calcio ci vuole intelligenza, ed è chiaro che, il giorno in cui non avessi il materiale umano a disposizione per attuare un certo tipo di gioco, non avrei nessun tipo di problema a cambiare”.

Come deve essere un bravo allenatore, secondo te?

“A mio giudizio, un bravo tecnico deve mettere i calciatori a proprio agio, cercando di render loro le cose il più semplice possibile. All’inizio della stagione cerco sempre di dare entusiasmo a tutto lo spogliatoio, cercando di infondere negli interpreti la mia filosofia. La gestione di un gruppo deve essere, però, basata su delle regole, altrimenti si rischia di perdere il polso della situazione. Durante la settimana cerco sempre di confrontarmi anche con le idee dei giocatori e di affrontare con grande serenità le eventuali divergenze di opinioni che si creano. Alla domenica, però, sono ovviamente io a dover scegliere, ed ovviamente sono l’unico su cui devono ricadere le responsabilità”.

Ma a quale allenatore si ispira Monteforte?

“Ovviamente mi piace molto Zaccheroni, un grande precursore del 3-4-3. Mi piacciono, però, anche Zeman, Spalletti, Del Neri e Prandelli, tutti figli di una precisa filosofia: la ricerca del gol”.

E gli schemi?

“Con la palla in movimento credo che il lavoro tattico vada egualmente diviso tra fase offensiva e difensiva. I calci piazzati, invece, li ritengo di vitale importanza: nei professionisti il 40% dei gol viene statisticamente sulle palle inattive. Nei nostri campionati, forse, questa percentuale scende leggermente, ma sono comunque convinto che lavorare su questo aspetto faccia comunque la differenza”.

Quale, infine, tra gli allenatori che hai avuto, ti ha insegnato di più?

“Dirne uno mi risulterebbe difficile. Credo che tra quelli che mi hanno dato di più ci siano Locatelli, Barlassina e Casaretto. Quest’ultimo, tra l’altro, fu il primo a dirmi che sarei diventato un allenatore”.

Matteo Scala

Fra.Cas.

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