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Calcio | 03 dicembre 2020, 23:40

LA MIA AVVENTURA A SETTIMANA SPORT Il pezzo strappalacrime di "Frankie" Defano

"Passano gli anni, tante certezze vengono meno, ma Settimana Sport è sempre la stessa. Da vecchio collaboratore talvolta non riesco a seguirne tutti gli ultimi sviluppi, ma presto o tardi la ritrovo sempre davanti a me: ne parla un amico, leggo un'intervista sul web, oppure Paolo Dellepiane riesuma un'antica foto stile dagherrotipo e la condivide"

Defano è l'ultimo a destra in piedi

Defano è l'ultimo a destra in piedi

I 25 ANNI DI SETTIMANA SPORT, NELLA TESTIMONIANZA DI UN ALTRO DEGLI STORICI COLLABORATORI, IL MITICO FRANCESCO "FRANKIE DEFA" DEFANO.

Passano gli anni, tante certezze vengono meno, ma Settimana Sport è sempre la stessa. Da vecchio collaboratore talvolta non riesco a seguirne tutti gli ultimi sviluppi, ma presto o tardi la ritrovo sempre davanti a me: ne parla un amico, leggo un'intervista sul web, oppure Paolo Dellepiane riesuma un'antica foto stile dagherrotipo e la condivide.

Gli anni passano ma Settimana Sport rappresenta sempre la stessa consolante sicurezza, per la gioia di calciatori e addetti ai lavori liguri. Come mai? In un mondo editorial-giornalistico che spesso ha più difetti che pregi, a prima vista non si spiega.

Settimana Sport è un eccesso di romanticismo, una nave che procede sicura in un mare a volte calmo, altre tempestoso, ma senza mai perdere di vista la rotta.

Troppo banale ma inevitabile citare la voglia instancabile di chi da anni lavora a questo gioiello, insieme alla passione di presidenti e dirigenti che hanno apprezzato e sostenuto questi sforzi. Tutti insieme sempre avanti, nella convinzione che un'isola felice come Settimana Sport sia un bene da preservare per tutti.

I mostri sacri che mi hanno preceduto nel raccontare genesi ed epopea di Settimana Sport hanno già citato l'importanza di una redazione come questa nella preparazione di chi lavora come giornalista, dunque non mi soffermerò su questo e altri aspetti simili.

Le lezioni imparate però rimangono. Ecco la prima. Ultimi mesi del 2004, mi presento un pomeriggio, parlo con i direttori e dopo due giorni ricevo la telefonata per la mia prima partita.

Mi aspetto una tranquilla Terza categoria, invece mi mandano a vedere Bolzanetese-Imperia di Eccellenza. Penso a un errore, uno scambio di persona, poi mi rassegno e vado allo sbaraglio temendo di combinare pasticci.

Non incontro nessun problema particolare, e la lezione che traggo è proprio questa: non c'è differenza tra la Terza e l'Eccellenza, lo spirito del gioco del calcio è sempre lo stesso, e così il lavoro del giornalista.

Anni dopo ne ho avuto un'ulteriore conferma seguendo il Genoa per Radio 19: l'essenza del calcio è sempre quella che si ritrova in Terza e in Eccellenza (quel che cambia è ovviamente il giro di soldi, ma questi sono dettagli). Sembrano banalità gratuite, ma sono quelle rivelazioni che aiutano a comprendere persone e situazioni che poi ci si ritroverà davanti lungo il cammino.

Gli aneddoti da raccontare sarebbero infiniti. Ne cito uno che reputo emblematico: un'intera giornata trascorsa insieme al mio "gemello" Massimo Losito a reperire indizi su Castelnovese e Vezzano, neonati club spezzini sui quali aleggiava un'ombra di mistero.

Decine e decine di telefonate per risalire almeno al nome di un dirigente, e poi informazioni contrastanti, l'enigma che si infittiva. Una vera e propria caccia al tesoro.

Questo per spiegare come muoversi in questa realtà sia spesso difficile, e il lavoro del giornalista sia un po' come quello dell'investigatore, che deve ricostruire fatti di cui spesso conosce molto poco.

Un'altra prova ardua erano le interviste ai bambini, di gran lunga più difficili di quelle ai calciatori di serie A. Il duro lavoro veniva però ripagato grazie ai tanti rapporti umani che si creavano ben presto con presidenti, allenatori, dirigenti e calciatori: alcuni adesso sono più attempati e magari stanno uscendo dal giro anche se la passione è rimasta immutata, altri purtroppo non ci sono più e averli avuti come compagni di viaggio anche se solo per qualche anno è stato un onore.

Erano anni di gioventù, di tabelliname bieco, di redazionali sull'edilizia, di programmone, dell'agognata mangiagione la domenica a tarda sera, di almanacchi, di improbabili partitelle, di una grande redazione che sapeva gestire quantità di lavoro abnormi: oltre ai già citati Paolo e Massimo anche Luca Ghiglione e Francesco Casuscelli, quindi Luca Pastorino, Matteo Cileone, Matteo Dell'Antico, Fulvio Banchero e tanti altri collaboratori che non posso citare per esigenze di spazio. Tutti grandi professionisti che mi hanno trasmesso qualcosa.

Mi piace pensare di aver contribuito, nel mio piccolo, a rendere grande Settimana Sport, anche se i collaboratori vanno e vengono, Settimana Sport, si sa, resta sempre la stessa.

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