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Calcio | 07 dicembre 2020, 11:22

LA MIA AVVENTURA A SETTIMANA SPORT Le "memorie" di Matteo Scala

Forse non tutti sanno che... l'attuale Team Manager del Napoli mosse i primi passi da giornalista nella nostra redazione di Via La Spezia... Era la fine degli anni '90 e...

LA MIA AVVENTURA A SETTIMANA SPORT Le "memorie" di Matteo Scala

PROSEGUE IL VIAGGIO NELLA STORIA DI SETTIMANA SPORT.

OGGI LE MEMORIE SONO QUELLE DI MATTEO SCALA, OGGI SUI CAMPI DI SERIE A ED EUROPA LEAGUE COME TEAM MANAGER DEL NAPOLI, MA CHE NON HA DIMENTICATO LE SUE ORIGINI.

HA PRATICAMENTE TOCCATO TUTTE LE CATEGORIE DEL CALCIO, DAI DILETTANTI AI PROFESSIONISTI, E LO HA FATTO PRATICAMENTE IN TUTTI I RUOLI, PORTIERE, PREPARATORE, ALLENATORE, DIRIGENTE E GIORNALISTA.

SENTIAMO COSA RICORDA DEI SUOI ESORDI...

Ricordo ancora la data, 8 giugno 1999. Da una parte del telefono, mio padre, ai tempi allenatore della Concordia, dall’altra Paolo Dellepiane, Direttore di Settimana Sport.

Chiacchieravano scherzosamente, come ogni martedì, su quanto pubblicato quella mattina su Settimana Sport: “Mister, ti è piaciuto l’articolo questa settimana?” – lo incalzò il buon Paolo; “così così, caro Paolo - rispose il buon Alfio - a sto giro, se ti vuoi far perdonare, devi prendere mio figlio a scrivere con te.” Scoppiarono a ridere. La verità, però, è che quella volta mio padre non scherzava affatto.

Detto, fatto. Il colloquio si tenne in Via La Spezia, sede appena rinnovata, il giorno dopo, alle ore 16.00 in punto. Di fronte a me il Direttore, Paolo e il suo socio Luca (Ghiglione).

A 18 anni ancora da compiere ero una macchina quasi perfetta: recitavo le formazioni dei dilettanti come quella della grande Inter e sciorinavo pillole di calciomercato degne del miglior Maurizio Mosca.

Ricordo ancora che, se Paolo mi guardava con una certa curiosità, Luca mi scherniva con uno sguardo sospettoso (quella faccia avrei imparato a conoscerla più tardi…), quasi come a voler dire: “eccolo qua, un altro che sa tutto lui….”

Nonostante tutto, mi diedero fiducia.

Già al primo articolo (il punto sul mercato di Promozione), li sorpresi con una notizia bomba: il presidente del Ligorna, nel giro di qualche giorno, si sarebbe insediato alla guida del Molassana, con l’obiettivo di puntare subito all’Eccellenza. Per capirci, un po’ come andare ad un colloquio alla Gazzetta dello Sport e dire che il presidente del Milan vuole comprare l’Inter.

Mi presero per pazzo, ma l’articolo andò in stampa.

Chiaramente andò come avevo pronosticato, e da quel giorno, la favola ebbe inizio.

Piccolo aneddoto: ai tempi si lavorava ancora con i dischetti (i famosi floppy) ed io lo consegnai in redazione puntualmente, entro il venerdì sera.

Poi, come abitualmente facevo, partii per un weekend al mare, destinazione Deiva Marina.

Sabato mattina, mi squilla il telefono, era il Direttore “Caro Matteo, il tuo pezzo non può andare in stampa, il dischetto è danneggiato”.

Nessun problema, risposi io, parto subito dal mare per portarne un altro, con buona pace di quel santo di mio padre che mi accompagnò (la patente, che per quel lavoro era fondamentale, arrivò solo pochi mesi dopo…).

La mia passione per il giornalismo la cullavo fin da bambino, e mi si presentava un’opportunità che mi avrebbe consentito di seguire il calcio e guadagnare qualche soldino.

Pensare di fare il dirigente di calcio di mestiere, all’inizio, era un sogno lontano anni luce e mai avrei pensato, successivamente, di poterlo realizzare.

Furono anni bellissimi; la prima parentesi durò fino al 2003. Ricordo ancora la prima partita: Pontecarrega- Cep, Seconda Categoria, finì 3-3: articolo, pagellone, e interviste, quasi mezza pagina, un sogno.

Da lì in poi, un’escalation di emozioni e di lavoro, dopo poco tempo entrai nella società, insieme ai due pilastri sopra citati e all’ottimo Simone Arveda.

Ricordo ancora i due avvenimenti più importanti dell’anno: l’uscita dell’Almanacco del Calcio, fiore all'occhiello di Sportmedia (così si chiama la società) e le classifiche dei Top 11 di fine stagione (frutto della media voto di tutto il campionato) che sfociavano in una prestigiosa kermesse disputata nel mese di giugno allo Stadio “Luigi Ferraris” di Marassi.

In quella occasione, non poteva mancare la mitica formazione dei giornalisti “della rosea dei dilettanti”, di cui ero portiere, che sfidava la rappresentativa di Terza Categoria.

Ricordo con piacere e un pizzico di nostalgia quando mi tolsi addirittura la soddisfazione di parare un rigore sotto la gradinata Nord (sulle mie doti di estremo difensore, meglio sorvolare….).

Si lavorava come matti tutta la settimana, ma che bei momenti passati insieme: la gioia del calcetto a Coronata il lunedì sera, quella del campionato AICS del mercoledì (in entrambi i casi era obbligatorio il terzo tempo) poi il momento pizza della domenica sera, rigorosamente dopo le 22. Prima si chiudevano le pagine de “Il Secolo XIX”, poi finalmente si cenava, in attesa di fare notte fonda per ultimare le pagine di “Settimana Sport”.

Due pizze e due bibite erano il minimo sindacale per tutti, perché il weekend calcistico era spesso fatto di toast nei freddi bar dei campi della provincia e thè caldi nell’intervallo.

Il martedì il giorno cruciale, quello delle “designazioni” da parte del direttore: tutti ad ambire alla gara più avvincente, magari anche di Seconda o Terza Categoria, poco importava, l'importante che fosse la partita di cartello.

E poi la raccolta dei tabellini e delle interviste in redazione il sabato e la domenica sera, grazie alle quali si sono instaurati rapporti che durano ancora oggi.

Il primo anno mi era stato attributo il girone D di Seconda categoria, successivamente la Promozione B.

Il martedì, invece, era dedicato a rispondere alle telefonate dei lettori protagonisti: chi ti chiamava per i ringraziamenti (molti) a chi ti “cazziava” per qualche brutto voto o per un giudizio poco lusinghiero.

Un’esperienza incredibile, nata grazie ad un’idea incredibile, figlia di un calcio, quello dilettantistico, che purtroppo oggi è in piena crisi economica e di valori.

Lo chiamavamo il “fantastico mondo dei dilettanti”, ricco ed avvincente, con grandi tornei estivi (Coppa del Sindaco e Marchisotti su tutti), ma soprattutto composto da personaggi che sapevano fare Calcio.

Nel 2003, come detto, finì la prima collaborazione con Settimana Sport: il Servizio Civile prima, e la chiamata di Telenord poi, mi costrinsero a lasciare.

Nel 2005, comunque, arrivò la seconda chiamata. Nonostante fossi impegnato nei weekend con la tv, mi chiesero di occuparmi di alcune rubriche settimanali: fu un ritorno al passato graditissimo.

Nel 2006, però, la chiamata di Telegenova divise nuovamente le nostre strade.

Restano i ricordi, bellissimi, soprattutto di persone splendide che mi hanno accompagnato in una esperienza straordinaria e irripetibile della mia vita.

25 anni (e 1000 edizioni del Secolo XIX) sono passati e Settimana Sport è ancora li: oggi come allora, tra mille difficoltà, rimane un punto di riferimento del calcio dei dilettanti e io, con grande orgoglio, sono felice di poter dire a voce alta di averne fatto parte.

Buon Compleanno Settimana Sport!

Matteo Scala

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