"Il primo ringraziamento va alla famiglia Compagnoni, in particolare a Stefano e a Roberta, che mi hanno sempre trattato come un figlio. Li ringrazierò sempre, e non mi stancherò mai di farlo, in un momento particolare della mia vita sono stati fra i pochi che mi hanno accolto e dato l'opportunità di lavorare, non so quante persone lo avrebbero fatto al loro posto, saranno sempre nel mio cuore, e io ci sarò sempre per loro, in un momento delicato non si sono dimenticati di me.
La Lavagnese mi ha dato tantissimo e io ho dato tantissimo alla Lavagnese, ne sono strafelice, sono contento di essere cresciuto, di aver imparato, di aver dato e ricevuto tanto alle e dalle persone.
Ringrazio l'esecutore materiale della mia promozione in prima squadra, Simone Adani, a prescindere da come sia finita. Ovviamente quando si arriva a una rottura c'è sempre un motivo, ma io ho una educazione particolare e penso che tutto quello che abbiamo vissuto insieme lo sappiamo noi e rimane dentro lo spogliatoio, sono cose nostre e tali devono rimanere.
Ringrazio la società in toto, dal direttore Bellusci, al team manager Focacci, ad Andrea Fusieto per me una grande spalla, e voglio menzionare gli invisibili, le persone più importanti in un progetto di squadra, staff e struttura, le persone che lavorano dietro le quinte, tutte persone favolose, a partire dalla mia seconda mamma Mariano Pacini che da 10 anni mi lava le mutande, persone senza le quali non si andrebbe avanti, come l'addetto al campo Mauro Ottone. Io vengo dal basso e ci tengo a parlare di loro. Dei fisioterapisti Andrea Parodi, Simone Panizza e Simone Moreno...
Ringrazio lo staff tecnico che mi ha dato una grande mano, Mariani, Genovese, Tuccio, Nassano e naturalmente Enzo Ranieri a cui faccio il più grosso in bocca al lupo.
Sono di Lavagna e resterò sempre il primo tifoso della Lavagnese, il primo risultato che chiederò alla domenica sarà il loro, da tifoso vero e non da gufo.
Ultimo, ma non ultimo, anzi fondamentale un grandissimo ringraziamento alla squadra, al capitano Jack Avellino, a tutti i ragazzi di Lavagna, ai ragazzi che vengono da fuori, ringrazierò tutti per sempre per quello che mi hanno dato".
Gianni Nucera è un fiume in piena. L'addio alla panchina della Lavagnese dopo 8 anni di militanza non è stato ancora metabolizzato e tanti sono i sentimenti che gli frullano nello stomaco.
Gianni, due giorni dopo come ti senti?
"Devo ancora somatizzare, è ancora troppo presto, mi mancherà il lavoro sul campo, non sono pronto ancora a rispondere, è ancora troppo fresca, ma sto bene, sono conscio di quello che ho fatto, ho dato e ricevuto tanto alla Lavagnese, affrontiamo questo momento che fa parte del mio percorso di vita e di crescita".
Onestamente, te lo aspettavi?
"No, fino al Bra c'era un clima di grande euforia, di ottima gestione dei momenti positivi, l'esonero non era nei miei più lontani pensieri. Poi è successo qualcosa, e nelle rotture è inutile cercare il colpevole, le colpe stanno sempre a metà, io ho le mie, altri hanno le loro, ma non c'è nessun tipo di problema, peccato perchè non siamo riusciti a portare a termine un lavoro più che positivo".
Ti senti di dare un consiglio a Ranieri?
"Non sono nelle condizioni di dare consigli, il mio successore ha a che fare con ragazzi in gamba, capaci, all'altezza di portare avanti la stagione. Il calcio poi è una roba strana, una brutta bestia, va veloce, bisogna essere dentro le dinamiche quotidiane per capirlo".
Questa squadra dove può arrivare?
"Non lo so, è una domanda particolare, la squadra ha grandissimi valori umani e tecnici, sono conscio del valore dei miei ex ragazzi, e non penso che i punti fatti siano stati così pochi, auguro loro di arrivare il più in alto possibile ma non so esprimere esattamente un parere in merito".
Pensi che quelle tre sconfitte molto sonore abbiano influito sulla scelta della società?
"Mah, non penso, l'obiettivo della Lavagnese non è vincere il campionato, quelle tre partite spostano relativamente l'equilibrio di una classifica che si, poteva essere migliore ma anche peggiore".
In tutti questi anni di Lavagnese, che momenti vuoi ricordare?
"Sono stati 8 anni intensi, prima al settore giovanile, con giovanissimi, allievi, juniores, poi da secondo di Venuti e Tabbiani, poi da primo allenatore. Ricordo tanti momenti belli, quante risate ci siamo fatti, mi mancherà l'aspetto umano che è quello che conta più di tutti, specie in una realtà come Lavagna. Sono stato benissimo con tutti, c'è sempre stato un grande gruppo, ricordo le risate con "bomba" Croci, con Parodi, con Nassano, col direttore, i momenti in autogrill dopo le vittorie restano indimenticabili".
Cosa c'è nel futuro di Gianni Nucera?
"Bah, io non ho una vita facile, ho un momento personale un po' complicato, a dover ricominciare sempre da zero a volte ti mancano le forze ma cerco sempre di fare il meglio per me e per i miei cari. Calcisticamente chissà cosa succederà, magari mi chiama l'Hertha Berlino o magari chissà mi metterò a fare dell'altro..."