Altri sport - 28 marzo 2021, 23:24

L'impresa di Simone Perona

Il primo atleta italiano con disabilità intellettiva a percorrere 120 km nell’ultramaratona di 24 ore

L'impresa di Simone Perona

Mentre scoccava la 24esima ora, dopo aver percorso 120 km, Simone guardava le persone a lui più vicine chiedendo più volte: “Ce l’ho fatta?"

L’obiettivo, quando si è iscritto alla BiUltra 6.24 che si è conclusa a Biella da poche ore, era riuscire a percorrere 100 km in 24 ore, Simone è andato ben oltre, insegnando a tutti che si può vedere oltre le disabilità: 63 esimo su 285 partecipanti. All’arrivo non era solo, con la sua gioia e con il suo orgoglio, a lasciarsi andare stremato in un pianto liberatorio, ma era insieme a tutte quelle persone, familiari e amici, che lo hanno incoraggiato in questi anni. Una fiducia che ha permesso a Simone di raggiungere grandi conquiste, come quella di oggi che vanno oltre una gara ed abbattono stereotipi e pregiudizi nei confronti delle persone con disabilità intellettive. Imprese come queste favoriscono quella trasformazione culturale necessaria, affinché a tutti venga data la giusta opportunità di mettersi in gioco per crescere e migliorarsi, con fiducia, nello sport così come nella vita. Lo sport insegna a superare i propri limiti, a credere in se stessi e nelle proprie capacità: quando Simone Perona, 35 anni di Vandorno, frazione del Comune di Biella, ha iniziato a correre nessuno si sarebbe aspettato che sarebbe arrivato così lontano. Dai 5.000 e 10.000 metri Simone è passato ben presto alla mezza maratona, stabilendo all’arrivo, in quella di Brescia, il personale record di 1h e 53’. Un crescere di emozioni e traguardi che lo hanno portato, oltreoceano, a conquistare una medaglia d’Argento ai Giochi Mondiali Special Olympics di Los Angeles, nel 2015. Ancora in lui vivo il ricordo di un’esperienza umana indescrivibile; anche in quell’occasione, Simone ha pianto due volte: “Alla partenza perché credevo di non farcela ed all’arrivo, ma quelle erano lacrime di gioia perché mi sono sentito fiero ed orgoglioso di me stesso”.  La corsa è diventata per Simone proprio una sfida con se stesso, un mettersi alla prova, ogni giorno, per superare le proprie paure. Ha così intensificato i suoi allenamenti specializzandosi, negli anni, nella maratona: quella di Verona, nel 2016, l’ha chiusa in 4h e 33’ ma al di là dei tempi c’è la conquista di una maggiore fiducia ed autonomia che gli ha permesso di spingersi sempre oltre, ponendosi nuovi obiettivi. Simone, che nel 2019 aveva già preso parte al medesimo evento nella 6 ore, si è preparato per circa 2 anni a questa nuova impresa: ogni mattina ha percorso 4 km con la sua bicicletta per andare ad allenarsi al Parco della Burcina di Biella; allenandosi 6 giorni alla settimana per circa 5 ore al giorno. L’ultramaratona di 24 ore Simone l’ha corsa con il pettorale 2025: anno in cui l’Italia, dopo aver ufficialmente presentato la candidatura a livello internazionale, auspica di ospitare a Torino i Giochi Mondiali Invernali di Special Olympics. “Ho capito che avrei potuto provarci qualche anno fa, quando corro provo grandi emozioni, serenità e gioia: per me correre significa stare bene con me stesso. Simone dedica questo suo traguardo a tutti gli atleti Special Olympics che ogni giorno dimostrano di poter essere protagonisti di grandi imprese, così come ai suoi genitori ed a Charlie, il suo tecnico, che hanno sempre creduto in lui. In quella linea di arrivo varcata, quel traguardo raggiunto, non c’è solo la vittoria di Simone, ma di tante famiglie e tanti altri atleti che sognano una vita fatta di fiducia, opportunità ed inclusione. La voglia di Simone di mettersi in gioco è un esempio che dimostra come nessun obiettivo possa essere considerato irraggiungibile senza averci prima provato. È per questo che la sua personale sfida Simone l’ha già vinta, ancor prima di correre l’Ultramaratona, perché ha compreso che con passione, impegno e determinazione si può sempre migliorare e crescere diventando, ogni giorno, una persona migliore.

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