Outsider, underdog, sorprese: lo sport ha tanti modi di definire chi, a dispetto dei pronostici, trionfa in una gara o in una competizione superando avversari ben più quotati. È il bello dello sport: a volte, a vincere non sono gli atleti migliori in assoluto ma quelli che, con costanza, tenacia e applicazione, riescono a superare i propri limiti, arrivando là dove nessuno pensava potessero arrivare.
Lo sport ha regalato spesso storie di outsider che ce l’hanno fatta: alcune grandi vittorie inaspettate si sono avute nel calcio, come la Danimarca a Euro 1992 o il Leicester campione d’Inghilterra, altre ci sono arrivate alle olimpiadi, per esempio l’exploit di Bradbury ad Atlanta 1996. Il tennis ha visto affermarsi un tennista atipico come Chang all’Open di Francia del 1989, mentre nel poker sportivo spesso sono arrivati al trionfo gli “underdog” come Chris Moneymaker nel 1993, che vinse le World Series of Poker a sorpresa, dopo essersi qualificato con una spesa di soli 39 dollari.
Nel calcio italiano, per esempio, quando si parla di sorprese non si può citare il Verona di Bagnoli. Stagione 1984-85, le candidate alla vittoria sono le solite: Juventus, Milan, Inter, il Napoli del neoarrivato Diego Armando Maradona. Invece, a trionfare sono i gialloblu, guidati in panchina da un allenatore esperto, una vecchia volpe del calcio, e in campo dal tedesco Briegel, da “Nano” Galderisi e da “Cavallo Pazzo” Elkjaer, fortissimo calciatore danese più volte vicino a vincere il Pallone d’Oro.
Il Verona, dopo una cavalcata inarrestabile, vince il campionato davanti al Torino e l’Inter con 43 punti.
Analoga alla vittoria del Verona è la vittoria del Leicester nel 2016. La squadra inglese, guidata dal decano degli allenatori italiani Claudio Ranieri, si aggiudica la Premier a dispetto delle grandi favorite: Manchester City, Manchester United, Liverpool e Tottenham. Trascinati dal centravanti Jamie Vardy e dai colpi di classe di Mahrez, il Leicester vince un campionato da vero outsider. Gli anni successivi sono stati avari di soddisfazione, ma quel campionato rimarrà nella storia.
Rimarrà nella storia anche la vittoria della Grecia a Euro 2004. Gli ellenici partono per fare un campionato europeo dignitoso: la rosa è discreta, ma manca un vero campione, e le speranze di arrivare anche solo ai quarti è ridotta. Tuttavia, in panchina siede un allenatore esperto che sa come far rendere al meglio i giocatori: il tedesco Otto Rehhagel, che nel 1998 aveva condotto alla vittoria della Bundesliga una squadra neopromossa, il Kaiserslautern.
La Grecia passa il girone grazie alla differenza reti, e di lì in poi succede il miracolo grazie a una tattica spartana, ma efficace: difesa solida e “corto muso”, per usare le parole di uno degli allenatori più pagati della Serie A, Massimiliano Allegri. 1-0 contro la Francia di Zidane, 1-0 contro la Repubblica Ceca di Nedved, poi la finale contro il Portogallo di Ronaldo, Figo e Rui Costa. A risolvere la partita a favore della Grecia è un attaccante misconosciuto, Angelos Charisteas, che negli anni a venire finirà nell’ombra. Così come la Danimarca nel 1992, che però aveva campioni del calibro di Schmeichel e Bryan Laudrup, a vincere la massima competizione europea per nazioni è una delle squadre meno quotate.
Anche nel tennis ci sono state vittorie sorprendenti. Nel lontano 1989, un tennista americano non certo altissimo, Michael Chang, a poco più di 17 anni vince il Roland Garros grazie a un tennis energico ed efficace, oltre a qualche furbizia come la battuta dal basso che, insieme ad altri giochetti psicologici, innervosì Ivan Lendl, l’avversario favorito.
Nel 2010, è stata la “nostra” Francesca Schiavone a vincere, un po’ a sorpresa, il Roland Garros: il tabellone femminile sembrava dover essere di Serena Williams, che però in semifinale viene sconfitta da Samantha Stosur. Schiavone elimina, una dopo l’altra, Regina Kulikova, Ferguson, Li Na, Maria Kirilenko, Caroline Wozniacki: in finale, si sbarazza in due set di Stosur e trionfa, inaspettatamente.
Concludiamo con una vittoria inaspettata passata alla storia anche grazie a un leggendario sketch della Gialappa’s Band: il trionfo di Steven Bradbury alle Olimpiadi invernali di Salt Lake City del 2002. Dopo una serie di infortuni gravissimi, tra cui la rottura di due vertebre e un taglio al quadricipite ricucito con più di 100 punti, l’australiano vince la gara di short track sulla distanza di 1000 metri grazie a una serie di cadute rocambolesche degli avversari, lo statunitense Anton Ohno e Ahn Hyun-Soo. Oggi l’espressione Doing a Bradbury è entrata nel linguaggio col significato “avere un colpo di fortuna incredibile”.