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Eccellenza | 27 marzo 2023, 18:06

VITA DA NUMERO 1 / PIETRO CAVAGNARO DEL RIVASAMBA

Classe 1998, nativo di Cicagna, scuola Sampdoria, vanta due panchine in Serie A ed esperienze in Serie C e D. Oggi è uno dei protagonisti del grande campionato dei calafati arancioneri

VITA DA NUMERO 1 / PIETRO CAVAGNARO DEL RIVASAMBA

(Nelle foto sopra: Pietro in panchina in Udinese-Sampdoria del maggio 2017 e durante un Genoa-Samp Giovanissimi del 2012)

Pietro, cominciamo dall'impresa di ieri a Imperia:

"Pensando al blasone delle due squadre capisco che chi non ha visto la partita possa parlare di impresa, ma posso dire invece che è un po' che stiamo facendo bene, anche se manca qualche giocatore siamo una squadra forte, a livello di prestazioni e di risultati siamo molto continui, sono cinque partite che non prendiamo gol, e ieri abbiamo giocato col cuore anche dopo la lunga interruzione per l'infortunio a Cusato".

A proposito, come sta Gianluca?

"Ora Cusato sta bene, ma quanta paura! Con generosità è andato a prendere una palla impossibile, dopo un contrasto con Taddei ha dato una testata incredibile contro un palo della recinzione. L'arbitro ha fatto subito riprendere il gioco, ma noi ci siamo accorti subito della gravità della cosa: ha perso conoscenza, ha avuto le convulsioni, è stato un momento di grande paura, io avevo già vissuto una scena simile con un compagno alla Samp, siamo rimasti traumatizzati ma per fortuna è finito tutto ok, grazie agli interventi tempestivi di compagni, avversari e addetti ai lavori. L'elicottero è arrivato in pochi minuti fortunatamente e lo hanno salvato".

Classe 98, nativo Cicagna, come hai cominciato a fare il portiere?

"Alla Calvarese a 5 anni facevo un po' tutti i ruoli, poi sono passato all'Entella nei primi anni di Gozzi, sono finito in porta al torneo Lainetti al posto del portiere titolare, avevo 9-10 anni, non ho preso gol e ho vinto il torneo, da lì sono rimasto in porta per sempre. Ho fatto tre provini con Genoa e Sampdoria, ma essendo di famiglia sampdoriana, e sampdoriano sfegatato, ho scelto i colori blucerchiati". 

Raccontaci i tuoi anni alla Samp:

"Ho passato 7 anni dai Giovanissimi regionali alla Primavera, con due panchine in A, Sampdoria-Chievo e Udinese-Sampdoria. Sono stati 7 anni di scuola per me, non solo in ambito calcistico ma anche a livello umano. Alla fine hai a che fare con tantissime persone, conosci persone di ogni parte del mondo, ho stretto amicizie con ragazzi stranieri, ho imparato tante regole. Non ho coronato esattamente il sogno di una vita ma ci sono andato molto vicino. Era l'anno di Viviano, Puggioni e Falcone. In quelle due partite c'era Puggioni titolare, Krapikas come secondo, io ero il terzo portiere. E' stata molto fortuita come cosa, ma voglio pensare anche di aver avuto dei meriti".

Che emozione è stata entrare in campo in Serie A?

"Beh, sono entrato in campo mentre gli altoparlanti suonavano Lettera da Amsterdam, la Sud alle mie spalle con i miei amici, mia sorella nella Nord, mio padre in tribuna. Ho condiviso lo spogliatoio con Skriniar, Fernandes, Quagliarella, Torreira. Che cos'altro vi devo dire?".

Poi però l'avventura blucerchiata è finita:

"Si, hanno investito su Krapikas, e mi hanno svincolato. Grazie al mio procuratore e al direttore Pecini ho fatto due anni Serie D a Seravezza Pozzi, poi un anno in Lega Pro a Picerno, neopromossa della Basilicata, partendo da secondo portiere, ma facendo 9 presenze fra campionato e coppa. Poi sono stato fermo un anno perchè non sono riuscito a trovare squadra, è stato un anno particolare, col covid di mezzo, non lavoravo, non studiavo. Ma volevo vivere di calcio. Cosimi sono rimesso in carreggiata andando in Calabria in Eccellenza al Roccella, poi mi sono allenato con la Lavagnese, e quindi sono finito al Borgo Vercelli eccellenza piemontese".

E adesso siamo ai giorni nostri:

"Si, la scorsa estate ho lavorato come bagnino a Sestri Levante fino a metà ottobre e cosi sono ritornato in Liguria a giocare nel Rivasamba. Spero ancora nei prof, o in una Serie D se arrivasse la chiamata giusta. Devi avere sempre un piano B e piano C perchè il calcio non ti dà sicurezza. Anche se al Rivasamba lo considero un lavoro, per il valore che dò al calcio mi impegno tantissimo, dò sempre valore a quello che faccio. Al Riva stiamo dimostrando che possiamo far bene, e potevamo fare ancora meglio, oggi siamo quinti. Il Riva è una bella famiglia, un ambiente tranquillo, si può lavorare bene, sia la prima squadra che il settore giovanile hanno delle potenzialità grandissime".

Ma per il futuro, Pietro Cavagnaro dove si vede?

"Con tutta l'umiltà possibile dico che c'è un motivo se oggi sono in Eccellenza. Per migliorare o risalire di categoria, devo smentire soprattutto me stesso, devo dimostrarlo se sono un portiere che può puntare più in alto".

Descriviti come portiere e dimmi chi ti piace nei prof e nei dilettanti nel tuo ruolo:

"A livello tecnico penso di essere più bravo tra i pali, devo migliorare con i piedi, un tempo le uscite erano il mio forte, ero forse un po' più spensierato. Un modello? Sinceramente nessuno... Mi è sempre piaciuto Sommer, lo svizzero del Bayern Monaco, in Italia Vicario e Audero, in Eccellenza Radu dell'Albenga, oltre ai soliti Adornato e Dondero".

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