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Eccellenza | 19 aprile 2024, 09:46

IL PERSONAGGIO DELLA SETTIMANA: Loris Damonte

«Il ricordo più bello il gol col Varese a Marassi contro la Sampdoria».

Loris Damonte ai tempi del Varese

Loris Damonte ai tempi del Varese

Cosa ti ha spinto a scegliere la Voltrese?

«Io sono rimasto fermo perchè ho cambiato mestiere. Faccio il vigile del fuoco e avevo il corso a Roma. Tutto l'anno comunque mi hanno sentito e chiesto di firmare con loro. Poi ero disponibile per questo mese, loro avevano esigenze di classifica per centrare la salvezza e ci siamo trovati e ho deciso di giocare per loro».

Come giudichi il livello dell’Eccellenza ligure?

«Ne ho giocato solo due e quindi ho poche partite per giudicarlo ma abbiamo incontrato squadre di livello. Genova Calcio e Cairese, nonostante siano in due posizione di classifica diverse, le ho trovate organizzate e ottime. Siamo riusciti a fare tre punti e ora cerchiamo di farne il più possibile per salvarci. Da un primo assaggio comunque mi sembra un buon livello».

Cosa cambieresti in te giocatore?

«Diciamo che sono soddisfatto del livello che ho raggiunto. Sicuramente un difetto, più da madre natura, è che mi sarebbe piaciuto avere una muscolatura più esplosiva. Ho notato che negli anni rispetto ad altri giocatori più dotati, appunto da madre natura, a livello di fibre muscolari ho sempre sofferto abbastanza perchè non sono mai stato un giocatore esplosivo. Quello mi sarebbe piaciuto esserlo un po' di più».

Cosa ti manca del calcio professionistico?

«E' stata la mai vita per quindici anni. Al di là del discorso lavorativo è sempre stata la mia passione. Mi manca la settimana anche se sono contento del mio nuovo lavoro perchè mi piace e che aspetti in comune col calcio: c'è la vita di caserma, la vita di gruppo però forse manca lo "spogliatoio" anche se nel calcio dilettantistico è la stessa cosa». 

Il tuo più bel ricordo nel calcio professionistico?

«Il gol a Marassi con il Varese anni fa contro la Sampdoria al 90'. La stagione più bella ad Alessandria in serie C l'anno prima a 20 anni. Lì ho capito di poterlo fare come lavoro, mi ha consentito di andare in serie B e gli anni dopo ancora più ad alto livello».

Il giocatore più forte con cui hai giocato?

«Ho avuto la fortuna di giocare con calciatori forti che hanno fatto la serie A. Mi ricordo Paoletti, Kurtic, ma anche altri giocatori, Terlizzi a Varese, io molto giovane lui molto esperto, erano giocatori che ti metteva anche "soggezione" giocarci insieme» 

Hai qualche rimpianto nel mondo calcistico?

«Rimpianti per me dire idi no perché penso di aver raggiunto il massimo per quello che le mie doti di natura mi potessero permettere. Sicuramente l'anno che giocavo a Varese abbiamo perso i playoff contro la Sampdoria. Fossimo andati in Serie A magari avrei potuto far parte di una rosa di Serie A. Magari non ci sarei rimasto ma anche solo che provare un ritiro con una squadra di serie A sarebbe stato bello».

Come è nata in te la passione per il gioco del calcio?

«Sempre avuta da quando ricordo e continuo ad averla. Ho smesso di farlo come lavoro ma la passione rimane infatti conto di continuare a praticare questo sport finchè il mio fisico me lo permette e spero ancora per tanti anni».

Descrivimi il calcio professionistico con tre parole? E in tre parole quello dilettantistico? 

«Quello professionistico: competizione, dettagli e cura del corpo. Quello dilettantistico: gruppo, divertimento, passione».

Chi era il tuo idolo da bambino?

«Sai che non avevo idoli specifici nel calcio. Nello sport ti dico ciclismo, Pantani perchè magari col fatto che è morto giovane mi è rimasto e perchè da bimbo ero proprio appassionato e guardavo le gare. Nel calcio nessuno in particolare».

Cena fuori. Chi inviti? Dove la porti? E di cosa parlereste?

«Non ti rispondo. Sono sposato da dieci anni e se poi legge mia moglie l'intervista dormo sul terrazzo, quindi non ho il desiderio visto che è tornato il freddo e allora non ti rispondo».

LB

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