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Prima categoria | 17 settembre 2024, 13:12

IL PERSONAGGIO Alfio Scala, 65 anni di calcio e una passione infinita

L'allenatore del Caderissi è il decano dei mister liguri: quest'anno affronta la sua trentaseiesima stagione fra campo e panchina

Alfio Scala con il ds Sergio Pantaleoni

Alfio Scala con il ds Sergio Pantaleoni

72 anni quest’anno, di cui 65 sui campi di calcio, prima da portiere poi da allenatore, preparatore dei portieri o dirigente. Questa per Alfio Scala è la trentaseiesima stagione su una panchina, la quinta alla guida del Caderissi, ambiziosa società del girone C di Prima Categoria.

Mister, con gli ultimi botti Garin e Gerardi la tua rosa si fa interessante:

“Gerardi viene da Taggia e cercava una squadra nel genovese, siamo stati bravi e fortunati a saperlo per primi. Garin è un gran colpo del nostro ds Sergio Pantaleoni. Sono due bei pezzi, due giocatori veri che ci saranno molto utili”.

Dopo le disavventure dello scorso anno, con mezza squadra cambiata a metà stagione, con che spirito ripartite?

“L’anno scorso è successa una cosa che sarebbe stata abbastanza normale, e che succede in ogni spogliatoio, se non fosse successa in maniera così amplificata a più elementi. Ci siamo trovati in difficoltà, di solito in questi casi si manda via l’allenatore, ma la società con coraggio ha fatto una scelta diversa. Abbiamo cambiato tanti giocatori, la squadra si è ripresa e ha fatto un discreto campionato, salvandoci con una certa comodità. Nel calcio capita, si fanno scelte e si azzeccano o si sbagliano, dipende da tante situazioni, diciamo che non c’era la sintonia sufficiente con alcuni elementi. Abbiamo cambiato parecchio anche in questa stagione, abbiamo inserito gente nuova, abbiamo fatto una bella preparazione, faticato tanto, ma c’è voglia di lavorare, l’amalgama lo troveremo strada facendo”.

In Coppa Liguria finora una 0-0 con la Vecchiaudace e ora sotto con la Bolzanetese. Voi siete fra quelli che “usano” la Coppa per allenamento o ci puntate?

“Quando gioco una partita cerco di farlo sempre al massimo, se questo ci consentirà di passare il turno tanto meglio. Con la Vecchiaudace abbiamo giocato discretamente bene il primo tempo su un campo quasi ingiocabile”.

Che ne pensi del ritorno ai 4 gironi da 16 in Prima?

“Che cosi diventa tutto più credibile, con le 14 squadre erano veramente poche le partite, ora c’è un campionato più lungo, in un girone misto rispetto all’anno scorso, con tante squadre che non conosco. Ho visto giocare Anpi e Bargagli e sono due buone squadre, sarà un’incognita intrigante trovare tante squadre nuove e misurarsi con nuove realtà. Mi parlano bene di Rabona e Priaruggia, ma il resto lo dirà il campo”.

Cosa ti spinge ad allenare ancora dopo tanti anni e sempre con lo stesso entusiasmo?

“Un po’ di incoscienza, e tanta passione, questa è l’unica motivazione, affronto un impegno, perché di impegno si tratta, ma lo faccio con piacere. Perchè rimango in un ambiente a me congeniale, dove conosci un sacco di persone, dove nascono amicizie, e dove ricevi in cambio tanto. Finché ne ho voglia , finché mi vogliono, continuerò”.

Una carriera che parte a fine anni 50 e sembra non aver mai fine:

“Non mi sono mai fermato, prima da giocatore poi da allenatore, preparatore o dirigente. Ho cominciato ad allenare ancora senza patentino all’Amicizia San Rocco nell’88/89 in Seconda subentrando a Persano, facevo l’allenatore dei portieri e presi la squadra in corsa. In tutto sono 36 anni fra panchina e scrivania. Inizia a giocare a 9 anni e l’ho fatto fino a 33, per poi terminare la carriera negli amatori con gli Anni 50. Ho 72 anni, e ben 65 li ho passati sul campo”.

A un trentenne che inizia oggi la carriera di allenatore cosa consiglieresti?

“Dare consigli non è mai facile, ma quello che direi a un giovane oggi è di cercare di capire bene dove si è. Se uno fa l’allenatore in Seconda categoria, tante “cazzate” se le deve levare dalla testa. Giusto aggiornarsi ed essere sempre sul pezzo, ma per partire dal basso in prima, seconda o terza categoria ci vogliono le qualità tecniche per farlo, ci vuole un senso della misura. Sento a volte discorsi che mi lasciano un pochino perplesso, gente che sembra abbia inventato il calcio. Ci sono degli step, man mano che sali di categoria puoi fare cose diverse, ma di scienziati non mi sembra di averne mai incontrati. Oggi in Liguria, parlando di altre categorie mi piacciono tanto le squadre di Savio Amirante e Alberto Corradi”.

Chiudiamo l’intervista con un pensiero al tuo presidente Piero Graffione, gli sei riconoscente?

“A prescindere da quello che è successo l’anno scorso, e per cui l’ho già ringraziato e gli sono riconoscente, sono ormai da 5 anni al Caderissi e posso dire che ci sia un rapporto di stima reciproca. Lui sa che sono a disposizione della società sempre, con lui ho un rapporto schietto e onesto, cosi come col ds Pantaleoni con cui è nata una bella amicizia. Il Caderissi è una società che ti offre tanto a livello umano, e sento che i miei sacrifici sono ripagati”.

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