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Seconda categoria | 27 novembre 2018, 17:23

LA STORIA - Sekouli Hawa Bah, dalla Guinea in Italia con il barcone: oggi è una stella della Pro Pontedecimo

I suoi genitori sono morti di ebola, lui è partito da solo e senza soldi, per 8 mesi ha attraversato Niger, Mali e Libia. E' partito da Sabrata, è sbarcato a Palermo. Oggi ha trovato una famiglia a Pontedecimo e una squadra di calcio dove è diventato un campione

LA STORIA - Sekouli Hawa Bah, dalla Guinea in Italia con il barcone: oggi è una stella della Pro Pontedecimo

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La storia di Sekouli Hawa Bah è una di quelle storie da brividi, che ti fa piacere raccontare e nello stesso tempo di fa capire quali siano davvero le difficoltà della vita.

Bah oggi è un brillante giocatore della Pro Pontedecimo, e sta facendo parlare di sé per i suoi gol e le sue giocate, ma la sua storia parte da lontano. Da molto lontano.

E' nato il 18 gennaio 1998, in Guinea, nella regione di Bokè.

E' arrivato in Italia, a Palermo, il 24 ottobre 2016. Ma arrivare fino a li, per lui, in Sicilia, è stata una vera e propria odisssea.

“Da Palermo -racconta- sono partito in autobus per Genova, eravamo 50 persone di varie nazionalità, soltanto due guineani, io e un altro di cui non so nemmeno il nome e che ho perso di vista, credo oggi sia in Francia”.

Sekouli Hawa è arrivato in Italia come tanti altri (quelli che ci riescono e non muoiono prima) ovvero con il fatidico barcone.

“Sono partito dalla Libia, del nostro barcone non è morto nessuno, in altri barconi partiti insieme con noi purtroppo qualcuno ha perso la vita annegando..”

Sekouli è partito da solo, perchè da solo era rimasto. In Guinea gli è rimasto solo qualche amico, visto che non aveva fratelli e i suoi genitori sono morti entrambi nel 2012 stroncati dalla terribile ebola.

“In Guinea non avevo più nulla e nessuna, facevo qualche lavoretto al mercato per campare, ma un bel giorno ho deciso di andarmene. Laggiù ho fatto tutta la scuola elementare, poi ho abbandonato. In Guinea si parlano vari dialetti, e solo chi va a scuola impara il francese. Non ho più nessuno là, e per il momento non mi interessa tornarci”.

Il lungo viaggio della speranza per Sekouli Hawa inizia nel gennaio 2016.

“Dalla Guinea al Mali, e dal Mali al Niger in autobus. Poi dal Niger alla Libia in jeep, eravamo in 25 sopra quella macchina. Ho viaggiato per 8 mesi, raccontare tutta la storia non è possibile, mi è successo di tutto. Ho vissuto in vari villaggi, non avevo soldi, e per guadagnarmi da vivere ho fatto di tutto, sono stato anche in prigione. Ho lavorato in lavanderia, ho fatto lavori in casa, ho portato i bagagli. Alla fine di tutto, sono arrivato al porto di Sabrata, da dove sono partito per l'Italia. Non ho pagato nessuno scafista, perchè soldi non ne avevo, ma ho lavorato gratis 8 mesi per farmi aiutare da qualcuno a partire”.

Hai mai pensato di non farcela?

“Si, ho pensato che sarei morto, ma se non fossi morto, qualsiasi cosa sarebbe stata meglio che morire. Come dite voi in Italia? Aiutati che Dio ti aiuta. Io credo in Dio, ma se sto in casa a dormire e non faccio nulla, Dio non può aiurarmi...”

Quindi, sei partito da Sabrata come tanti africani, e non tutti ce la fanno...

“Sul barcone eravamo 134, fortunatamente tutti sopravvissuti. Arrivati in acque internazionali ci ha raccolto una petroliera, poi siamo finiti su una nave tedesca che ci ha portato a Palermo, abbiamo quindi evitato lo sbarco a Lampedusa”.

A Palermo il soggiorno dura solo una notte:

“Siamo andati in questura, ci hanno preso le impronte. Il mattino alle 6 siamo partiti in autobus per Genova. Eravamo in 50, siamo arrivati a Genova alle 2 di notte. Non ho scelto io di arrivare a Genova, cosi è stato deciso dalla questura”.

Primo punto di accoglienza, Sampierdarena.

“Mi hanno preso alla Croce Bianca, a Sampierdarena, poi mi hanno portato a Mignanego, in una comunità. Dopo qualche giorno ho conosciuta una famiglia che mi ha fatto fare un corso di italiano, e che poi è diventata la MIA famiglia. Gabriella e Bruno mi hanno adottato, legalmente, e oggi sono diventati i miei GENITORI, Luca e Gabriele oggi sono i miei FRATELLI. Passo tutto il giorno con loro, poi alla sera torno a dormire in comunità. L'anno scorso ho preso il diploma di terza media, oggi frequento le scuole serali”.

Come sei arrivato alla Pro Pontedecimo?

“Quando sono arrivato a Mignanego, ho iniziato a giocare facendo qualche partita fra profughi di colore, in un campetto. Poi mi hanno preso in prova alla Pro Ponte, nel settembre 2017, ma non ero tesserato. A gennaio 2018 ho esordito con la juniores di mister Dubesti, con cui ho fatto 15 gol. Boccardo mi ha fatto esordire in Seconda, 4 partite 2 gol. Quest'anno invece ho già fatto 5 gol...”

Descriviti come giocatore:

“Sono un attaccante, veloce, ho un buon dribbling. I miei idoli sono Francesco Totti e Lionel Messi”.

In Guinea giocavi?

“Si, ma giocavo per la strada. Ho sempre sognato di giocare a calcio, in Guinea c'è un campionato nazionale, il giocatore più famoso di tutti i tempi è l'ex Saint Etienne, Pascal Feindouno, mentre oggi il più conosciuto è Naby Keita del Liverpool”.

Cosa ti aspetti dal calcio?

“Mi piacerebbe tanto provare a giocare ad alti livelli, vorrei provare in una categoria superiore, lasciatemi sognare”.

Sogna, ragazzo, sogna. E complimenti per il coraggio. Come diciamo in Italia, aiutati che Dio ti aiuta. E Sekouli Hawa Bah diciamo che l'aiuto da lassù se lo è meritato tutto.

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PDP

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