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Calcio | 23 dicembre 2019, 06:00

L’infanzia di Lionel Messi

L’infanzia di Lionel Messi

Con la vittoria del suo sesto Pallone d’Oro nel 2019, Lionel Messi ha scritto l’ennesima pagina di una storia che ha dell’incredibile; il numero dieci argentino è da molti considerato il più grande calciatore di sempre, superando anche in patria un mostro sacro come Diego Armando Maradona, con l’unica pecca di non essere quasi mai stato decisivo nelle competizioni con l’Albiceleste.

Per il resto il palmares de “La Pulce” parla chiaro: 10 Campionati spagnoli, 8 Supercoppe di Spagna, 6 Coppe di Spagna, 3 Supercoppe UEFA, 4 Champions League, 3 Mondiali per club (tutti vinti con la maglia del Barcellona), oltre ad un oro olimpico ed un secondo posto ai Mondiali del 2014, a cui aggiungere i 6 Palloni d’Oro e svariati record da lui letteralmente sgretolati indicati nelle pagine del sito ufficiale.

Eppure in pochi, anzi, pochissimi avrebbero immaginato che il piccolo gracile Leo, il più piccolino tra i compagni, avrebbe potuto avere una carriera così importante; ecco la storia in breve di Messi, dagli inizi alla malattia, approdando alla Cantera del Barca.

Gli inizi sui campi di calcio sulle orme dei cugini

Lionel Messi nasce a Rosario, in Argentina, il 24 giugno del 1987 in una famiglia della classe operaia cittadina (la madre faceva la donna delle pulizie mentre il padre era un operaio in una locale fabbrica), terzo di quattro figli. Fin dall’età di quattro anni Leo si diverte sui campi di calcio, giocando insieme ai cugini Emanuel e Maximiliano Biancucchi, anch’essi diventati in seguito calciatori professionisti.

E’ la nonna di Messi a supportarlo il più possibile come calciatore, iscrivendo il nipote nella squadra locale del Grandoli, accompagnandolo agli allenamenti e seguendolo dagli spalti. E’ proprio la figura della nonna, Celia, ad essere centrale nella crescita calcistica del giocatore: è lei a convincere i genitori a regalargli il primo paio di scarpe da calcio, chiedendo allo stesso momento all’allenatore del Grandoli di schierare il giovane nipote tra i titolari. Tuttora il numero dieci blaugrana festeggia le sue reti con le braccia alzate, commemorando con questo gesto la memoria di nonna Celia.

Una scoperta inaspettata mette a rischio la carriera di Messi

All’età di dieci anni i genitori di Messi si accorgono che qualcosa non va nel figlio: mentre tutti i suoi coetanei continuano a crescere a vista d’occhio, il piccolo Leo sembra sempre rimanere un bambino fisicamente. Dopo molte controlli e visite specialistiche viene diagnosticata al calciatore una carenza dell’ormone della crescita, che può seriamente mettere a rischio non solo la sua carriera, ma anche il suo futuro.

Per poter curare Lionel c’è bisogno di un trattamento ormonale molto oneroso (circa 1500 dollari al mese) che la famiglia non può assolutamente coprire. Inizialmente il Newell’s Old Boys, la squadra principale di Rosario nelle cui giovanili militava Messi, si offre di dare un contributo per le cure mediche, ma la svolta arrivò quando il Barcellona bussò alla porta di Jorge Messi, mettendosi a disposizione della famiglia nel pagare il trattamento, qualora il figlio avesse superato i provini e si fosse trasferito in Spagna.

Incantati dalle giocate di Leo, gli osservatori del Barca non esitarono ad offrire un contratto al giovane (addirittura la bozza firmata fu scritta su un tovagliolo in un bar) e Messi si trasferì in Spagna, entrando nella Cantera blaugrana. Fino all’età di sedici anni Lionel Messi ha seguito la cura ormonale.

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