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Prima categoria | 31 dicembre 2019, 18:33

IL PERSONAGGIO Maurizio Benedetti, dal Genoa allo Spezia al Perugia: quanti ricordi da Gigi Simoni a Ravanelli ad Allegri...

L'attuale allenatore del Borgoratti ci parla del girone C di Prima Categoria, della sua squadra ("Cerchiamo di giocare a calcio a partire dalla nostra area"), del duello Borzoli-San Cipriano e della sua lunga carriera nei Prof

IL PERSONAGGIO Maurizio Benedetti, dal Genoa allo Spezia al Perugia: quanti ricordi da Gigi Simoni a Ravanelli ad Allegri...

Maurizio Benedetti, classe 60, oggi è l'allenatore del Borgoratti.

Ma lo ricordiano negli anni 70 e 80 come giocatore professionista cresciuto nel Genoa e poi con una lunga carriera in Serie C.

Una carriera che inizia nel 1976/77 con il Genoa, poi Cassino, nel periodo 78/84 Spezia, poi Prato, dall'86 al 91 a Perugia, poi Pavia, Savona, e la chiusura nei dilettanti con Torriglia, Pro Figaro, Bargagli.

Per lui 398 presenze e 8 gol in C.

Partiamo dai giorni nostri.

Maurizio, un giudizio sul girone di andata del tuo Borgoratti?

“Siamo una neopromossa, non diamo rimborsi, puntiamo sul settore giovanile, il nostro obiettivo è provare a fare un campionato dignitoso, e raggiungere la salvezza. Per ora sono soddisfatto, per me la Prima Categoria da allenatore era una novità, dopo otto anni di settore giovanile, non sapevo cosa mi aspettava. Visto il livello della squadra e della categoria, potevamo fare qualcosa di più, ma sono convinto che nel ritorno faremo molto meglio, perchè abbiamo perso molti punti per strada”.

Gli addetti ai lavori dicono che giocate molto bene a calcio, forse troppo per la categoria e per i vostri obiettivi...

“E' vero, giochiamo molto la palla, cominciamo a giocarla da dietro, senza cercare lanci lunghi. Il discorso è più di testa che di tecnica: i miei ragazzi sanno che lo possono fare, qualcuno forse è partito un po' scettico ma la maggior parte dei giocatori sono contenti di provare a giocare a calcio fin dalla nostra area. Il giocatore in campo deve capire quando è il momento di buttare via la palla in tribuna e quando si deve giocare. Nel mercato di dicembre abbiamo perso Saitto ma abbiamo preso due giocatori come Soracase e Barabino che possono farci fare il salto di qualità”.

Da osservatore esterno, come valuti il duello Borzoli-San Cipriano?

“Basandomi sulle gare in cui le abbiamo incontrate dico che col San Cipriano abbiamo giocato 60 minuti in 10 uomini, ma l'impressione è che potessero fare gol quando volevano. Il Borzoli individualmente ha qualcosa in più, a livello di gioco ha qualcosa di più il San Cipriano. Alla fine penso che il Borzoli potrebbe avere la meglio proprio perchè ha tanti singoli in grado di risolvere la partita anche quando giocano male”.

Per il tuo Borgoratti invece che piazzamento ti aspetti?

“Credo che la parte sinistra della classifica sia alla nostra portata. Il Prato oggi è sesto, la differenza fra noi e loro la fa lo scontro diretto, credo che con due vittorie di fila chiunque possa essere proiettato verso l'alta classifica. Dalla Ruentes in giù ci sono tante squadre che si equivalgono. Noi abbiamo fatto benino contro le squadre sopra di noi, meno bene con quelle sotto...”

Arrivando dai professionisti, come ti sei calato nel calcio dilettanti?

“Il calcio dilettanti è molto diverso e molto più difficile. Nei prof ti alleni e sei pagato per farlo, ti devi comportare in un certo modo. Nei dilettanti i giocatori hanno un lavoro, una famiglia, dei bambini, non è facile pensare ad allenamenti troppo pesanti. Io mi sto calando nella mentalità dei dilettanti, facendo lavorare i miei ragazzi ma con l'obiettivo del divertimento”.

E ora, facciamo un passo indietro, raccontaci gli inizi della tua carriera col Genoa:

“Nel Genoa ho fatto tutto il settore giovanile fino al 76/77, stagione in cui ho fatto le mie prime apparizioni con la prima squadra. Ho fatto la mia prima panchina in Seri A in un Perugia-Genoa, dietro ai titolari Ghetti e Mendoza, finì 0-0. A quel tempo giocavo negli Allievi, ma ero nelle grazie di Gigi Simoni, che mi convocò anche con Lazio, Napoli, Verona. Andando avanti col campionato le cose andarono male, Pruzzo sbagliò il rigore contro l'Inter, alla fine retrocedemmo e Simoni diede meno spazio ai giovani. Per me, genoanissimo, fu un sogno stare in ritiro con Pruzzo, Damiani, Arcoleo e Castronaro”.

Dopo il Genoa, una lunga militanza in C:

“Il Genoa mi diede in prestito al Cassino, neopromossa in C1, poi rientrai a Genova ma non c'era più spazio per me, così passai allo Spezia, dove giocai 5 anni conquistando anche la fascia di capitano. Poi feci un anno a Prato con Pippo Marchioro, dove fui eletto miglior libero della C assieme a un certo Gianluca Signorini, allora a Parma. Poi passai al Perugia, dove stetti altri 5 anni, condividendo lo spogliatoio con gente come Ravanelli, Di Livio, Bia, Manfrin, Valentini. Infine a Pavia, dove ho giocato con Allegri, io ero alla fine, lui all'inizio: era un ragazzo dalle grosse qualità che avrebbe potuto fare di più, purtroppo non aveva la testa, non aveva molta voglia...”

Di Allegri ci puoi raccontare un aneddoto particolare...

“Era fidanzato con una certa Erika da qualche anno, decisero di sposarsi e Allegri mi invitò al suo matrimonio a Livorno lo stesso giorno in cui Ravanelli si sposava a Perugia. Io scelsi di andare al matrimonio di Allegri a Livorno, ma lui il giorno prima ebbe un ripensamento e il matrimonio vene annullato!”

La tua carriera nei prof si chiude poi a Savona, sempre con la Liguria nel cuore:

“Si, sono rimasto molto legato sia al Genoa che allo Spezia. Io ero di fede rossoblù, e li per li andare a Spezia non fu il massimo, ma alla Spezia ho conosciuto poi mia moglie, ho passato cinque anni bellissimi, sono anche diventato capitano. Fu al Picco che mister Motto mi spostò da centrocampista a libero...”

Nella tua carriera anche qualche partita contro grandi squadre e grandi giocatori:

“Col Perugia in Coppa Italia affrontammo la Roma di Boniek, il Verona di Galderisi... Il ricordo più bello però fu una amichevole con il Milan di Sacchi, organizzata dal ds rossonero Ramaccioni che era stato a Perugia qualche anno prima. Loro avevano vinto il campionato di serie A e noi quello di C. Fu una partita celebrativa delle rispettive stagioni, giocammo contro Gullit, Rijkaard e Van Basten, quel Milan giocava un calcio modernissimo all'epoca...”

Che differenza c'è fra il calcio di oggi e quello dei tuoi tempi?

“Si andava molto più piano, ma tecnicamente era un'altra cosa, in serie C c'erano fior di giocatori che oggi giocherebbero tranquillamente in serie A, e parlo di Matteoli del Como, Zola della Torres, Della Monica e Di Bartolomei alla Salernitana, che poi fecero una grande carriera”.

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