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Calcio giovanile | 30 gennaio 2020, 10:46

Mister Martini e mister Benvenuti a confronto

Intervista doppia ai due tecnici del Molassana 2012

Mister Martini e mister Benvenuti a confronto

A tu per tu con Luca Benvenuti e Marco Martini, i due mister della leva 2012 dei rossoazzurri. 

Mister presenta la tua leva.

LB: «La leva 2012 è formata da 18 bimbi con i quali facciamo 2 allenamenti a settimana e due partite nel week end (abbiamo iscritto 2 squadre per il campionato per garantire a tutti i bimbi di giocare e divertirsi)».

MM: «18 bambini, due allenamenti da un'ora e mezza. Ogni seduta ampio spazio alla tecnica e poi una ventina di minuti di partitella. Sabato e domenica campionato con squadre equilibrate. Buona base di bambini dove si intravedono già buone qualità».

Cosa ti ha spinto a diventare allenatore nella scuola calcio?

LB: «In prima battuta mi ha spinto la voglia di dare una mano a mister Barsacchi lo scorso anno. Oggi mi fa continuare la passione per il calcio e il divertimento che provo stando coi bimbi».

MM: «La passione. Faccio 40 anni a Marzo, gioco ancora ed è una grande passione. Mi piace stare coi bambini e mi piace insegnargli il gesto tecnico, che è la cosa più importante nel calcio. Ho avuto la fortuna di fare tutto il settore giovanile nella Sampdoria, con allenatori importanti che mi hanno insegnato tanto e io cerco di riportarle a loro perché oltre alle mie capacità porto quelle che mi hanno insegnato. Mi piace proprio insegnare ai piccoli più che allenare i grandi».

Quale caratteristica “ruberesti” all'altro mister?

LB: «A mister Marco e a mister Paolo Tuttino sicuramente ruberei l’esperienza e le qualità tecniche che hanno e che quotidianamente insegnano ai bimbi».

MM: «E' molto paziente. La capacità di saper ascoltare e avere pazienza. Sono doti sia per me che ci sto insieme che per i bambini. E' una persona molto positiva».

Cosa cambieresti nelle scuole calcio?

LB: «Cambiare significa avere coraggio. E non sempre si ha. La nostra scuola calcio ha come obiettivo garantire ai bimbi il diritto di crescere e divertirsi imparando il gioco del calcio. Il risultato che conta è quello. Cambierei (ed è impossibile) la testa di quei genitori che invece credono che l’importante sia il risultato della partita o del torneo che il proprio figlio fa».

MM: «Non cambiaerei nella scuola calcio. Cambierei più in alto. Cambierei le regole nel senso che non metterei il risultato finale, non metterei quel livello di competizione che c'è già da quando nasci. Non va bene nei bambini e poi vien meno la qualità tecnica e prevale il risultato. Esci dal campo e ti chiedono se hai vinto o se hai perso. Comunque è una domanda bella tosta. Farli giocare senza risultato se si potesse».

Molassana perché....

LB: «Molassana perché è una famiglia,È casa. È una società seria formata da persone serie con una struttura ed impianti che a Genova non so quante altre società abbiano».

MM: «Molassana perché ci ho giocato. Gli ultimi cinque anni di prima squadra li ho giocati con loro in promozione. Oltre che essere una società con persone piacevoli e come si deve, hanno una struttura più bella che ci può essere in Liguria e poi in prima squadra mi sono trovato molto bene.

LB

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