Attualità - 05 marzo 2019, 17:21

Un disco a settimana

L'opera prima dei Genesis: From Genesis to Revelation

Un disco a settimana

Alla scoperta del proprio io, questo il percorso in tredici brani, dall’imput imposto dal loro produttore jonathan King, ideatore tra l’altro del loro nome nel 1967, di creare un concept-album in stile biblico. In effetti alla fine del lavoro negli studi di registrazione eseguiti nella pausa estiva della scuola, di biblico c’era solo la copertina: nera, con la scritta in caratteri gotici. I non ancora Genesis (l’album uscì senza altre scritte oltre il titolo perché esisteva in Canada un gruppo che già si chiamava così) con From Genesis to Revelation hanno messo alla prova loro stessi, trovando all’interno dell’album sonorità che sarebbero state linee guida della loro musica negli anni seguenti. E’ l’inizio del 1969, e la band è composta da giovani studenti, l’album alterna diversi sound, il summenzionato King lo fa esporre, nei negozi di dischi, nel settore della musica religiosa. L’errore è talmente grande che la band vende solo 650 copie dell’album, una bestemmia bella e buona per gli amanti del genere. Ma che genere suonavano   Peter Gabriel, Mike Rutheford, Tony Banks e Jonathan Silver alle percussioni, prima di essere sostituito da Phil Collins? Lo definirei un rock melodico, o meglio Sweet Rock, l’ideale battesimo per ogni neofita di questo genere musicale. Insomma non sono i Genesis di un anno dopo, dove liberatisi del produttore King affiorano al mondo Progressive con un album dall’incredibile maturità come Trespass. Allora come potevano essere poco più che ascoltabili un anno prima? La verità probabilmente sta nel mezzo, infatti questo disco-concept iniziò a vendere molto bene solo dopo che numerose case discografiche lo riproposero con altri titoli sulla copertina e con il nome del gruppo ben chiaro. Ascoltarlo ora è più facile per chi conosce la discografia dei Genesis, si riconoscono i suoni che li hanno resi famosi, mentre Banks al pianoforte appariva già dall’inizio maturo e consapevole, arrivando dal piano classico, gli altri componenti a diciotto anni, avevano bisogno di fare esperienza, la voce di Peter Gabriel, per esempio, dava solo una pallida idea di ciò che sarebbe diventata negli anni successivi. Vi invito ad ascoltarlo non giudicandolo come opera prima, ma come un promo di una delle più grandi band di Rock Progressivo di tutti i tempi. L’ascolto è facile e gradevole, tutte le tredici tracce sono brevi, un po’ slegate tra loro, ma sono l’antipasto della discografia genesiana, quindi, sono sicuro che troverete un sorriso dentro di voi per accompagnare l’ascolto di questo album.

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