Gli appassionati degli sport di precisione e dal gusto retrò, non potranno non amare il tiro con l’arco, attività che richiede capacità e destrezza. Da strumento di caccia, presente anche nelle pitture rupestri, ad arma di guerra, l’arco oggi è utilizzato non solo per la specialità sportiva, ma anche per le recenti ambientazioni di battaglie dell’antichità.
Tiro con l’arco: una disciplina da scoprire
Il tiro con l’arco richiede movimenti precisi, rapidi ed armonici, ma anche un grande impegno muscolare determinato dalla tensione dell’arco, perché il carico derivato dalla trazione della corda al momento dello scoccare può arrivare a 23 kg e superarli. Durante il tiro, perciò, il corpo deve restare in equilibrio ed è fondamentale mantenere il controllo posturale in tutte le fasi. Non solo: chi pratica questo sport, a livello amatoriale o anche professionistico, deve saper gestire l’ansia ed essere dunque dotato di un forte controllo della propria mente. Per tirare in maniera ottimale è importante avere un buon appoggio sul terreno, con la distanza tra i piedi uguale alla larghezza delle spalle, con un posizionamento sagittale del corpo dell’arciere rispetto al bersaglio. In una seconda fase la freccia viene sistemata accuratamente nell’arco e incoccata sulla corda. Importante è la presa dell’arco: la mano infatti deve poggiare sull’impugnatura dell’arma sempre nella stessa posizione così che l’arco possa reagire sempre nello stesso modo e l’uscita della freccia sia lineare senza essere minimamente disturbata. Se una mano tiene l’arco, l’altra deve tenere corda e freccia prima di lasciarla scoccare; a tal proposito, la prima falange del dito indice e dell’anulare vengono posizionati davanti alla corda e la falange del dito medio dietro la stessa. Agganciata la corda si procede con la fase di trazione, un movimento svolto a carico dei muscoli scapolo-omerali e toracoappendicolari e che deve avvenire in modo lento e fluido, il braccio della corda viene portato all’indietro in linea retta fino al contatto con il viso. L’ancoraggio è la fase successiva e può essere di due tipi, centrale o laterale, ma il migliore è quello un cui la corda tocca tre punti sul viso ( mento, labbra e centro naso). A questo punto bisogna prendere la mira, che può essere fatta con un occhio o entrambi aperti, per poi procedere con il rilascio che è assolutamente spontaneo in quanto rappresenta il naturale rilassamento delle dita dopo essere state in tensione: non bisogna prestarvi attenzione ma fare in modo che avvenga da sé.
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