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Serie D | 03 ottobre 2017, 13:47

Gabriele Venuti: "Mi alzo alle 5 del mattino per andare a lavorare. Poi vado ad allenare. Sono l'ultimo arrivato in D, devo ancora dimostrare tutto"

Il mister della Lavagnese fugge dagli elogi per il primato in classifica ma non si tira indietro: "In tanti ci danno per favoriti dopo gli arrivi di Basso e Raggio Garibaldi, ma non è tutto cosi scontato. Gioco con un 99 e due 2000... Ho imparato tanto da tutti, ma è stato Celestini a cambiare il calcio a casa nostra. E anche Dagnino dopo Coverciano ha portato cose nuove.."

Gabriele Venuti: "Mi alzo alle 5 del mattino per andare a lavorare. Poi vado ad allenare. Sono l'ultimo arrivato in D, devo ancora dimostrare tutto"

Gabriele Venuti, 40 anni fra pochi giorni, è un mister felice, felice per il primo posto in classifica in Serie D al suo esordio alla guida di una prima squadra.

La Lavagnese è prima, e gli arrivi di Basso e Raggio Garibaldi l’hanno ancora più rinforzata, ma Venuti non si esalta, è conscio che la strada è ancora lunga.

“Per me la classifica ora non va vista, cinque giornate sono poche, non la guardiamo, anche perché se andiamo a vedere potremmo avere anche qualche punto in più, visto che col Montecatini resta un po’ di rammarico perché una squadra già pronta la partita la chiude nel primo tempo. Ma quel passo falso fa parte del percorso di crescita di una squadra nuova con tanti giovani 2000 e 1999. Sono conscio che l’arrivo di Basso e Raggio Garibaldi per tanti significa che la Lavagnese debba vincere a tutti i costi, ma partite facili non esistono, anche se ora abbiamo fatto un passo avanti sotto il profilo del gioco”.

Un terzetto inedito, in testa alla classifica, con Seravezza e Ponsacco:

“La gente dà giudizi in base a nomi e cognomi, e magari non si immaginava queste due squadre in vetta, ma se sono primi vuol dire che sono stati più bravi degli altri, e poi ripeto per dare giudizi è molto presto, il calcio non è fatto dai nomi, ma dal gruppo e della squadra”.

Mister, come valuti il tuo primo approccio alla Serie D da allenatore in prima? Da chi hai imparato di più?

“Io finora avevo allenato i giovani, questo è un lavoro che mi piace, che faccio con passione, chiaro che il mio curriculum è scarso, sono parecchio indietro rispetto a tutti gli altri, ho ancora tante cose da migliorare, tante cose da imparare, non sono un allenatore completo. Spero che il mio percorso continui a lungo, devo crescere però sotto tanti aspetti, come la gestione della psicologia. Sono un ragazzo umile che cerca di imparare da tutti, mi alzo alle 5 del mattino per andare a lavorare, poi vado ad allenare e se posso vado anche a vedere qualche altro collega. Il primo che ha cambiato il calcio a casa nostra è stato Celestini, poi con Dagnino dopo che è andato a Coverciano ho visto cose nuove, da Tabbiani ho imparato tanto, cosi come da Del Nero, questi i nomi che mi hanno dato tanto nel calcio moderno. E io cerco di prendere ed estrapolare da tutti”.

Sei stato un grande giocatore, sarai un grande allenatore?

“Un grande giocatore non per forza diventa un grande allenatore, e poi io grande non sono stato perché sono solo arrivato in Lega Pro a 30 anni. Sicuramente le esperienze da giocatore ti avvantaggiano ma ci sono esempi anche inserire A di allenatori che non sono stati grandi giocatori. La Lavagnese mi ha permesso di fare un lungo percorso da allenatore, mi ha dato una grande possibilità, probabilmente lo hanno fatto perché hanno avuto fiducia in me guardando la mia carriera in gran parte vissuta e terminata con loro. Chiaro che il mio percorso futuro sarà legato ai risultati. Molta gente ci dà per favoriti, io non mi tiro indietro, so che dobbiamo fare bene, ma ricordiamoci che gioco con Bacigalupo che è un 99, Rovido e Gnecchi che sono 2000. Basso e Raggio Garibaldi hanno ancora qualche difficoltà in serie D, insomma i loro nomi non vogliono dire nulla di scontato. Cerchiamo soprattutto affiatamento e sacrificio: dobbiamo pensare tutti allo stesso modo giornata per giornata, se ci riusciremo, potremo far sempre meglio”.

PDP

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