Calcio - 07 marzo 2019, 10:45

INTERVISTA AL CONTRARIO - I personaggi del calcio dilettantistico per una volta fanno le domande

Coach Martini intervistato dalle sue vittime...

INTERVISTA AL CONTRARIO - I personaggi del calcio dilettantistico per una volta fanno le domande

Nasce l’idea, e dopo qualche tempo di riflessione, è un attimo che molti allenatori e personaggi del calcio intervistati da Coach Martini vengano raggiunti da questo messaggio via Whatsapp o Messenger: Carissimi amici allenatori e ds in questo periodo vi ho rotto le scatole con le mie domande, ora vi regalo l'occasione di "vendicarvi" potete farmi una domanda a testa, le metterò   poi assieme in un, spero divertente, articolo. Grazie per la collaborazione.  Vs coach Martini. P.s. senza pietà!

Gianni Baldi è il primo a rispondere, e conoscendomi un poco mi chiede: Cosa ne pensi degli allenatori con il portafoglio… tu che sei anche coach?

Iniziamo bene, e come mio costume scrivo e dico ciò che penso. Penso che se Federazione e AIAC facessero il loro lavoro fino in fondo, questi personaggi andrebbero radiati dall’albo degli allenatori e qui ci metto il carico da undici, radiate anche le società che sfruttano la situazione Sappiamo tutti chi sono, perché, ed è la cosa più grottesca della faccenda, è che sono le stesse società per cui sono tesserati a parlare male di loro ai primi insuccessi “eh, è uno che paga per allenare, cosa volete che ne sappia di calcio”. I primi a saperlo sono i giocatori perché qualche spiffero in società c’è sempre. Un allenatore durante l’anno sicuramente due o tre strafalcioni li dice, o comunque qualche errore lo fa, se lo spogliatoio se ne accorge ed è un mister pulito, con qualche battuta e un po’ di “menaggio” il caso viene archiviato, anzi aiuta a fare squadra. Se invece tutti sanno che il simil-mister viaggia con il portafoglio aperto, la prima reazione dello spogliatoio sarà: “Paga per allenare, cosa vuoi che ne sappia, se fosse capace non pagherebbe”. E’ una situazione sostenibile per un coach questa che si viene a creare all’interno dello spogliatoio?

Nino Pecoraro, sfrutta la nostra conoscenza personale per chiederci: Quali sono le 4 fasi più importanti nel calcio e quali sono i tuoi principi di gioco?

Le 4 fasi a cui si riferisce Nino Pecoraro, sono il mio primo credo calcistico. Parliamo di A) Percezione – B) Comprensione della percezione – C) Presa di decisione – D) Esecuzione. Percepire vuol dire vedere, guardare, quindi la fase percettiva deve essere accompagnata da una corretta postura, in modo che si abbia più campo visivo, al fine di raccogliere più informazioni possibili su ciò che sta accadendo intorno a noi. Una volta che abbiamo raccolto info il nostro cervello le deve elaborare per passare a prendere una decisione sul da farsi, per poi eseguire il tutto. La cosa che più mi stupisce guardando allenamenti di quasi tutti i tecnici è che si allena solo la quarta fase, quella dell’eseguire il gesto tecnico. Le prime tre vengono tralasciate perché, mi sento dire, sono una perdita di tempo, allenare il cervello dei giocatori è inutile. Non sono d’accordo, odio sentire parlare di calcio ignorante, con adeguate situazioni noi allenatori possiamo migliorare le facoltà attentive dei ragazzi, anche nelle prime squadre. Passiamo ai miei principi di gioco, mi piace avere una squadra corta, che sappia gestire la palla, che faccia uso sistematico del sostegno anche perché è la prima e naturale copertura preventiva. Alleno i giocatori ad assumere spesso posizione a triangolo sul campo, meglio a rombo, ancor più a rombo con un uomo al centro di esso. Lo sviluppo del gioco deve avvenire palla a terra, ma soprattutto chiedo un continuo movimento di tutta la squadra, perché essendo il calcio una funzione tra tempo e spazio la fluttuazione dei singoli determina nuovi spazi e archi di tempo spesso più lunghi per poter essere pericolosi. Chiedo di creare disordine per ritornare ordinati, dopo aver disordinato l’assetto avversario…

Il D.S. Marcello Riolfi mi chiede: visto che vedi molte partite, cosa ne pensi della classe arbitrale?

Per chi non lo sapesse, sono stato arbitro fino alla CAN- D, quindi il mio giudizio su un arbitro si basa su concetti diversi da chi non ha vissuto questa sfaccettatura del calcio, non guardo l’errore, mi interessa il perché è stato fatto. Posizionamento, grado di allenamento, cambio di passo, comprensione dell’azione e sua anticipazione, carisma etc, queste sono le peculiarità importanti da vedere in un arbitro. La qualità credo sia medio bassa, ma non per incapacità, ma perché l’AIA anni fa decise che voleva abbassare l’età media dei direttori di gara in serie A e B, perché le squadre professionistiche hanno richiesto ciò, con conseguente scivolamento verso il basso in tutte le categorie, anche dilettantistiche. Si inizia a 16 anni, a 18-19 in prima categoria, troppo presto, la gatta frettolosa fa i gattini ciechi, e se non ci si vede bene, arbitrare è quasi impossibile.

Mr Pino La Monica, con cui ho condiviso lo spogliatoio negli allievi regionali del Genoa Club Borgoratti, mi chiede: Quale è la maggior differenza nel calcio di oggi rispetto a quello che giocavamo noi?

Sicuramente il passaggio tra gioco a uomo e a zona, a mio parere il gioco a zona semplifica il calcio. Per esempio io giocavo interno di centrocampo, ma dovevo attaccare il lato sinistro perché sapevo crossare, poi, però, mi veniva chiesto di occuparmi del 10 avversario che spesso non mi seguiva, un dispendio di energie assurdo, una rincorsa continua. Il ruolo del portiere si è evoluto e preferisco quello moderno, si usano le mani per parare ed è giusto che si debba giocare con i piedi in altre situazioni della partita. Il ruolo del libero poi allungava tremendamente le squadre, si avevano più spazi, emergeva la tecnica, invece adesso, nonostante i campi siano in sintetico si vedono pochi giocatori tecnicamente ben preparati. Si giocava di più a calcio, non tre ore a settimana, le partite ai giardini duravano tre ore come minimo ed in estate si viveva per strada a giocare a pallone tutto il giorno, con ragazzi spesso più grandi, una formazione che adesso ci sogniamo.

Il D.S. Carlo Durante colto di sorpresa dalla richiesta, mi chiede: Visti da fuori, noi addetti ai lavori, siamo un po’ ridicoli a dare tutta questa importanza ai 90’ di gioco?    

Il calcio è passione, e la passione spesso conduce a soddisfare le proprie voglie (cit. De Andrè), voglie di provare sentimenti forti, di appartenere ad un gruppo, di essere leader del gruppo stesso, insomma ognuno ha la sua. Come viene vissuta la passione è la proiezione del nostro essere più intrinseco. Per farvi capire mi permetto di fare la parodia proprio di Carlo Durante quando lo incontro prima di un match della Superba.

Lagaccio Stadium, arriva Carlo con passo rapidissimo:           Io: Ciao Direttore come va?                                 C.D. (Parlando alla stessa velocità del passo con cui sfreccia davanti agli spogliatoi) Ciao Mister, te lo dico tra due ore come va.

Io: Ci prendiamo un caffè (vi assicuro che non ne ha assolutamente bisogno)

C.D. No No Mister, belin oggi è dura, siamo messi male (velocità della parlata in ascesa vorticosa)

Io: ma dai sono ultimi a 1 punto giocano con la Juniores da settimane

C.D. eh no,no, lo so io, come finiscono queste partite poi si è fatto male …… ….. è fortissimo dipendiamo da lui.

Io: ma chi è?

C.D. Uno nuovo, un 2007, da 20 gol a campionato, ci tocca giocare con Ferraro, mister lasciami andare che vediamo se Ferraro riesce a giocare senza il bastone d’appoggio che l’altra volta l’arbitro non era sicuro fosse regolamentare. (Tutto questo detto in 3 secondi netti).

Io: la vediamo assieme?

C.D. Noooooo, lo sai mister, la devo vedere da solo la partita, soffro troppo.

Ecco, è ridicolo tutto ciò, a parte le esagerazioni letterarie? No è solo passione, è amore verso ciò che si fa, e l’amore non è mai ridicolo in quanto sentimento spontaneo, Ridicolo può essere chi trascende in pantomime volgari o violente, ma questo è un altro discorso.

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