Calcio - 21 gennaio 2020, 20:41

INTERVISTA A GIULIO IVALDI Il presidente della FIGC Liguria fa chiarezza sul caso Real Fieschi

“Alla fine abbiamo raggiunto il risultato migliore per il Real Fieschi, per il calcio ligure e per tutte le società coinvolte del girone B di Promozione. Purtroppo non abbiamo potuto evitare la prima rinuncia, ma credo che si possa tranquillamente barattare tre punti a tavolino con il salvataggio del Real Fieschi”

INTERVISTA A GIULIO IVALDI Il presidente della FIGC Liguria fa chiarezza sul caso Real Fieschi

Passata la tempesta Real Fieschi, il calcio dilettantistico ligure ha ricominciato a marciare a pieno regime. Inutile nascondere che la vicenda della società biancoblù ha aperto un dibattito che non si è ancora concluso, specie fra le società del girone B di Promozione. Va altrettanto detto che “tutto è bene quel che finisce bene”, e si è salvato un campionato a 16 squadre che altrimenti sarebbe stato falsato. Unica “macchia” quel 3-0 a tavolino dal quale non ci si poteva esimere vista la prima (e per fortuna unica) rinuncia del Fieschi, in occasione della gara col Canaletto.

Ci è sembrato doveroso, a bocce ferme, chiedere un parere a Giulio Ivaldi, presidente del Comitato Ligure della FIGC, trovatosi suo malgrado al centro della vicenda quale garante della regolarità del campionato.

Leggete molto attentamente le sue parole.

“Una delle filosofie di questo Comitato è quella di stare più vicino possibile alle società, di stabilire una vicinanza nei rapporti quotidiani. Sfido una società a dire che io non abbia risposto a una sua esigenze. Il mio compito è quello di stare vicino alle società per quello che ci compete. Riguardo alla questione Real Fieschi, il Comitato Regionale ha pensato di muoversi immediatamente una volta riscontrata la criticità, per cercare di capire al meglio le problematiche in essere”.

In particolare, la FIGC Liguria come si è mossa?

“Abbiamo incontrato i responsabili del comune di Cogorno, con loro abbiamo affrontato tutte le tematiche assieme all'ex presidente Levaggi. Nel rispetto specifico delle carte federali che prevedono l'esclusione di una società dopo due rinunce, abbiamo cercato di salvaguardare il Real Fieschi, una società abbastanza giovane come storia, ma davvero ben radicata sul territorio. Oltre alla prima squadra, il ritiro avrebbe comportato seri danni al suo settore giovanile che avrebbe potuto avere un grande nocumento da questa situazione. Il nostro intervento lo avremmo fatto con qualsiasi società, questa però era una situazione che aveva bisogno di massima attenzione vista la presenza di un solido settore giovanile”.

Come siete arrivati a una soluzione?

“Abbiamo aspettato l'eventuale seconda rinuncia, e nel frattempo abbiamo cercato di trovare assieme al Comune di Cogorno una possibile soluzione. La società nel frattempo ha trovato una persona seria come Ermano Biancardi, nuovo presidente del Real Fieschi, e uomo di sport, del quale ho apprezzato subito la mentalità e il pensiero sul mondo dello sport dilettantistico. Nel frattempo, di sua iniziativa, e tengo a precisare questo termine, un privato ha messo a disposizione le sue risorse per dare una mano al Real Fieschi. Io non ho fatto altro che moderare una serie di incontri che hanno avuto esito positivo”.

Alla fine, tutti insieme, ce l'avete fatta. Una vittoria di gruppo, insomma...

“Alla fine abbiamo raggiunto il risultato migliore per il Real Fieschi, per il calcio ligure e per tutte le società coinvolte del girone B di Promozione. Purtroppo non abbiamo potuto evitare la prima rinuncia, ma credo che si possa tranquillamente barattare tre punti a tavolino con il salvataggio del Real Fieschi”.

Le polemiche si sono accese soprattutto perchè il Canaletto ha ottenuto questi tre punti senza giocare...

“So che qualcuno si è lamentato per i tre punti a tavolino, so che qualcun'altro (ovvero le squadre che avrebbero tratto vantaggio dal ritiro del Real Fieschi) ha storto il naso, ma vorrei insistere su un discorso di carattere generale. Il nostro interesse prioritario era che il campionato finisse a 16 squadre”.

E ora Ivaldi tira un po' le orecchie al mondo dei dilettanti e a certe sue storture:

“Il sistema calcio dilettanti deve ritrovare al suo interno, oltre agli interessi di campo, un clima di solidarietà che permetta a tutti di vivere con più serenità. Troppo spesso si fanno gli interessi di parte, dimenticandosi degli obiettivi di un progetto generale. Il problema di fondo è che i nostri dirigenti di società devono cominciare a ragionare su un movimento collettivo che trovi solidarietà al suo interno: non sento mai nessuno parlare bene di qualcun altro, c'è sempre acrimonia; chi entra a far parte del nostro mondo lo fa perchè gli fa piacere, si diverte, ma deve rendersi conto che diventa un tassello importante e deve collaborare alla manutenzione del nostro “giocattolo”.

In particolare, Presidente, a chi si rivolge?

“Mi rivolgo davvero a tutti i dirigenti, affinchè possiamo crescere tutti insieme e offrire ai nostri calciatori grandi e piccini un buon riferimento di sport, di calcio, di vita. Se le società continuano a farsi sgambetti l'una con l'altra, i nostri ragazzi impareranno che la vita è fatta di sgambetti... Quello che succede nel nostro mondo ha una grande risonanza. Stiamo attenti a non rovinare questo bellissimo mondo”.

In particolare Ivaldi si sofferma sulla situazione della Liguria:

“Ci stiamo avvicinando a 30 mila tesserati in Liguria, una regione con un milione e 600 mila abitanti, numeri grandissimi. Se consideriamo, oltre ai tesserati, i nostri arbitri, i dirigenti, gli allenatori, i genitori e i simpatizzanti, arriviamo a un movimento di 70 mila persone, numeri importanti”.

Dove si può intervenire per migliorare le cose?

“Sapere che in alcune società l'80% dei costi è legato ai rimborsi dati ai giocatori fa riflettere... Sento sempre dire che la Federazione deve abbassare i costi, ma poi sento certe cifre e mi chiedo se il problema siamo davvero noi. I costi della Federazione sono da 15 anni che non vengono toccati. Ho ricevuto critiche sulle allerte meteo, ma attendo ancora una proposta concreta da chi fa polemica sull'argomento. Ci vorrebbe maggior responsabilità nel valutare i risultati del campo. Infine, se la cultura porta ad annunciare un giocatore di una società il mattino dopo la notizia del suo fallimento, beh questo deve far pensare...”

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