Calcio giovanile - 13 febbraio 2020, 12:25

INTERVISTA A LORENZO FOSSATI Figlio e nipote d'arte, oggi allena i 2011 della Levante C

"Sono in una società prestigiosa, che secondo me a breve può diventare la terza squadra di Genova. Con mio nonno Renzo al Genoa ho tanti ricordi, come quando Bruno Conti mi faceva fare il giro di campo a Marassi nella cesta dei palloni... Mio padre Gianni è il mio idolo, a Santa Margherita ha dato tanto e ricevuto poco..."

INTERVISTA A LORENZO FOSSATI Figlio e nipote d'arte, oggi allena i 2011 della Levante C

Lorenzo Fossati, classe 1975, è da tre anni alla guida della leva 2011 della Levante C.

“Leva che vince non si cambia” comincia così l'intervista del figlio d'arte del calcio genovese e ligure (suo nonno Renzo è stato presidente del Genoa, suo padre Gianni grande pallanuotista e presidente della Sammargheritese).

“La Levante C Pegliese è in grandissima crescita – racconta Lorenzo- non dimentichiamo che stiamo parlando di una società storica, con un grande passato, oggi gestita da persone che hanno voglia di fare bene e si sono poste importanti obiettivi da raggiungere. A breve penso che potremmo diventare la terza squadra di Genova, chiaro con la creazione di una prima squadra che dia sbocco a ogni giocatore del vivaio. Credo siano maturi i tempi per avere una prima squadra...”

Da tre anni Lorenzo allena la leva 2011:

“Con Simone Guidetti e Alessandro Drago alleniamo questa bellissima realtà, ed è stato amore a prima vista. Per noi è un grande divertimento, abbiamo la fortuna di avere un gruppo di genitori eccellenti. C'è chi dice che i genitori siano la rovina dei settori giovanili, ed in effetti è vero, ma va a fortuna e noi abbiamo la fortuna di avere 40 genitori intelligenti, che capiscono che ogni nostra scelta è fatta per amore di questo sport. Facendo i primi calci, giochiamo a 5, ma i nostri bimbi giocano sempre tutti”.

Che cosa insegnate loro prima di tutto?

“Ci vuole bastone e carota per questi bambini, ma è difficile essere duri, sono bambini vivaci e affettuosi. Da insegnare c'è poco perchè hanno 9 anni e il lavoro educativo lo fanno i genitori a casa. In quell'ora e mezza di allenamento usiamo il calcio come divertimento, insegnamo la disciplina come a scuola, il rispetto per compagni e avversari, c'è tanta amicizia, zero malignità. Lo sport e il calcio a questi livelli devono essere solo divertimento. Difficile farli sorridere quando perdono una partita, fortunatamente musi ne abbiamo visti pochi in questi anni”.

Lorenzo Fossati, classe 75, nasce pallanuotista:

“Si, e non ero neanche male, poi nei primi anni 90 ho smesso, anche se la passione era tanta, per seguire mio padre a Santa Margherita dove era presidente. Ho iniziato ad allenare le leve più grandi ma mi sono reso conto che non erano per me. Ho seguito comunque sempre mio padre fra Samm, Rapallo e Genoa, e dopo qualche anno sabbatico ho accettato con piacere la proposta della Levante C, visto che vivo a Pegli, non ci ho pensato un attimo a seguire il progetto di Marco Doragrossa. Questa è una esperienza che mi ha fatto crescere come uomo e allenatore, e la mia dimensione da mister è sicuramente questa coi bambini piccoli”

Tuo nonno è stato presidente Genoa, tuo padre pallanuotista e poi presidente della Samm, insomma sei cresciuto in una dinastia di sportivi fra calcio e pallanuoto:

“Essendo il primo nipote di “sciu Renzo”, sono sempre stato malato di Genoa, ho vissuto sempre con la squadra, ricordo ogni tipo di situazione di quell'epoca. Il ricordo più bello è legato a Bruno Conti, che mi portava in giro per Marassi nella cesta dei palloni. Erano anni di contestazione contro mio nonno, ricordo che Policano e Cervone mi pagavano in figurine per sentirmi cantare le canzoni della Gradinata, e in quel periodo i cori contro mio nonno erano tanti. Lui comunque ha dato di tutto e di più per il Genoa, è stato uno dei pochi presidenti veramente tifosi”.

Sei di parte, ma un commento sulla gestione Preziosi me lo fai?

“Allora, a Genova quello che ha fatto lui non l'ha fatto nessuno, Preziosi è riuscito nei suoi primi anni a farci esaltare portando nomi che a Genova nessuno aveva mai immaginato, bisogna dargliene atto. Ma fare calcio è difficoltoso, è fatica, da un momento passi dalle stelle alle stalle, e Preziosi è stato costretto a creare situazioni spiacevoli per il tifoso, ma necessarie per salvare la società. Lo condanno solo per la poca trasparenza nei confronti dei tifosi, ora la spaccatura è pesante, il tifoso genoano non perdona mai, e non lo farebbe neanche se vincessimo lo scudetto. Certo, il sogno è fare come Atalanta e Verona, magari per un anno puntare all'Europa visto che di più non si potrà fare in questo calcio”.

Tuo padre Gianni è stato presidente tanti anni alla Sammargheritese, cosa ricordi di quel periodo?

“Mio padre viveva a Santa tutto il giorno, seguiva tutte le leve, trascurava anche la famiglia per il calcio, ha dato tanto senza aver mai ricevuto aiuto, ha messo sudore, fatica, solo esborsi e rimborsi per il calcio. Mio padre è il mio idolo, e vorrei ripetere quello che ha fatto lui in minima parte...”

Chiudiamo l'intervista con un pensiero sulla Levante C:

“Questa società mi è entrata nel cuore, è una grande famiglia, un ambiente fantastico, qui ti senti a casa, ti senti valorizzato. Questi 2011 me li porterei avanti fino a 20 anni, c'è fra noi un amore reciproco, ma penso sia giusto che per la loro crescita si confrontino anche con altri mister”.

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