Serie D - 17 settembre 2020, 16:41

LAVAGNESE Intervista esclusiva a Stefano Compagnoni

Dall'idea di mollare alla tanto agognata realizzazione del nuovo campo. Il patron bianconero rivive i 18 anni di serie D consecutivi, da Mariani a Dagnino, da Basso a Zaniolo, da Adani a Nucera: "Mi è tornato entusiasmo, pensiamo con cautela anche alla C e dobbiamo ringraziare i due benefattori, gente che ha Lavagna nel cuore"

Compagnoni con il nuovo arrivato Buongiorno

Compagnoni con il nuovo arrivato Buongiorno

Stefano Compagnoni è un presidente felice. Dopo aver manifestato l'intenzione di mollare, si è sbloccata finalmente la questione legata al rifacimento del Riboli. Presto la Lavagnese avrà il suo nuovo campo e il patron bianconero ha ritrovato il suo entusiasmo, che si era un po' sopito.

“Stiamo mettendo a punto il manto erboso, credo saremo pronti fra 15 giorni, giocheremo la prima giornata fuori casa, e forse chiederemo ospitalità anche per la seconda, dipenderà dal tempo... Ma ormai ci siamo!”

I suoi propositi di abbandono sono dunque un lontano ricordo...

“Ero molto arrabbiato perchè il Comune non faceva nulla per noi e non vedevo alternative. Per fortuna siamo riusciti a rifare il campo grazie agli “sport bonus” e a due finanziatori che d'accordo con la Limonta ci hanno permesso di iniziare i lavori. E' successo tutto sul filo di lana, o facevamo il campo o spariva la Lavagnese. Oggi mi è tornato l'entusiasmo, il campo aveva 11 anni e non ce la faceva più, dopo aver lavorato ininterrottamente per 10 ore al giorno”.

Deve ringraziare qualcuno?

“Se l'abbiamo sbloccata, dobbiamo ringraziare due benefattori, due persone speciali, gente nata a Lavagna, che si sente ancora lavagnese dentro pur non vivendo più qui”.

Prossimo passo?

“Dopo il terreno di giuoco, dovremo mettere lo stadio in condizioni accettabili, rifare l'impianto di illuminazione, intervenire sugli spogliatoi ormai vecchi. Per fortuna come quantità, abbiamo 6 spogliatoi, igienicamente a posto, che ci permetteranno di sostenere i tempi lunghi tra una partita e l'altra seguendo le precauzioni anti Covid”.

A proposito, come state affrontando l'emergenza?

“Per ora non abbiamo problemi, abbiamo una struttura che ci permette di sostenere la prima squadra della Lavagnese, una squadra di Seconda e due di Terza, e tutto il settore giovanile. Il campo lavora dalle 14 fino alle 22.30. Abbiamo chiesto alla LND quante persone possono entrare esattamente e attendiamo una risposta”.

Nel frattempo ieri è stato pubblicato il vostro girone di Serie D. Cosa ne pensa?

“Sarà un campionato tosto, a 20 squadre, tutte molto forti. Ci saranno tanti turni infrasettimanali, ci vuole un organico importante per affrontarli, e lo faremo praticamente con la stessa squadra che era uscita dalla zona playout prima dell'interruzione”.

In squadra quindi non ci saranno tantissime novità?

“Siamo gli stessi, è andato via Edoardo Oneto, e abbiamo preso Buongiorno ex Primavera Genoa, oltre a qualche 2002 e 2003 molto interessante. L'organico è buono e cercheremo di essere all'altezza, contro corazzate come Legnano, Varese, Caronnese, Chieri, Caratese, Sanremese”.

Cosa si prova ad essere il presidente di una società che da quasi 20 anni è stabilmente in D?

“Nel 99/2000 vincemmo la Prima categoria con Mariani, nel 2000/01 fummo promossi in Eccellenza col ripescaggio, nel 2001/02 siamo saliti in D, categoria che disputiamo ininterottamente dal 2002/03 in D. Sono 18 stagioni consecutive, questa che inizia è la diciannovesima. Sono orgoglioso, siamo gli unici in Italia che possono vantare questa lunga militanza nella categoria”.

Anzi, ormai la D non vi sta un po' stretta?

“I tifosi si annoiano, vorrebbero andare su, e devo dire che il pensiero della C c'è sempre stato, ma con cautela, senza nessun obbligo. Ci sono stati anni in cui forse potevamo fare il salto, ma il salto comporta spese maggiori, problemi di sicurezza del campo. In C si potrebbe andare solo con qualche sponsor che ci dia una mano”.

Parliamo dello staff. Cominciamo dal suo direttore sportivo:

“Simone Adani conosce molto bene il mondo del calcio. È una persona seria, ogni tanto abbiamo qualche battibecco scherzoso, ma c'è grande stima”.

Mister Nucera è stato confermato:

“Gianni Nucera ha iniziato come secondo di Tabbiani, e ha imparato moltissimo. E' un ragazzo serio e capace, io ho sempre creduto in lui anche in situazioni difficili, ma le cose andavano male perchè la squadra era troppo giovane e avevamo sbagliato un po' tutti. L'arrivo di Rossini e Tripoli, D'Orsi e Cantatore ha portato qualità ed esperienza, loro hanno danno una grossa mano ai giovani”.

A quali allenatori è rimasto maggiormente affezionato in questi 19 anni?

“Principalmente ad Andrea Dagnino che con noi è stato 7 anni, ma non posso dimenticare Maselli, Bersellini e Celestini con cui abbiamo cominciato a fare un altro tipo di calcio, e naturalmente neanche Mariani che col suo ciclo di vittorie ci ha permesso di iniziare questo lungo cammino in D”.

Invece, quali sono i giocatori a cui è rimasto più legato?

“Innanzitutto Simone Basso, che ha iniziato da noi e poi è tornato dopo tanti anni. Ora ha smesso e ha trovato una collocazione al Genoa ma siamo rimasti in ottimi rapporti. Fra i tanti che hanno vestito la nostra maglia vorrei ricordare Igor Zaniolo”.

Oggi invece la bandiera è Avellino:

“Giacomo Avellino è il nostro uomo più rappresentativo, in 11 anni da noi ha fatto di tutto, da giocatore a tecnico delle giovanili, gli manca solo allenare la prima squadra. E' una persona serissima”.

Presidente, la fa soffrire più il Genoa o la Lavagnese?

“Il Genoa mi ha deluso, non si può sempre a tribolare, ma anche la Lavagnese quest'anno mi ha fatto patire. A un certo punto eravamo ultimi e la Fezzanese era salva, oggi siamo ancora in D e loro sono retrocessi, chi lo avrebbe mai detto a un certo punto?

Ha mai pensato veramente di mollare?

“Quest'anno si, perchè quando ti sbattono la porta in faccia, ti dicono che non c'è una lira, e il campo non è più agibile, l'idea di andare a giocare o allenarsi fuori casa sinceramente non l'avrei presa in considerazione e mi sarei arreso... Poi invece è cambiato tutto all'improvviso”.

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