𝗣𝗥𝗘𝗦𝗘𝗡𝗧𝗔𝗧𝗢 𝗟𝗢 𝗦𝗧𝗨𝗗𝗜𝗢 𝗣𝗥𝗢𝗠𝗢𝗦𝗦𝗢 𝗗𝗔 𝗜𝗖𝗦: “𝗣𝗜𝗟 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗢 𝗦𝗣𝗢𝗥𝗧. 𝗟𝗔 𝗗𝗜𝗠𝗘𝗡𝗦𝗜𝗢𝗡𝗘 𝗘𝗖𝗢𝗡𝗢𝗠𝗜𝗖𝗔 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗢 𝗦𝗣𝗢𝗥𝗧 𝗜𝗡 𝗜𝗧𝗔𝗟𝗜𝗔”
L’ICS-Istituto per il Credito Sportivo ha presentato lo studio il “PIL dello sport. La dimensione economica dello Sport in Italia”, finalizzato alla stima di un insieme di indicatori della dimensione e della performance economica del settore in Italia - nonché il posizionamento del Paese rispetto a quelli europei - in termini di contributo dello Sport al PIL, il Prodotto Interno Lordo nazionale, e all’occupazione. Un impegno che diventerà sistematico e sistemico attraverso una piattaforma permanente di analisi, studi e ricerche.
All’incontro, tenutosi a Roma, presso il Circolo del Tennis del Parco Sportivo del Foro Italico, sono intervenuti il presidente dell’ICS, Andrea Abodi, il capo del Dipartimento per lo Sport, Michele Sciscioli, e il presidente e amministratore delegato di Sport e Salute, Vito Cozzoli, ai quali ha fatto seguito un’approfondita relazione di Giorgio Alleva, professore ordinario di Statistica presso la Facoltà di Economia dell’Università Sapienza di Roma, già presidente dell’ISTAT, che ne ha curato l’elaborazione.
Lo studio evidenzia come l’apporto dello Sport all’economia del Paese nel 2019 sia di rilevanza assoluta: un contributo al PIL di circa 24,5 miliardi di euro e circa 420.000 occupati, nel 2019. L’apporto dello sport al PIL risulta essere di dimensione analoga o ben superiore a quella di settori di attività economiche molto spesso indicati come quelli identificati della capacità produttiva e della competitività dell’Italia. Per fare alcuni esempi, più che significativi, lo sport contribuisce al prodotto interno lordo nella stessa dimensione dell’intera industria alimentare, contribuisce il doppio della fabbricazione di autoveicoli e di ben quattro volte il contributo fornito dall’edilizia civile.
Inoltre, un investimento nello sport, e in generale un aumento della domanda finale, genera effetti moltiplicativi pari a 2,19 volte, mettendo in moto numerose branche di attività economiche a monte e a valle delle attività sportive.
Lo studio sottolinea altresì che per valutare i benefici economici complessivi per la collettività prodotti dallo sport, si dovrebbe aggiungere ai valori del PIL gli effetti del valore aggiunto delle attività sportive connesse allo sport, riguardanti le aree del benessere, della salute delle persone, delle relazioni sociali, dell’inclusione, dell’ambiente.
Quella dell’Istituto per il Credito Sportivo, che ringrazio sentitamente, è una ricerca che ben si inserisce anche nel percorso intrapreso dall’Uisp, di approfondimento ed advocacy verso le istituzioni, nazionali e sovranazionali, nel promuovere la necessità di arrivare quanto prima ad un vero riconoscimento del valore sociale dello sport e dell’attività fisica. Lo stesso presidente dell’ICS, Andrea Abodi, durante la presentazione dello studio ha ricordato la recente ricerca Uisp-Svimez sostenuta da Sport e Salute, “Il costo sociale e sanitario della sedentarietà”, e il Parere d’iniziativa del CESE “L'azione dell'UE per il periodo post Covid-19: migliorare la ripresa attraverso lo sport”, approvato dall’assemblea plenaria del Comitato Economico Sociale Europeo lo scorso marzo, un percorso voluto ed impiantato, anche con il coinvolgimento del Forum del Terzo settore, proprio dall’Uisp. Impegni e percorsi che si integrano, arricchiscono e rafforzano, attraverso metodologie solide, una metrica volta a leggere e a valutare sempre meglio l’impatto sociale dello sport.
L’indagine dell’ICS ribadisce come lo sport sia un complesso fenomeno sociale ed economico, fattore fondamentale e strategico per migliorare la qualità della vita di cittadine e cittadini, con un grande potenziale di sviluppo, nel processo di riattivazione socio-economica post covid, proprio come l’Uisp sta dimostrando con il progetto “SportPerTutti”, sostenuto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Uno sport sempre più mezzo per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo e sostenibilità, economica ed ambientale.
Anche questo studio evidenzia il ritardo nei livelli di pratica sportiva della popolazione italiana rispetto a quelli osservati in tanti altri Paesi dell’Unione Europea. Restando alla dimensione economica dello sport sembrano notevoli le potenzialità ancora non del tutto sfruttate, nei servizi per la pratica sportiva, nell’impiantistica, nel turismo, anche a sostegno dell’occupazione, a beneficio delle comunità territoriali.