È una delle grandi tendenze degli ultimi anni nel mondo delle scommesse sportive: parliamo naturalmente dei bookmakers white label, portali che operano nel settore del betting e che sembrano essersi moltiplicati rapidamente, attirando peraltro anche l’attenzione del legislatore che, nelle prossime settimane, potrebbe intervenire in questo settore con norme molto specifiche.
Ma che cosa sono esattamente i portali dei bookmakers white label? E per quale motivo il legislatore italiano ha deciso di occuparsi in misura più rigida di questi siti con bonus senza deposito?
Cosa sono i bookmakers white label
Per rispondere in modo consapevole a tutte le domande sopra esposte è sicuramente utile cominciare dalle basi e ricordare che i bookmakers white label sono operatori che agiscono tramite portali di betting sportivo che vengono predisposti da specifici provider di software di gioco, per essere poi rivenduti a un operatore di scommesse sportive che potrà ben personalizzarli con il proprio brand e con altri elementi distintivi.
Insomma, la piattaforma sottostante rimane la stessa, mentre a cambiare è la sua skin, la parte legata al design e agli altri elementi di visibilità. Come conseguenza di quanto sopra, è ben possibile che sul web possano essere individuabili decine di siti praticamente uguali per caratteristiche, bonus e gameplay, distinti gli uni dagli altri solo per alcuni elementi grafici.
Proprio per le caratteristiche di facilità e di immediatezza con cui possono essere predisposti, personalizzati e lanciati, i bookmakers white label si sono diffusi in tutto il mondo divenendo una soluzione popolare per gli operatori di scommesse che desiderano entrare nel mercato del betting sportivo senza però andare incontro al procedimento dello sviluppo diretto della propria piattaforma di gioco. Un processo sicuramente molto più lungo, complesso e dispendioso, che ha dei ritorni variabili e aleatori.
Ricorrendo invece ai portali white label, si percorre una utile scorciatoia: si otterrà infatti un pacchetto chiavi in mano pronto da pubblicizzare.
Cosa farà il legislatore con i portali white label?
Uno dei motivi per cui negli ultimi tempi si è discusso in maniera insistente dei portali di bookmakers white label è legato al fatto che il legislatore ha cercato di occuparsi di loro in misura sempre più insistente, al fine di comprendere se possa o meno trattarsi di un fenomeno che potrebbe mettere a rischio i giocatori.
In termini sintetici, quello che il legislatore vuole evitare è che chiunque possa avviare un’attività di offerta di scommesse sportive aggirando la normativa attualmente in vigore e utilizzando un portale preconfezionato per rivolgersi agli utenti del betting.
Per questo motivo il disegno di legge prevede per ogni operatore con concessione italiana l’obbligo di attivare, previa la necessaria autorizzazione da parte dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e coerentemente con le regole tecniche che sono stabilite dalla stessa authority, un sito internet che ha un dominio nazionale di primo livello e che risulta essere gestito direttamente dal concessionario, connesso alla propria concessione e di proprietà del titolo della concessione.
Stando al tenore letterale del disegno di legge, sparirebbe dunque la possibilità, per il titolare della concessione, di rendere il sito segnalato disponibile a terzi in white label o con qualsiasi altra soluzione di interfaccia. Se così fosse, dunque, i bookmakers white label avrebbero una vista piuttosto breve.
C’è ancora una speranza per i portali white label
Come spesso avviene nel quadro normativo italiano, però, c’è ancora molta incertezza e la stessa norma potrebbe lasciarla anche una volta approvata.
Considerato che il tenore letterale della disposizione non è affatto chiaro, rimane il dubbio se il sito internet debba essere uno solo o se vi possano essere più alternative che possono poi essere rese disponibili a terzi, soprattutto nell’ipotesi in cui il titolare della concessione sia anche il gestore del sito.
Insomma, se da qui a breve non ci saranno chiarimenti da parte del legislatore, potrebbe verificarsi una soluzione secondaria: per tutelare la protezione dei siti white label e dei relativi bookmakers, si potrebbe pensare di assegnare il nome di dominio al titolare della concessione, con diritto di riacquisto alla fine del periodo dell’accordo contrattuale, con autonomia gestionale da attribuire a colui che ha la titolarità della stessa concessione. In questo modo sarebbe possibile dare alla persona che vuole lanciare un sito in white label nelle scommesse sportive una quota dei ricavi generati.
Rimane invece più impervia la soluzione alternative legata all’acquisizione di più licenze, considerato che attualmente il costo della concessione sui giochi a distanza si aggira in 7 milioni di euro.
Non ci resta che attendere ancora qualche settimana per comprendere meglio quale sarà la piega assunta dal legislatore su questo ambito.