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Seconda categoria | 22 novembre 2018, 10:38

GLI ARBITRI - L'opinione di Mario Tacchella del Crocefieschi

Sentiamo il parere di un ex arbitro che ha svolto con grande passione la sua mansione negli anni ottanta

GLI ARBITRI - L'opinione di Mario Tacchella del Crocefieschi

Visti tutti gli interventi sorti sulla questione arbitrale del calcio dilettantistico a seguito degli ultimi spiacevolissimi fatti accaduti, mi è stato chiesto dalla mia società se volessi esprimere un parere al riguardo.

Premessa: io sono un ex arbitro che ha svolto con grande passione la sua mansione negli anni ottanta. Mi rivolgo a tutti i dirigenti e giocatori di tutte le squadre (la mia compresa) perché vorrei che venisse azionato un esame di coscienza generale sui rapporti e sui comportamenti che tutte queste figure hanno nei confronti dei vari arbitri di turno. Quindi mi permetto di fare alcune considerazioni. L’arbitro è una figura fondamentale nel gioco del calcio, senza di essa non esisterebbe il calcio (provate un po’ a fare una partita senza arbitro e vedete come va a finire… ). L’arbitro è solo, mentre noi squadre e società siamo almeno in 20/25 ogni partita (già questo dovrebbe far riflettere… ). Abbiamo mai provato ad immedesimarci nel ruolo dell’arbitro? Sappiamo cosa vuol dire doversi relazionare con 40/50 persone ogni partita, dover seguire e vedere tutto e prendere decisioni in frazioni di secondo? Sappiamo cosa vuol dire dirigere una gara sotto la pioggia battente, con vento gelido o sole in faccia? Sappiamo quante volte capita un contrasto di gioco nel quale qualcuno subisce un fallo o qualcuno tocca la palla con la mano ma nel mentre ti passano davanti altri giocatori che ti impediscono di vedere tutta l’azione? Ci pensiamo al fatto che quando una parte di giocatori partecipa attivamente alle fasi di gioco gli altri giocatori sono fermi o quasi, mentre l’arbitro le azioni di gioco le deve seguire tutte correndo in continuazione e dovendo mantenere un adeguato livello di lucidità e concentrazione per intervenire e decidere in brevissimi lassi di tempo? Un arbitro deve fare tutto questo e tant’altro ancora ben sapendo che oltre ad essere da solo nella stragrande maggioranza dei casi non è per niente aiutato. Aiutare un arbitro vuol dire non protestare in undici panchina compresa per 90 minuti (mi spiace dirlo, ma ci sono squadre che questo comportamento lo applicano in maniera scientifica), vuol dire non fingere di aver subito falli o altro, vuol dire non impaurirlo (anche se velatamente), vuol dire accettare ogni sua decisione serenamente sapendo che anche lui è un essere umano come tutti noi e anche lui sbaglia come tutti noi. Non ho mai visto un attaccante che sbaglia un rigore, un portiere che prende un gol perché gli scivola la palla tra le mani, un centrocampista che sbaglia grossolanamente il più facile dei passaggi essere insultato e vessato dai suoi stessi compagni per tutta la partita. Invece l’arbitro anche per una banale rimessa laterale invertita diventa oggetto di persecuzione ininterrotta e, nel caso l’esito della partita fosse negativo, il colpevole principale della sconfitta (tanto per non ammettere di aver giocato male, di non essere stati all’altezza, nascondendo così la polvere sotto il tappeto). Non pensate che a volte l’arroganza e la supponenza che, a detta di molti addetti ai lavori, si nota in qualche arbitro non sia un modo di difendersi da un ambiente ostile a prescindere? Inoltre sono sicuro che in qualsiasi squadra ci siano giocatori che durante la settimana danno prova di avere doti tecnico-tattiche interessanti che non riescono ad esprimere a fondo durante le partite vere. Probabilmente sorgono problemi caratteriali e/o manca l’esperienza e il coraggio necessari. Quindi si attende che i giocatori crescano ed acquistino il necessario bagaglio per rendere al meglio e questo si può ottenere solo facendoli giocare. Bene, per gli arbitri è esattamente la stessa cosa. Per cui si deve usare nei loro confronti la stessa pazienza e considerazione che si usa per i giocatori. L’arbitro migliore è quello che può operare in un clima disteso e sereno e siamo tutti noi a dover creare quel clima in modo da trarne giovamento tutti. In conclusione mi permetto di proporre alcune idee. A Carlo Vicinanza: per quello che ho potuto vedere e capire io bisogna curare maggiormente l’aspetto atletico degli arbitri. Sappiamo benissimo che tra fischiare un fallo a venti metri di distanza e fischiare lo stesso fallo a cinque metri c’è una bella differenza. In più se si corre senza faticare la mente è più lucida e l’occhio più pronto. A tutte le società e squadre (la mia compresa) suggerirei di far arbitrare le partitelle settimanali a turno a tutti i giocatori, cosicché inizino ad avere una percezione di cosa vuol dire. Se vogliamo che le cose migliorino per tutti ognuno di noi deve migliorare individualmente, iniziando a cambiare questa mentalità ottusa che ci porta a vivere male ogni partita, a non goderci più il calcio per quello che è: uno sport e lo sport è e deve essere solo puro e sano divertimento e se gli altri sono più bravi di te complimenti a loro.

Mario Tacchella ASD Crocefieschi 2017

PDP

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